di Valentina Petricciuolo – César Hidalgo è un fisico, responsabile del Collective Learning group del MIT Media Lab nonchè professore associato di scienza e arte dei media, sempre al MIT. Il suo lavoro consiste nel comprendere in che modo le organizzazioni – le città, le nazioni, i gruppi di lavoro – “imparano”.
In particolare, Hidalgo ed il suo staff di ricerca sviluppano applicazioni software che hanno l’obiettivo di incentivare il processo di apprendimento all’interno delle organizzazioni. E’ autore di libri e pubblicazioni scientifiche.
In un suo recentissimo TED Talk, Hidalgo fa una proposta a dir poco “rivoluzionaria” per risolvere il problema di un sistema politico ormai a pezzi: AUTOMATIZZARLO!
Propone di bypassare del tutto i politici e di dare la possibilità ai cittadini di partecipare in maniera diretta al processo politico.
COME? Con dei “rappresentanti digitali” – degli avatar – che ognuno potrà crearsi grazie all’uso dell’intelligenza artificiale ed essere così protagonisti del sistema democratico e comprendere meglio le sue dinamiche.
Di seguito una traduzione di alcuni passi accompagnati da alcune mie considerazioni:
“In tutto il mondo, l’affluenza media alle elezioni politiche negli ultimi 30 anni è stata solo del 67%. Ora, in Europa la situazione è ancora più allarmante perchè le persone che hanno partecipato alle elezioni parlamentari dell’UE sono ancora di meno, appena il 42 %!
Questo è un chiaro segnale che la gente è stanca dei politici e della loro propaganda. E non possiamo biasimarli per questo…
Ma, in fondo, non è proprio quello che facciamo anche noi, tutti i giorni? Usiamo i like per fare propaganda su qualcuno, perché l’idea di prendere di mira le persone e fare propaganda per scopi politici è vecchia quanto la politica stessa. E la ragione per cui si è innescato questo modus operandi è che la democrazia è di base vulnerabile.
Il buon vecchio Platone ce lo spiega in “La Repubblica”: la democrazia è quella forma di gestione della cosa pubblica e delle relazioni fra le persone che presuppone l’uguaglianza dei soggetti al di sotto della medesima legge e l’uguaglianza nella fruizione dei diritti nelle relazioni reciproche.
In sintesi, la democrazia è la capacità delle persone di esercitare il potere.
Ma, in pratica, perchè questo avvenga, dobbiamo delegare questo potere a un rappresentante che può esercitare quel potere per noi. Ed è questo il punto debole. Basta prendere di mira quel rappresentante o manipolare il modo in cui le persone lo scelgono, per affossare il sistema. Di esempi ce ne son fin troppi…
Prendendo spunto dalle parole di Churchill – “È stato detto che la democrazia è la peggior forma di governo, ad esclusione di tutte le altre sperimentate fino ad ora” – ci si domanda oggi se il sistema che ci governa sia il migliore o, in realtà, se ci possono essere delle alternative.
Diversi studiosi hanno pensato a delle alternative plausibili, e una delle idee migliori è proprio quella della democrazia diretta.
L’idea di bypassare completamente i politici e di far votare le persone direttamente sulle questioni che li riguardano, è la più alta forma di partecipazione che si possa concepire. Purtroppo, però, ha dei difetti. In primis, ci sono troppe cose che dovremmo conoscere per scegliere nel breve tempo che abbiamo a disposizione.
Tutte le forme di governo che sono state sperimentate in passato hanno presentato, chi per una cosa, chi per l’altra, qualche problema. Perciò gli studiosi hanno incominciato a chiedersi se fosse possibile “automatizzare la politica”.
L’idea dell’automazione non è nuova. Nasce 300 anni fa quando fu inventato il telaio. La tecnica è sempre la stessa: prima si identifica un bisogno, poi si crea uno strumento per soddisfare quel bisogno, e infine si studia come le persone lo usano per automatizzare il procedimento.
L’inarrestabile dilagare dell’automazione ha messo l’umanità davanti alla necessità di come usare l’intelligenza artificiale in tutti i settori, anche nella democrazia.
