Succede inaspettatamente e spesso: una persona devastata dalla demenza, incapace di ricordare gli eventi della propria vita o persino di riconoscere i cari più vicini a lui, improvvisamente si sveglia e mostra comportamenti sorprendentemente normali, per poi scomparire poco dopo. Questo fenomeno, che gli esperti definiscono lucidità terminale o paradossale, (definita da Michael Nahm, un ricercatore e biologo tedesco) è stato segnalato sin dall’antichità, tuttavia ci sono stati pochissimi studi scientifici su di esso. Ma ora potrebbe essere arrivata una nuova svolta.
In un articolo pubblicato su Alzheimer & Dementia, un gruppo di lavoro interdisciplinare convocato dall’Istituto Nazionale sull’invecchiamento del National Institutes of Health americano (NIH) e guidato dal dottor George A. Mashour della Michigan Medicine, descrive ciò che è conosciuto e sconosciuto sulla lucidità paradossale, analizza i suoi meccanismi potenziali e dettaglia come un’analisi scientifica approfondita potrebbe aiutare a far luce sulla fisiopatologia della demenza.
“Abbiamo ipotizzato che la demenza avanzata sia un processo neurodegenerativo irreversibile con limitazioni funzionali irreversibili”, afferma Mashour, “Ma se il cervello è in grado di accedere a una sorta di configurazione di rete funzionale durante la lucidità paradossale, anche nella grave demenza, questo suggerisce una componente reversibile della malattia.”
Il documento descrive i lavori precedenti che documentano casi di studio di individui con demenza avanzata, tra cui il morbo di Alzheimer, che sembrano essere in grado di comunicare e richiamare in modo apparentemente normale alla fine della vita, con grande stupore dei loro parenti.
“Non vediamo l’ora di ulteriori ricerche in questo settore, come una migliore caratterizzazione della lucidità nelle sue varie presentazioni, nuovi strumenti o metodi per valutare episodi di lucidità retrospettivamente o in tempo reale”
Un precedente per indagare su tali eventi esiste nello studio delle cosiddette esperienze di pre-morte. Nel 2013, Mashour e i suoi collaboratori della Michigan Medicine hanno pubblicato uno studio scientifico che mostra le prove delle caratteristiche del cervello di uno stato cosciente dopo l’arresto cardiaco. “Non sappiamo se la stessa cosa accade con la lucidità paradossale, ma il fatto che questo avvenga di solito intorno al momento della morte suggerisce che potrebbe esserci un meccanismo di rete neurale comune”, dice.
Mashour ammette che studiare la lucidità paradossale sarà una importantissima sfida. Casi di studio riportano episodi che durano da pochi secondi a diversi giorni per una piccola minoranza di casi. Il gruppo di lavoro sottolinea anche importanti implicazioni etiche di questo lavoro, inclusa la capacità dei pazienti vulnerabili di partecipare alla ricerca e in che modo l’osservazione della lucidità paradossale potrebbe cambiare il modo in cui i caregiver interagiscono con le persone con demenza.
Il gruppo di lavoro spera che il loro lavoro contribuisca a sensibilizzare la comunità scientifica per far avanzare la ricerca della lucidità paradossale e contribuire a convalidare le esperienze di una moltitudine di caregivers.
In questo video un estratto della conferenza internazionale degli studi sulla natura della Coscienza. Il relatore è Bruce Greyson, professore di Psichiatria all’Università della Virginia, esperto di fama mondiale negli studi sulla Coscienza umana.