di Stefano Cecere – Può un videogioco insegnare ai bambini sotto assedio a leggere la propria lingua? Raccontare la cultura del paese in cui emigrano? Insegnare le basi dell’ingegneria aerospaziale e dell’astronomia?
Nel 2016 il Ministero per lo Sviluppo Internazionale della Norvegia pubblicò un concorso per aiutare i bambini siriani rifugiati dalla guerra attraverso un videogioco che potessero giocare in autonomia e in sicurezza.
E così tra i 78 progetti inviati da 31 nazioni c’eravamo anche noi dell’organizzazione no-profit Videogames Without Borders con il progetto Antura and the Letters e arrivammo a vincere numerosi premi internazionali (vedi UNHCR e TechFugees) fino alla celebrazione all’UNESCO. Un videogioco open source che introduce le basi della lingua araba e regala un minimo di supporto psicologico attraverso tanti minigiochi divertenti.
Partiti in tre, nel corso degli anni siamo arrivati ad essere in 30 dislocati in diversi paesi, tutti interessati a lavorare ad un progetto del genere (un videogioco “umanitario” che aiuta i bambini era ai tempi una novità) e grazie a donazioni di singoli, fondazioni, grandi studi di videogiochi e il finanziamento di ministeri dell’educazione, abbiamo aggiunto altre lingue per aiutare i bambini dell’Afghanistan e dell’Ucraina, supportando oggi 12 lingue.
Dal 2023 coordino lo sviluppo in un progetto Erasmus+ (i progetti europei per sostenere l’educazione e i giovani) per aiutare i bambini migranti in Europa ad integrarsi con la cultura delle nazioni in cui arrivavano.
E siamo oggi a buon punto con il prototipo che testeremo presto in Francia e in Polonia, con i nostri bambini/giocatori/studenti che devono esplorare le varie nazioni e città alla ricerca di indizi sperimentando in sicurezza come poi muoversi nella realtà, imparando intanto la lingua e la cultura locale.
Sembra un storia incredibile, vero? Ma è una realtà che sta prendendo piede: i videogiochi e le esperienze interattive in generale sono ottimi strumenti che possono non solo divertire, ma anche educare, simulare, informare, far pensare ed empatizzare, ovvero immergersi in situazioni altrimenti lontane, difficili da sperimentare.
Ho sempre ricercato un uso sensato e intelligente dei media e oggi insegno anche ai giovani game designer che si può usare il proprio ingegno e creatività per migliorare il mondo, così come insegno agli insegnanti delle nostre scuole a trovare i giochi ideali per sostenere le proprie lezioni, con esperienze particolarmente coinvolgenti e amate dai ragazzi, e addirittura alcuni di loro imparano a costruire videogiochi originali insieme alla propria classe!
E così se un bambino amasse astronavi e spazio, perché non invitarlo a giocare a Kerbal Space Academy, un videogioco in cui costruire astronavi con vere componenti e poi cercare di mandare in orbita i simpatici minions imparando le leggi dell’astrofisica? Imparare i “punti di Lagrange” (punti stabili) a 10 anni giocando ad un videogioco? Capite perché la NASA consiglia questo “giochino” ai futuri astronauti?
Ci sono numerosi videogiochi che, se ben introdotti e supportati, possono essere di grande beneficio per la nostra società trattando vari temi: dall’ambiente alla storia, dai conflitti alla gestione risorse, dalle crisi esistenziali alla creatività, ne parlo e ne scrivo in continuazione, trovando un crescente interesse da parte di genitori, educatori, produttori e non ultimo i giocatori.
Anche per questo vorrei portare queste mie esperienze e competenze al Parlamento Europeo che potrebbe avere un grande ruolo nell’educazione al futuro.
Se questo mondo vi interessa, invito a iscriversi alle newsletter di Videogames Without Borders e di 2042 – Play, Learn, Future. Poi chissà.
L’AUTORE
Stefano Cecere sviluppa videogiochi educativi e per l’impatto sociale con Videogames Without Borders, insegna Game Based Learning agli insegnanti (FEM di Modena) e ai giovani game designers (TheSign Academy), oltre a promuovere da decenni attività di didattica ludica e tecnologia creativa con bambini (2042ed.org). Papà e vicepresidente di una storica Casa del Popolo di Firenze, è un attivista umanista dal 1996 per la pace e la partecipazione ed è oggi candidato alle europee con il Movimento 5 Stelle.