I robot potrebbero essere in grado di navigare in ambienti sconosciuti se copiano ciò che facciamo. Cioè se imparano ad imitarci. Infatti, gli umani non devono aver visto prima una serie di scale per sapere di cosa si tratta o come salire. Ma per un robot, può essere un problema insormontabile. Far sì che i robot imitino il modo in cui riusciamo a spostarci così facilmente sarebbe un traguardo incredibile.
Un nuovo studio condotto da ricercatori dell’Università dell’Illinois e del MIT pubblicato su Science Robotics sembra offrire la soluzione. Hanno creato un’interfaccia uomo-macchina che mappa i movimenti di un operatore. Funziona monitorando i movimenti (saltare, camminare, ecc) che un operatore compie su una piastra dotata di sensori di movimento.
Il sistema traccia anche i movimenti del corpo dell’operatore, utilizzando un giubbotto anch’esso cablato con sensori. I dati acquisiti dal busto e dalle gambe vengono quindi mappati su un robot a due gambe. Il sistema funziona in entrambe le direzioni. Consente inoltre all’operatore di “sentire” ciò che sente il robot. Se si imbatte in un muro o viene spinta, quella sensazione viene ritrasmessa alla persona dall’altra parte tramite un feedback tattile. Ciò consente alla persona di adattarsi di conseguenza, applicando una pressione maggiore o minore secondo necessità.
L’attuale allestimento è piuttosto semplice al momento. Richiede molti cablaggi, presenta alcuni ritardi di comunicazione e acquisisce solo alcuni movimenti abbastanza semplici. È anche limitato a compiti specifici, tuttavia è un passo verso robot più mobili e utili.
“Far muovere i robot in autonomia è la più grande sfida nella robotica”. Essere praticamente collegati a un essere umano potrebbe aiutare i robot a rispondere a catastrofi o altre situazioni che metterebbero a rischio la vita dei soccorritori.
I ricercatori affermano che un sistema come questo potrebbe essere utilizzato nelle operazioni di pulizia robotica come quella dopo il disastro della centrale nucleare di Fukushima in Giappone nel 2011. Gli esseri umani avrebbero potuto guidare i robot nel sito in modo più accurato, da una distanza di sicurezza.
E mentre al momento non vi è alcun apprendimento automatico coinvolto nel processo, Ramos ritiene che i dati acquisiti dal sistema possano essere utilizzati per aiutare a formare robot autonomi.
“Tra 50 anni avremo robot completamente autonomi. Ma il controllo umano offre un sacco di potenziali che non abbiamo ancora esplorato, quindi nel frattempo ha senso combinare robot e umani per sfruttare al meglio entrambi “.