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Sembrano passati 30 anni. C’erano Bertinotti, AN e Rifondazione Comunista. Topo Gigio Veltroni era osannato dai media di regime come l’uomo nuovo, come succede ora per Fini.
Oggi, 8 settembre del 2010, tre anni dopo il primo V-day, 350.000 firme certificate sono ancora ignorate. Marciscono negli scantinati del Senato. Schifani, pagato con soldi pubblici per fare il presidente del Senato, non è riuscito a mettere all’ordine del giorno le tre proposte di legge popolare. Non ha trovato il tempo, tra un Lodo Alfano e un Legittimo Impedimento. Come si dovrebbe chiamare questo comportamento? Ignorare la richiesta di 350.000 cittadini? Eversivo? Antidemocratico? Squadrista (per dirla alla FassinoinSerafini)? Mafioso? Omertoso? Schifoso? Eroico (per dirla alla Mangano)?
Per Schifani le nostre firme sono carta da cesso e lo sono anche per il pdmenoelle, il partito dell’opposizione collaborativa. Domenica a Torino, un ragazzo ha esposto uno striscione con una domanda a Schifani: “Dove sono le 350.000 firme di Parlamento Pulito?“. Schifani era in gentile compagnia inciucista con Fassino, entrambi seduti nel bel mezzo di una piazza pubblica. Una risposta era doverosa, se non per il suo ruolo istituzionale, almeno per rispetto dei presenti, per non fare la figura di chi se ne fotte sempre e comunque. L’unica reazione è venuta dal servizio d’ordine che ha strappato lo striscione dalle mani del ragazzo. Con che diritto questi fasciocomunisti impediscono con la violenza una domanda legittima da parte di un cittadino? Gli squadristi sono loro che si riempiono la bocca di Costituzione, ma si guardano bene dal farla applicare. Quello striscione, con quelle parole, deve inseguire Schifani ovunque vada. Come un promemoria, un appunto democratico. Lo stracceranno mille volte? Lo riproporremo mille volte. Lo riprenderemo mille volte con un video.
La reazione di questi spaventapasseri della Repubblica, dei partiti e dei loro scribacchini, gli stessi che insultarono il V-day, da D’Alema a Casini, lo chiamarono populista e qualunquista, è sempre la stessa. Quando il cittadino pretende di occuparsi della cosa pubblica si chiudono a riccio. Nulla entra e nulla esce dal Palazzo della Casta. E’ la regola fissa della politica italiana. Le leggi di iniziativa popolare e i referendum sono stati cancellati di fatto, le prime insabbiate, i secondi boicottati. Il Parlamento è eletto dai partiti, non dagli elettori. L’Italia NON è da tempo un Paese democratico, e come può esserlo se i cittadini non hanno voce? Il Parlamento è incostituzionale.
Si discute in questi giorni di riforma della legge elettorale. I vecchi tromboni ridanno voce ai loro strumenti di ingegneria politica per non far capire nulla alla gente. Nessun partito può chiamarsi fuori da questa vergogna, di essere alla Camera o al Senato senza che gli elettori abbiano potuto scegliere i candidati, di aver tollerato parlamentari condannati in via definitiva o in primo e secondo grado per contiguità mafiose, di fare il politico professionista oltre i due mandati spesso con corredo di mogli, figli, amanti, portaborse, dipendenti, avvocati, cognati per combattere la solitudine. Schifani è avvertito. Se non metterà in discussione al più presto al Senato la legge popolare “Parlamento Pulito” (elezione diretta del candidato, due mandati, nessun condannato in via definitiva) chiederò ai firmatari di venirlo a chiedere direttamente a Roma, sarà una gita per la democrazia. Loro non si arrenderanno mai (ma gli conviene?). Noi neppure.