Che si tratti di carbone, gas naturale, benzina, diesel, legno, la combustione di uno qualsiasi di essi produce particelle fini, cioè particelle con diametro inferiore a 2,5 micrometri. Queste particelle sono così piccole da essere in grado di attraversare direttamente il flusso sanguigno umano nei polmoni e possono contribuire a gravi malattie polmonari e cardiache.
Al congresso internazionale della European Respiratory Society a Parigi, il 16 settembre, i ricercatori britannici hanno presentato nuove prove che queste particelle migrano effettivamente nella placenta delle donne incinte. “È un problema preoccupante. Esiste una massiccia associazione tra l’inquinamento atmosferico che una madre respira e l’effetto che ha sul feto “, dice la dott.ssa Lisa Miyashita della Queen Mary University di Londra.
La ricerca non ha fornito una risposta definitiva sul fatto che il particolato possa viaggiare dalla placenta al feto, ma se possono arrivare così lontano, c’è una buona possibilità che possono introdursi fino al bambino.
“Non sappiamo se le particelle che abbiamo trovato possano anche spostarsi nel feto, ma le nostre prove suggeriscono che questo è effettivamente possibile”, afferma il dottor Norrice Liu, un membro del gruppo di ricerca. “Sappiamo anche che le particelle non hanno bisogno di entrare nel corpo del bambino per avere un effetto negativo, perché se hanno un effetto sulla placenta, questo avrà un impatto diretto sul feto”.
La professoressa Mina Gaga dell’ospedale toracico di Atene in Grecia, afferma: “Questa ricerca suggerisce un possibile meccanismo di come i bambini sono influenzati dall’inquinamento pur essendo teoricamente protetti nell’utero. Ciò dovrebbe sensibilizzare sugli effetti nocivi dell’inquinamento atmosferico nelle donne in gravidanza. Abbiamo bisogno di politiche più rigorose per un’aria più pulita, per ridurre l’impatto dell’inquinamento sulla salute in tutto il mondo, perché stiamo già assistendo a una nuova popolazione di giovani adulti con problemi di salute “.
In effetti, uno studio recente, che ha coinvolto 500.000 bambini, indica che l’inquinamento atmosferico può avere un impatto negativo significativo sul funzionamento cognitivo. Uno studio nel 2016 ha trovato nanoparticelle tossiche alloggiate nel cervello umano. Questo ha conseguenze disastrose.
Forse è ora di smettere di discutere sulle tasse sul carbonio, il cambiamento climatico, lo scioglimento dei ghiacci e altro ancora. Forse invece l’accento dovrebbe essere posto sulla cessazione della dipendenza del mondo dai combustibili fossili, ma non per quello che fanno per l’ambiente, ma per quello che fanno a noi e ai nostri figli.
La gente compra la confezione e non il prodotto si potrebbe dire. Ma le persone potrebbero essere più ricettive all’idea che i combustibili fossili siano da eliminare se possiamo dimostrare che sono un pericolo chiaro e presente per la nostra salute e quella dei nostri bambini.
Non c’è bisogno di regolamenti, sconti o quote governative. Nessuna interferenza nel libero mercato. Nessun dibattito senza fine su perdite di metano o perforazioni nell’Artico. È sufficiente educare le persone in modo che comprendano la reale minaccia che i combustibili fossili sono per tutti noi. In caso non funzioni nemmeno questo, siamo davvero senza speranza.