“Girare in una città grande come Milano, Roma o Torino, è complesso. Ancora mancano gli scivoli nei marciapiedi, ci sono delle persone che parcheggiano nei posti dei disabili, ci sono persone che parcheggiano senza pensare che stanno intralciando una via, obbligando persone come me a fare dei giri assurdi per trovare un modo per arrivare alla meta finale, che magari può essere un ufficio per un appuntamento di lavoro.” Marco Rasconi
Intervista a Marco Rasconi, Presidente UILDM della sezione di Milano
Liberi di godersi la propria città (espandi | comprimi)
Ciao a tutti gli amici del Blog, io sono Marco Rasconi, abito a Milano e sono una persona con disabilità. Rappresento lUnione italiana lotta alla distrofia muscolare sezione di Milano, una associazione che si occupa da sempre di patologie neuromuscolari gravi che danno problematiche motorie.Oggi siamo qua a farvi vedere un po come le grandi città accolgono le persone con disabilità o forse come ancora cercano di accogliere perché la situazione è decisione complessa. Cè un problema culturale di fondo legato al fatto che non tutti hanno presente il problema e non tutti, anche quando gli spieghi il problema, cercano di darti una mano e di risolverlo. Fortunatamente queste persone sono sempre meno, però le istituzioni sono quelle che dovrebbero fare ancora di più. Girare in una città grande come Milano, ma penso a Roma, Torino e a tutte le grandi città del nostro Paese è complesso perché ancora mancano gli scivoli nei marciapiedi, ancora ci sono delle persone che parcheggiano nei posti dei disabili, ancora ci sono persone che parcheggiano senza pensare che stanno intralciando una via per me o per qualcuno che ha un passeggino o una persona anziana, obbligandolo a fare dei giri assurdi per trovare un modo per arrivare alla meta finale che magari non si pensa ma può essere un ufficio per un appuntamento di lavoro. Quando esco di casa devo partire almeno unora prima sperando di non trovare troppi intoppi!
Questo è il problema di fondo, chiaramente ci sono tante cose da fare e tante cose sono state fatte per lamor di Dio, però sicuramente ci sono ancora dei percorsi da fare soprattutto culturali, ma anche a livello pratico, più scivoli, i semafori con tempi più lunghi per permettere a tutti di attraversare anche con il pavé, situazioni di accessibilità dei mezzi pubblici, che stanno migliorando, ma siamo ancora lontani. Le metro pensando ai servoscala di certo non sono la soluzione ottimale, coprono un buco, però sono lenti, non tutti possono salirci per via del peso, vanno a scatti, se ci si muove in tre persone bisogna andare lì almeno mezzora prima per avere la certezza di prendere la metropolitana in orario e non sempre si è sicuri di arrivare giù perché si guastano molto rapidamente. Insomma ci sono un po di cose da fare, mettere uno scivolino con una pendenza alta o un servoscala non risolve definitivamente il problema, non permette a tutti di essere liberi di godersi la propria città anche semplicemente andare in giro con un amico o con una ragazza o con il proprio fidanzato diventa complesso. Cè sempre bisogno di adattarsi. Lo si fa volentieri, però bisognerebbe andare incontro di più alle esigenze delle persone. Fortunatamente il cittadino medio aiuta, se gli fai notare il problema ti dà una mano però non si può sempre chiedere aiuto. Bisognerebbe riuscire a mettere quellaiuto di fondo e quindi permettere a tutti davvero di diventare protagonisti di una città bella come Milano. Se guardo alle città europee che ho visitato, Dublino ad esempio, pensando alla mia disabilità e a quella delle persone non vedenti, lì ci sono tutti i percorsi accessibili non solo per me ma anche per loro.
Ascoltateci, usateci, contattateci e parlate con noi (espandi | comprimi)
Siamo in una delle tante vie di Milano, del centro di Milano, e troviamo due problemi. Da un lato la città storica che cerca di adeguarsi (e ancora non ci riesce) a quelle che sono le esigenze delle persone in carrozzina, dallaltro troviamo laspetto culturale.Siamo su un marciapiede, non cera lo scivolo allinizio. Dallaltra parte, una volta saliti trovando un passo carrabile, abbiamo trovato degli scooter parcheggiati in modo che nessuno possa passare, né un disabile né una persona anziana né una mamma con il passeggino, quindi dovremo ritornare indietro, scendere e stare in strada con tutti i rischi che comporta.
Siamo tornati indietro e adesso siamo in mezzo alla strada perché non saremmo potuti passare dove cerano gli scooter, quindi adesso ci facciamo un pezzo, tra laltro in contromano, per andare nella parallela della via che stavamo facendo, sperando di trovare uno scivolo. In centro gli spazi sono pochi, capisco il problema di chi deve lavorare e scaricare delle cose però in questo caso mi impedisce di salire sul marciapiede e quindi anche qua dobbiamo continuare in mezzo alla strada. Il problema è che spesso e volentieri non sanno del disagio che creano alle persone e poi una volta spiegato il disagio il 90 % capisce e rimedia e magari non lo fa neanche più. A volte mi arrabbio, ma cerco di essere costruttivo per la comunità e allora chiudo un occhio e sono gentile, altre volte cè il 10% che anche se tu glielo fai notare ti risponde come per dire eh ma io come faccio? Senza rendersi conto che la loro libertà e la mia collimano e quindi spesso e volentieri mi adatto, ma anche loro dovrebbero adattarsi. Insomma, la libertà delle persone inizia dove finisce quella degli altri e viceversa. Non è molto semplice, però fortunatamente le persone capiscono, certo cè ancora un atteggiamento molto
diciamo paternalistico cattolico, pietistico a volte però quello sta a noi scardinarlo facendoci vedere, facendoci sentire. Questa è una vietta talmente interna che non mi aspettavo di trovarla particolarmente accessibile, però è chiaro che anche qua magari un occhio lo si può dare e io sono con una carrozzina elettrica che ha comunque dei motori che fanno degli sforzi, la persona con la carrozzina manuale qua sarebbe impazzita, le ruote si sarebbero incastrate, avrebbe fatto molta più fatica di me.
Vivere la città passa anche dal semplice volersi bere un caffè o entrare in un negozio come tutti gli altri cittadini, a volte non è possibile perché i negozi hanno i gradini e lì nasce un po una diatriba: non puoi occupare il suolo pubblico con uno scivolo, rompere allinterno non sempre è possibile per fare uno scivolo, allora va al buon cuore delle persone, cioè se fanno una pedana mobile è la soluzione, cè un problema: che se succede qualcosa la responsabilità è della persona che ha messo la rampa e quindi si è creata una sorta di deterrente a qualcuno che vuole dare una mano. Magari l80% delle persone che hanno un negozio lo vorrebbero fare, ma non tutti sono in grado di prendersi una responsabilità così grande, anche se poi gli incidenti non accadano mai. In questo caso riusciamo veramente a frenare la voglia di aiutare le persone.
Lappello che faccio ai cittadini, ma anche alle istituzioni è: “Ascoltate i problemi delle persone con disabilità e ascoltate anche le soluzioni a tanti problemi che le persone con disabilità hanno trovato, in modo da mettere finalmente a patrimonio comune tutto quello che il nostro mondo ha creato negli anni“. Basta veramente poco per migliorare laccessibilità. Tra laltro risolvere il mio problema, o di una persona che ha una disabilità grave come la mia, permette di rendere accessibile a molte più persone la città, rendendola migliore per quello che ha più difficoltà la rendiamo migliore per tutti. Questo è laugurio che faccio, ascoltateci, usateci, contattateci e parlate con noi.