Le prospettive di crescita del trasporto aereo stanno mettendo in difficoltà gli sforzi tecnologici di decarbonizzazione del settore. Le innovazioni necessarie per ridurre le emissioni sono costose e il loro costo è destinato a riflettersi sul prezzo dei biglietti. I passeggeri sono davvero disposti a pagare di più per volare in modo meno inquinante?
A questa domanda prova a rispondere uno studio condotto da un team di ricercatori dell’Università di Montpellier, basato su un’indagine realizzata su 1.150 persone in 18 Paesi tra Europa, Nord America, Asia e Oceania. Il trasporto aereo è responsabile di circa il 2,1% delle emissioni globali di CO₂ e del 3,5% dei gas serra. Una quota limitata, ma destinata a crescere. Negli ultimi decenni il settore ha migliorato in modo significativo l’efficienza degli aerei, riducendo il consumo di carburante per passeggero. Allo stesso tempo il traffico aereo è aumentato a ritmi molto elevati, con previsioni di ulteriore crescita nei prossimi 20 anni, soprattutto nei Paesi in via di sviluppo. Questo aumento rischia di annullare i benefici ottenuti grazie alle innovazioni tecnologiche.
Per affrontare la sfida climatica, l’aviazione sta puntando su soluzioni più radicali come i carburanti sostenibili e gli aerei elettrici. Tecnologie complesse, costose e difficili da implementare su larga scala. È probabile che le compagnie aeree trasferiscano questi costi sui passeggeri. Lo studio ha quindi analizzato come le persone scelgono i voli, mettendo a confronto prezzo, comfort, durata, bagaglio, tipo di carburante ed emissioni di CO₂.
I risultati mostrano che i passeggeri sono disposti a pagare in media circa 10 centesimi di euro per ridurre le proprie emissioni di CO₂ di 1 kg. Su un volo nazionale che genera circa 80 kg di CO₂, questo si traduce in una disponibilità media di circa 8 euro in più per compensare completamente le emissioni. Una cifra significativa dal punto di vista simbolico, ma insufficiente rispetto ai costi reali della transizione. I carburanti sostenibili per l’aviazione, ad esempio, costano oggi da 4 a 6 volte più del cherosene tradizionale.
La disponibilità a pagare varia molto tra i passeggeri. Età e livello di istruzione incidono meno di quanto si potrebbe pensare. A fare la differenza sono soprattutto fattori psicologici e comportamentali. Circa il 13% degli intervistati prova un forte senso di vergogna all’idea di volare. Questo gruppo è disposto a pagare da 4 a 5 volte di più rispetto a chi non prova questa sensazione, arrivando a circa 27 centesimi per kg di CO₂ contro i 6 centesimi degli altri. Anche chi ha forti valori ambientali o adotta comportamenti quotidiani sostenibili accetta costi più elevati, tra 17 e 34 centesimi per kg. I frequent flyer e i viaggiatori d’affari dichiarano una disponibilità a pagare circa il 15% in più rispetto alla media.
Questi dati suggeriscono che un approccio uniforme non è sufficiente. Le compagnie aeree potrebbero ottenere risultati migliori rivolgendosi in modo mirato ai passeggeri più sensibili ai temi ambientali o già inclini a comportamenti responsabili.
Lo studio evidenzia anche un limite strutturale. La buona volontà dei consumatori non basta a finanziare la transizione ecologica del settore. Servono interventi più ampi. Migliorare l’informazione sulle reali ricadute ambientali delle innovazioni è fondamentale per aumentare fiducia e consapevolezza, evitando pratiche di greenwashing. Allo stesso tempo, incentivi concreti come tariffe agevolate per i voli a basso impatto o premi nei programmi fedeltà potrebbero spingere anche i passeggeri meno motivati ad adottare scelte più sostenibili.
Resta infine un nodo centrale, ovvero che le quantità disponibili di carburanti sostenibili non sono sufficienti a coprire l’intera domanda del settore, in competizione con altri ambiti come il trasporto su strada. Le nuove tecnologie sono solo una parte della soluzione, senza una riduzione del traffico aereo e una gestione della domanda, le emissioni del settore continueranno inevitabilmente crescere.
Il problema non riguarda quindi solo il prezzo di un biglietto aereo, riguarda la capacità collettiva di costruire un modello di mobilità aerea compatibile con i limiti climatici, in cui compagnie, istituzioni pubbliche, industria e viaggiatori condividano responsabilità e costi.





