di Luigi Gariano – Purtroppo c’è voluta questa pandemia per far emergere miriadi di malversazioni nascoste con cura sotto il tappeto. Le stragi delle RSA e delle RSD potevano essere evitate: avevamo (e abbiamo) progetti già pronti dai primi anni ‘90 con i quali avremmo già potuto superare queste strutture, ma nessuno li ha mai presi in considerazione. Il business delle strutture ha avuto la meglio ed i bacini di voti delle cooperative e delle associazioni che le gestiscono sono state una buona garanzia per i partiti.
Dobbiamo radicalmente cambiare questo sistema costoso e obsoleto, che crea morte e sofferenza, un mondo marcio che si continua a finanziare ancora adesso.
Questo periodo di pandemia e restrizioni sta facendo comprendere come un tale approccio basato sulla negazione non possa in alcun modo funzionare. Chi vive la disabilità subisce da sempre questo sistema, che non crea occasioni, opportunità e benessere per le persone.
Da tutti i cosiddetti ben pensanti, dai protagonisti dei talkshow, dalle “grandi” firme dei nostri media, si è mai sentito parlare, argomentare, discutere o incalzare il politico di turno su temi quali la disabilità e su come creare benessere? Silenzio assoluto.
Quali sono le priorità di uno Stato?
Nel tempo e nei secoli si è creato il “loro” per le persone con disabilità e il “noi” per le persone normali-normodotate. Questo pensiero culturale diffuso genera distanza, distinzione e disuguaglianza. Ancora nel 2020, “le persone con disabilità” sono costrette ad essere valutate con modelli standardizzati, visti come numeri e con parametri (con schede utilizzate dagli operatori sociali per valutare le persone con disabilità. Dal risultato dei numeri ne viene fuori un parametro) da commissioni inutili. I parametri li usava Hitler!
Una persona (disabile anche grave), dotata degli strumenti necessari potrebbe e può fare più cose per la società rendendosi anche più utile di una persona “normale”. È questa visione egoistica e di mancanza di ingegno che ci sta portando diritti ad un impoverimento generale sia economico che culturale. Nessuno escluso.
La sanità ed il sociale devono essere in mano al Governo centrale, non alle Regioni dove gli interessi sono più vicini e gli affari personali prevalgono con la ricerca continua di trovare “equilibri” interni di partito. Con questa logica gretta non si potrà mai creare benessere collettivo.
La questione sociale è fondamentale, primaria: mettere al centro la persona, poiché la persona è l’unica e vera ricchezza… non il soldo! Dobbiamo dare valore alle potenzialità di tutti e rispondere ai bisogni di ognuno, creando benessere e felicità. Questa è la vera sfida. Il PIL è un numero inutile confrontato al Valore di ogni singola persona.
In Italia sono 6 milioni le persone con disabilità più le loro famiglie. ll World Report Disability dell’ OMS dichiara nel 2011 che nel mondo ci sono un miliardo di persone con disabilità. Una risorsa infinita di persone che però sono invisibili e che vogliono solo essere cittadini attivi, che contribuiscono fattivamente alla crescita culturale ed economica del Paese.
L’idea miope, generalizzata, è che i disabili siano un peso, un fardello ed un costo per la società: animaletti da circo da esibire al cospetto degli interventi pubblici del politico di turno.
Gianni Antonio Stella nel suo ultimo libro intitolato “Diversi”, scrive: “la lunga battaglia dei disabili per cambiare la storia”. Facciamolo! È ora di dire basta a questo mondo sottosopra, inutile e senza senso. L’Italia potrebbe essere la prima nazione al mondo a iniziare una vera e propria rivoluzione sociale. Possiamo essere un esempio mondiale ed ispirare altri a fare altrettanto.
Le finanze per attuare piani reali ed immediati ci sono. Non è mai stata una questione di risorse ma di scelte. Serve coraggio e una forte e decisa volontà politica.
Cosa stiamo aspettando?