Ai morti sul lavoro o “assassinati sul lavoro” e ai morti in carcere o “assassinati in carcere” va aggiunta la categoria, ormai folta, dei morti di caccia o “assassinati in campagna“. L’ultimo è un cercatore di funghi di 47 anni, che lascia una moglie e due figli di 8 e di 10 anni. Era un infermiere, si chiamava Giampaolo Piomboni. Si trovava dietro a un cespuglio. Il cacciatore lo ha scambiato per una lepre: “Ero convinto che lì ci fosse l’animale e ho sparato. Poi ho sentito un grido“. Giampaolo è stato colpito al petto nella sua ultima domenica in una passeggiata nei boschi intorno ad Arezzo. In una stagione di caccia, oltre al massacro di centinaia di migliaia di animali, vengono abbattuti 50 esseri umani e feriti un’ottantina. La guerra è qui, non in Afghanistan o in Iraq. Un artigliere a Kabul è più al sicuro di chi fa una passeggiata in campagna. Questa strage deve finire.
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