di Beppe Grillo e il suo neurologo – Esistono livelli di simbolicità totemica così elevati, da poter condizionare la curvatura del cosmo mediatico. Nulla è più vero o falso, quando si parla della/del TAV.
Il Dio di tutti i Talk Show deve per forza sottomettersi a quello dell’avidità umana. Il valore in peso, spinta necessaria o potenziale inquinante; i costi in moneta e quelli sociali (delirio collettivo) dell’oggetto della contesa hanno superato la soglia dell’araba fenice: neppure costruita e già sorge dalle sue ceneri.
In un clima come questo l’umanità non ha mai saputo fermarsi: l’uomo, di fronte ad una cazzata di dimensioni infinite, perde la sua identità. Persone all’apparenza serie, che non comprerebbero neppure un gratta e vinci, sostengono che, se in gioco ci sono decine di miliardi, allora è la scommessa per il futuro che conta.
Ma quale stima dei possibili benefici è mai possibile per un’opera di tale monumentalità? E’ come se qualcosa di superomistico ci dicesse: “ehi ragazzi, questa è una piramide, portate rispetto!” Non si fanno i conti sull’Expo oppure sul Mose, vergognatevi!!!
Salvini, lo sceriffo, dice che si può rivedere il progetto (…), il governo non si spaccherà mai su una cosa del genere. Migliaia di passatelle invadono le piazze a Torino, come api pacchiane sostenendo che essere “si Tav” vuol dire credere nel progresso, nella crescita. E’ inutile e costa più del reddito di cittadinanza ma… cosa mi viene in mente! Come oso mettere sullo stesso piano un enorme, lunghissimo buco nella montagna, una piramide insomma, con una misura per riportare ai limiti della decenza la società?
Una discussione sul/lla TAV non si nega a nessuno ed è obbligatoria per tutti, cessi e salotti.
Oramai il seme della discordia è nel mainstream e vengono coinvolti dotti, medici e sapienti di ogni provenienza, sino ad ottenere idiozie quasi perfette, staminali. Questo significa che l’opera non è più concepibile dalla mente, ed alla mente non interessa più. Il suo potenziale distruttivo sull’ambiente ed i suoi costi sono sviliti a quisquilie, perché, parlando di piramidi, non è necessario che nulla abbia un senso.
E’ un braccio di ferro fra tutti con tutti, perché nessuno sente che la questione lo riguarda per davvero, è solo la linea di separazione fra civiltà e caos, che cazzo ce ne frega.
Il futuro non è la globalizzazione, la scomparsa del lavoro umano, l’intelligenza artificiale… no: buco si e buco no. Forse perché è un linguaggio universale che ci unisce ad Adamo ed Eva, buco si e buco no….
No, su questo muro vale la pena di sbattere, se è possibile andare su Marte, è anche possibile sapere se ci sarà o meno un vantaggio: il/la TAV non dovrà rimanere un bluff non visto nelle mani di nessuno, varrebbe la pena tornare all’età della pietra; perché non c’è neppure un millesimo di metafora in questa faccenda, è stramaledetta realtà!