in foto Alfano e Castiglione
I clandestini sono il nuovo oro nero per le mafie e per le cooperative, non vengono identificati anche per anni, nonostante le norme internazionali per i profughi siano di tre settimane, e stazionano sul nostro territorio con costi pari a 1.050 euro al mese che ovviamente non vanno a loro ma alle mafie e ai politici di collegamento. E’ una sorta di finanziamento clandestino alle cooperative collegate con i partiti e con le mafie.
Dopo mafiacapitale è in arrivo Cara Mineo denunciata per irregolarità più volte da Cantone ad Alfano. Cara Mineo, che può contenere 4.000 persone, è il più grande centro di accoglienza d’Italia, sul quale potrebbe cadere il governo come è emerso da alcune intercettazioni. Dei 4.000 ospiti da statistiche sulle identificazioni non più di 1.000 sono profughi, gli altri sono clandestini che dovrebbero essere rimpatriati, ma se lo fossero sarebbe finita la cuccagna. Mettere Alfano a gestire l’immigrazione è come mettere la volpe a guardia del pollaio. Di seguito un intervento dettagliato di Manlio Di Stefano e il tavolo immigrazione dei Portavoce M5S.
“Tu sai quanto ci guadagno sugli immigrati? C’hai idea? Il traffico di droga rende meno“
Così recitava una delle più significative intercettazioni dell’indagine su Mafia Capitale.
Da lì in avanti si è fatto un gran parlare di immigrazione ma, siamo certi di aver capito come e perché l’immigrazione renda tanto? Ci siamo mai chiesti se le soluzioni ci siano ma, a mafie e partiti, faccia comodo non applicarle per mantenere l’emergenza viva?
Partiamo dagli slogan, passiamo dai fatti e poi analizziamo le soluzioni.
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La Lega Nord di Matteo Salvini ripete di continuo che ogni immigrato prende 50 al giorno più la casa e le sigarette.
FALSO. Ogni immigrato, semmai, costa allo Stato tra i 25 e 50 euro al giorno per la sua accoglienza nei centri (C.A.S., C.I.E., C.A.R.A., S.P.R.A.R.). Soldi che mai entrano nelle tasche del singolo migrante bensì delle cooperative (rosse, nere o bianche) attraverso assegnazioni dirette ben studiate a tavolino da intermediari (i Buzzi del caso) che, a fronte di una lauta mazzetta, si prodigano, con gli amici politici, affinché la merce umana non manchi mai di arrivare. Questo sistema, ovviamente, muove anche un enorme numero di posti di lavoro e quindi di voti. Il migrante riceve a fine giornata un buono spesa da 2,5 da spendere, solitamente, dentro la struttura ricettiva.
L’altro slogan frequente è che gli immigrati che sbarcano siano troppi da gestire per l’Italia.
FALSO. I dati ci dimostrano una realtà differente dove, in percentuale alla capacità d’accoglienza italiana, il numero di richiedenti asilo sarebbe assolutamente gestibile se solo lo si volesse. Ma siccome non lo si vuole, il migrante è costretto a stare sul nostro territorio per anni nell’attesa che si analizzi la sua richiesta, nell’impossibilità, quindi, persino di cercare un lavoro regolare dato che, in questa condizione, non ha alcun documento di identità valido. Questo, chiaramente, lo porta a bivaccare o, nella peggiore delle ipotesi, ad arrangiarsi con lavori irregolari, situazioni che, giustamente, lo rendono fastidioso agli occhi degli italiani.
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Oppure sentiamo dire gli immigrati vengono tutti da noi!.
FALSO anche questo. La stragrande maggioranza degli immigrati transita dall’Italia con l’intenzione di andare in nord Europa per ricongiungersi alla famiglia o, semplicemente, perché sa che lì sarà più facile trovare lavoro o integrarsi per via della lingua.
A questo punto ci siete già arrivati da soli.
Quello che occorre fare, in attesa di realizzare le nostre proposte contenute nella mozione a prima firma Manlio Di Stefano approvata il 18 dicembre 2014 e colpevolmente ignorata dal Governo italiano, è far si che il migrante stia sul nostro suolo il minor tempo possibile.