Gli strumenti a disposizione oggi sono progettati per prendere decisioni esecutive, come le decisioni di investimento pubblico ad esempio. Ma le decisioni legislative, che richiedono la comunicazione tra le persone che hanno punti di vista diversi, richiedono partecipazione, discussione e decisione. Per troppo tempo abbiamo pensato che ciò di cui avevamo bisogno per migliorare la democrazia fosse in realtà più comunicazione. Convinti di ciò, siamo rimasti intrappolati in questa rete, eppure non è dopandoci di informazioni che si risolverà il problema. Perché il problema è proprio che non abbiamo abbastanza “spazio cognitivo” per far entrare nel nostro cervello tutte queste informazioni!
Quello di cui avremmo piuttosto bisogno sono altre tecnologie che ci aiutino a gestire questo fiume di comunicazioni di cui siamo inondati.
Questa idea, che sembra sempre più ovvia, sta mettendo insieme, in un connubio virtuoso, la democrazia diretta e il software. Immaginiamo, per un secondo, un mondo in cui, invece di avere un politico eletto che rappresenta te e milioni di altre persone, e che è soggetto a compromessi, di avere invece un soggetto che rappresenti solo noi, con le nostre opinioni politiche anche un po’ sfumate e oscillanti su posizioni a volte liberiste, a volte conservatrici.
C’è da aver paura, vero? In effetti, pensare a un robot che ci governa sembra assurdo. Ma sarebbe anche il modo più efficace ed efficiente per gestire uno stato.
Immaginiamo un sistema “intelligente” che ci connetta al nostro Avatar ed al quale comunichiamo le nostre abitudini, le nostre convinzioni e le nostre idee. Lo colleghiamo ai nostri social. In altre parole, diamo dei dati al sistema affinchè prenda decisione politiche al posto nostro.
Il passo successivo è scegliere un algoritmo in un sistema aperto, progettato in modo che nessuno possa controllare i diversi algoritmi tra cui scegliere…alcuni saranno più di successo, altri di meno. Sarà possibile controllare e vedere come funziona l’Avatar e, se va bene, lasciarlo andare “in automatico”. Altrimenti si potrà essere più attenti e scegliere, invece, di essere coinvolti ogniqualvolta ci sarà da prendere una decisione politica.
Uno dei motivi per cui la democrazia diretta è utilizzata così poco è perché la democrazia ha una “interfaccia utente” brutta. E se miglioriamo l’interfaccia della democrazia, come è successo con quelle dei nostri computer o dei nostri cellulari, potremmo essere messi in grado di usarla di più.
Ci sono ancora tante domande a cui dobbiamo dare una risposta perché questo progetto possa concretizzarsi davvero. E non sono solo problemi di natura tecnica. Ci si sta interrogando su come in futuro questo progetto potrebbe progredire e quali saranno gli effetti che potrebbe avere sulla società.
E, allora, come possiamo far partire questa rivoluzione se ancora non conosciamo tutte le risposte a queste domande?
Creando sistemi semplici e testandoli nelle scuole, nelle biblioteche, nelle organizzazioni non profit. E provando in questo modo a capirne i limiti.
E, soprattutto, rendendo affidabile l’idea. Inevitabilmente il mondo nei prossimi anni cambierà, i bambini di oggi potrebbero, domani, non considerare questa una idea poi tanto pazza.
L’AUTORE
Valentina Petricciuolo – Laurea in Economia, specializzazione in commercio internazionale e promozione delle imprese italiane all’estero. Responsabile dello sviluppo e supporto delle aziende australiane in Italia presso il Consolato Generale di Milano. Trade Relations Officer per UK Trade and Investment presso l’Ambasciata Britannica a Roma. Crowdfunder e micro Business Angel attiva sulle piattaforme europee e statunitensi. Attualmente funzionario dell’Istituto per il Commercio Estero (Agenzia ICE) di Roma e responsabile, dal 2005 al 2010, del Desk Attrazione Investimenti esteri della sede di New York. Master in trasferimento tecnologico e open innovation del Politecnico di Milano (2014) e membro dal 2014 al 2017 del panel europeo dei valutatori di progetti Proof of Concept per la valorizzazione della ricerca scientifica dello European Research Council. Autrice del blog La Curiosità è la Bussola su innovazione, imprenditorialità, valorizzazione della ricerca scientifica, crowdfunding, nuove dinamiche del lavoro, reddito di base universale, crescita personale e libertà finanziaria, blockchain e criptovalute. http://valentinapetricciuolo.it