La vita quotidiana in molte città cinesi passa sempre più attraverso centrali di controllo digitale che raccolgono segnalazioni, le trasformano in dati e poi in decisioni amministrative. Il numero verde 12345 di Pechino e l’Urban Brain di Shanghai mostrano come servizi, infrastrutture e sorveglianza convergano in un’unica architettura, che oggi interessa anche Unione Europea, World Economic Forum e Nazioni Unite come modello possibile di governance urbana.
Con l’arrivo dell’inverno a Pechino, la città ha registrato un calo del 61% dei reclami sul riscaldamento al numero verde 12345. Il dato non nasce dal caso. Dall’estate scorsa il “dipartimento del riscaldamento” ha iniziato a intervenire in modo preventivo sugli impianti cittadini, proprio a partire dai problemi segnalati più spesso dai residenti attraverso la hotline.
Ma Shujie, insegnante in pensione di 63 anni, cercava da tempo una casa di cura adatta per la suocera di 89 anni senza riuscire a trovare una struttura nelle vicinanze. Si è rivolta al 12345 per chiedere aiuto. La sua richiesta si è sommata a molti casi analoghi, tutti raccolti dalla stessa piattaforma. La risposta delle istituzioni è stata l’apertura di oltre mille centri di assistenza per anziani a livello comunitario. La suocera di Ma oggi vive in una struttura a pochi passi da casa.
La hotline 12345 nasce per dare risposte rapide ai problemi quotidiani e in pochi anni è diventata un pezzo stabile del tessuto urbano di Pechino. I cittadini la usano per questioni di sanità, alloggi, trasporti, urgenze e richieste generali. Nei sei anni dal lancio ha gestito 150 milioni di richieste. I tassi di risoluzione sono saliti dal 53% al 97% e il livello di soddisfazione è passato dal 65% al 97,3%. Il governo utilizza questi flussi di segnalazioni anche come base per decisioni di lungo periodo. Meng Tianguang, professore della Facoltà di Scienze Sociali dell’Università di Tsinghua, spiega che l’analisi di grandi quantità di dati provenienti dalle richieste dei cittadini produce indicazioni preziose per chi decide ai livelli più alti e considera questo strumento una componente essenziale di una governance basata sull’evidenza empirica.
Un esempio concreto riguarda le aree di Huilongguan e Tiantongyuan, due mega comunità nella parte nord di Pechino. Incrociando i feedback arrivati al 12345, le autorità hanno visto emergere problemi ricorrenti di congestione del traffico e di carenza di servizi pubblici, legati a una crescita della popolazione di gran lunga superiore alla capacità pianificata. Nel 2018 sono stati avviati più di sessanta progetti di infrastrutture pubbliche, con interventi che hanno toccato trasporti, sanità e spazi per il tempo libero.
L’evoluzione della governance cittadina passa anche dal digitale di tutti i giorni. Per semplificare l’accesso ai servizi pubblici, Pechino ha stretto accordi con piattaforme come WeChat, Alipay e Baidu. Attraverso il mini programma “Jingtong” su WeChat, i residenti possono accedere a quasi mille servizi diversi, dalla prenotazione per la registrazione del matrimonio alla consultazione del traffico o all’aggiornamento dei dati previdenziali. La piattaforma collega oltre venti dipartimenti governativi e mette una parte consistente della burocrazia dentro lo schermo del telefono.
Il quadro però non riguarda solo la capitale, in tutta la Cina le grandi città stanno seguendo una traiettoria simile. Shanghai, Nanchino, Wuhan, Hangzhou e altri centri urbani hanno adottato numeri verdi analoghi e stanno usando tecnologie come intelligenza artificiale, big data e Internet delle cose per rendere più snelli i processi di gestione urbana e, almeno nelle intenzioni ufficiali, più sostenibile e vivibile la città per i residenti.
La nuova area di Pudong a Shanghai è uno dei casi più citati. Nel 2018 è stato introdotto un sistema di “cervello urbano” che integra cloud computing, big data, intelligenza artificiale, reti di sensori e infrastrutture IoT in una piattaforma di controllo in tempo reale. Lo stesso sistema viene utilizzato per monitorare il traffico, la gestione dei rifiuti, la sicurezza pubblica.
Questo Urban Brain offre anche uno sguardo diretto su quanto sia diventata avanzata la sorveglianza in tempo reale. A Pudong un intero distretto è monitorato da un centro di comando centrale. Il sistema mappa ogni edificio, tiene traccia delle abitazioni vuote, registra gli anziani che vivono da soli e osserva i modelli di movimento nei vari quartieri. Le telecamere possono segnalare automaticamente situazioni come il conferimento errato dei rifiuti o i parcheggi illegali, mentre i residenti possono caricare foto per segnalare altre criticità. La piattaforma assegna i compiti e invia le squadre di controllo tramite un’app mobile. Secondo i media statali, le autorità sono in grado di identificare una persona per strada in meno di un secondo.
Dentro questo stesso ecosistema rientra anche il sistema di gestione del bike sharing di Pudong. I dati GPS delle biciclette condivise vengono agganciati all’Urban Brain. Se un quartiere risulta sovraccarico di bici, la piattaforma invia un sollecito alle aziende perché le ridistribuiscano, in modo da ottimizzare l’uso dei mezzi e limitare il caos su marciapiedi e parcheggi.
Secondo Wang Dacheng, direttore del Dipartimento di Ingegneria delle Città Intelligenti dell’Istituto di Ricerca sulle Informazioni Aerospaziali dell’Accademia Cinese delle Scienze, la tecnologia per le smart city in Cina sta entrando in una fase di digitalizzazione urbana su vasta scala. Per lui sarà necessario proseguire con politiche di sostegno e investimenti in 5G, IoT e cloud computing e sviluppare l’uso dell’intelligenza artificiale nella gestione urbana, curando allo stesso tempo l’interoperabilità tra sistemi attraverso standard tecnici chiari.
L’architettura che permette di anticipare i guasti agli impianti di riscaldamento, aprire centri per anziani sotto casa o spostare le biciclette condivise da un quartiere all’altro è la stessa che consente una sorveglianza capillare sugli spostamenti e i comportamenti dei residenti. Non a caso sistemi di questo tipo suscitano interesse anche fuori dalla Cina. Unione Europea, World Economic Forum e Nazioni Unite hanno già manifestato la volontà di studiare queste piattaforme, presentate come laboratori di governance urbana del futuro, in cui assistenza ai cittadini, pianificazione delle infrastrutture e controllo in tempo reale finiscono sulla stessa plancia digitale.