Oggi ciò che accade è questo, il migrante viene recuperato in mare e messo in sicurezza (controllo medico, cibo e acqua di primo soccorso, vestiti). Viene subito trasferito in un centro d’accoglienza dove viene intervistato da una commissione che valuta che abbia i requisiti per ottenere l’asilo in Italia. Quando la commissione si esprime, il migrante viene inserito nel Sistema di Protezione per Richiedenti Asilo e Rifugiati o, se l’esito è negativo, viene trasferito in un Centro di Identificazione ed Espulsione per essere rimpatriato. Nel secondo caso il migrante ha diritto e fare ricorso e a non essere respinto fino alla conclusione dello stesso.
Cosa si potrebbe fare per ridurre i tempi di permanenza dei migranti nei centri d’accoglienza?
Cosa deve cambiare nelle commissioni territoriali che giudicano le richieste dei migranti affinché queste possano essere più celeri nel fornire le risposte?
Ci siamo posti queste domande e abbiamo cercato le risposte insieme ad esperti del settore.
1. Chiarire giuridicamente la definizione delle varie categorie di richiedenti asilo al fine di evitare errori che prestino il fianco a lunghissimi ricorsi. Oggi la materia è parecchio confusa;
2. Applicare immediatamente l’articolo 20 comma 3 decreto legislativo 25/08 che dice allo scadere del periodo previsto per l’accoglienza è rilasciato un permesso di soggiorno fino alla definizione della domanda così da permettere al richiedente di integrarsi già nel periodo d’attesa;
3. Ripristinare la norma che consentiva di presentare ricorso in tutte le sezioni di tribunale e non solo in quelle delle zone in cui si trovano i centri d’accoglienza. Questo per evitare inutili sovraccarichi;
4. Migliorare le commissioni territoriali, e qui c’è bisogno di approfondire.
Le commissioni territoriali sono composte da un presidente, che è un viceprefetto. Vi è poi un rappresentante del Dipartimento di Pubblica sicurezza, un rappresentante dell’ente locale e un rappresentante dell’UNHCR. Tra questi personaggi solo i presidenti e i rappresentati UNHCR lavorano a tempo pieno a questo incarico.
Il problema non è quindi solo la quantità delle commissioni (recentemente portate da 20 a 40 anche se non ancora tutte a regime) ma la loro efficienza. Il personale che ci lavora non è preparato, mancano criteri per stabilire la sua competenza. La riduzione dei tempi passa anche da questi aspetti, con decisioni ben ponderate, di esperti, si arriverebbe ad una diminuzione dei ricorsi presentati (che pure hanno tempi biblici) che gravano su tempi e costi dell’accoglienza.
Perché il personale non è ben preparato? Quali competenze ci vorrebbero?
Solo l’UNHCR ha fatto nel tempo alcuni bandi di selezione del personale, le altre nomine, in particolare quella del presidente che è la figura di maggior peso, avvengono in maniera non chiara. Molte nomine sono politiche. Ad esempio ogni ente locale nomina il suo rappresentante, molti di loro non hanno fatto mistero di scegliere il loro rappresentante per punizione.
Serve esperienza comprovata in materia di diritto internazionale e dell’immigrazione e in tutela dei di diritti.
Va garantita la disponibilità di uno o più mediatori culturali in ogni commissione al fine di non perdere tempo nel comprendersi.
Inoltre manca una consultazione con gli enti del terzo settore che si occupano di tutela e che annoverano nelle loro fila professionalità ben preparate.
Dal sito del Governo è impossibile ricavare informazioni sulle attività delle commissioni perché l’aggiornamento è fermo a Novembre 2014.
5. Intraprendere la strada dell’accoglienza diffusa limitando al massimo i Centri di Accoglienza Straordinaria, superando i C.A.R.A. e i C.I.E. ed istituendo una regia centrale per gli S.P.R.A.R..
Queste sono alcune delle soluzioni che il M5S propone per risolvere il problema dell’accoglienza, attuarle porterebbe a ridurre i tempi di gestione dei migranti da una media di due anni a qualche settimana abbattendo drasticamente i costi e i disagi per l’Italia e permettendo ai migranti di lasciare il nostro paese nel minor tempo possibile. Purtroppo per loro, però, attuare il nostro piano significherebbe anche togliere milioni di euro a mafie e partiti.
Che dite, il Governo ci ascolterà o farà ancora da scudo al malaffare?” Manlio Di Stefano e il tavolo immigrazione dei Portavoce M5S