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Una cascina contro il cemento

beppegrillo.it - Ottobre 30, 2010
Una cascina contro il cemento: intervista a Andrea Falappi
(10:00)

Grazie alla testardaggine di un agricoltore e di molti cittadini un parco agricolo di 800.000 metri quadri vicino a Milano non si è trasformato nell’ennesima colata di cemento a beneficio di costruttori, amministrazioni comunali, banche e talvolta, ma sempre più spesso, organizzazioni criminali che riciclano i loro soldi o usano il terreno per sversarci rifiuti tossici nocivi come è avvenuto proprio a Milano al quartiere Santa Giulia. L’agricoltore che non si è arreso, il suo nome è Andrea Falappi, è un eroe moderno. Poteva arricchirsi e lasciar perdere e non lo ha fatto. Quanti milanesi, invece, se ne sbattono i coglioni e lasciano che i loro figli contraggano la leucemia e gravi malattie polmonari a causa dell’inquinamento?

Dalla descrizione del sito del Parco Agricolo Ticinello.
“Dalla metà dell’Ottocento la città di Milano si è sviluppata verso Nord rispetto alle fertili campagne del Sud. Qui le coltivazioni erano già iniziate nel tardo Duecento ad opera dei Cistercensi dell’Abbazia di Chiaravalle, con la bonifica delle paludi che occupavano parte della pianura. Era stata creata una fitta rete irrigua che alcuni secoli dopo si era completata con la realizzazione dei Navigli. Proprio dai Navigli deriva il cavoTicinello che dà il nome al Parco. Per preservare all’interno del territorio comunale un’area con queste caratteristiche, un gruppo di abitanti dei quartieri circostanti e gli agricoltori si sono raccolti in una associazione proponendo la creazione di un parco che l’Amministrazione aveva pianificato alla fine degli Anni ’80 e che ha definitivamente deliberato nell’ottobre del 2000. In forza di tale progetto, che prevede il finanziamento per l’esproprio dei terreni e le necessarie infrastrutture, oggi a poco più di di tre chilometri dal Duomo di Milano c’è il Parco Agricolo Ticinello al terzo posto per superficie rispetto ai parchi milanesi. C’è un tesoro che il Parco racchiude: il mondo agricolo e la sua vita.”

Intervista a Andrea Falappi, agricoltore Cascina Campazzo

La storia del Parco Ticinello ( espandi | comprimi)
“Buongiorno, sono Andrea Falappi, agricoltore della Cascina Campazzo al Parco Ticinello. Racconto un po’ la storia di questa realtà: il Parco del Ticinello è un’area destinata a diventare un parco agricolo urbano ormai da circa trent’anni, dall’inizio degli anni Ottanta, su un’area agricola a sud di Milanodove mi trovo in questo momento fu previsto da una variante del Piano regolatore la realizzazione di un parco agricolo urbano. Per quei tempi un progetto molto innovativo che prevedeva perché pensava e vedeva l’agricoltura non solo come attività produttiva, ma anche come possibilità di fruizione e di svago per i cittadini. Perciò un’idea che certamente si poteva pensare fosse molto interessante. Però purtroppo tra il passaggio dall’idea, dal progetto, dalla previsione alla realizzazione non è stato così conseguente come si sperava, tant’è vero che sono passati tutti questi anni e la situazione sta prendendo forse una piega positiva solo adesso
Cos’è successo in questi anni? È successo che varie situazioni sono intervenute, l’acquisizione delle aree da parte di una grande immobiliare del gruppo Ligresti che non ha mai visto con un grande piacere la realizzazione di un parco agricolo, pensando che forse fosse più opportuno la realizzazione di un progetto alternativo. E se vogliamo anche un po’ l’indolenza, anzi certamente l’indolenza delle amministrazioni che si sono succedute nel tempo e che non sono state in grado di prendere in mano la situazione.
Situazione che in un certo senso è stata presa invece in mano un po’ dai cittadini che abitano intorno a questa area verde che da subito hanno capito invece la potenzialità e l’interesse di questa area e si sono aggregati in associazioni e hanno sostenuto quest’idea nel tempo, tutti i cittadini ovviamente, hanno operato affinchè questa area cominciasse a diventare un’area viva, che prefigurasse il futuro “Parco del Ticinello“. Hanno partecipato le parrocchie, le comunità locali, anche gli stessi consigli di zona che si sono succeduti sono sempre stati favorevoli a questo progetto e sicuramente questa presenza e questa continuità di attenzione delle persone ha fatto sì che questo progetto non cadesse nel dimenticatoio e che anzi, potesse avere un risultato positivo.
Noi come agricoltori in questa situazione ci siamo trovati tra l’incudine e il martello perché eravamo interessati che questo progetto decollasse, in quanto ritenevamo fosse una cosa buona per tutti e anche per noi stessi ovviamente, mentre dall’altra parte la proprietà ha cercato (con gli strumenti legali a sua disposizione) di vedere di chiudere i contratti in essere che c’erano tra noi affittuari e loro proprietari.
La cosa si è resa sempre più complicata nel tempo, siamo arrivati anche a una serie di sfratti che non sono stati – grazie a Dio! – mai eseguiti e siamo arrivati ai tempi nostri, ad oggi ed è successo qualcosa direi di positivo: finalmente l’amministrazione attuale attraverso un accordo nell’ambito del nuovo piano di governo del territorio, il nuovo Piano regolatore in fase di realizzazione, ha trovato un accordo con la proprietà e, nell’ambito di questo accordo, è scritto che l’Amministrazione comunale diventerà proprietaria di questa cascina e di queste aree e potrà finalmente realizzare questo tanto atteso Parco del Ticinello.
Noi ovviamente confidiamo che questo accada e siamo fiduciosi perché crediamo veramente che in questo modo si sia espressa la volontà di tutti e finalmente si raggiunga quello che era un sogno che da tanti anni abbiamo perseguito. Siamo in attesa che il Piano di governo del territorio venga approvato, dopo l’approvazione del piano, già adottato peraltro, crediamo che la strada per arrivare alla definizione del parco sia in discesa e che finalmente si raggiunga questo obiettivo.

Dove c’è agricoltura c’è un’area bianca ( espandi | comprimi)
La nostra battaglia a difesa di questo territorio qui nel Parco Ticinello, ma direi per noi agricoltori, di tutto il territorio, si basa anche su un tentativo, una ribellione a un concetto che negli anni passati – e spero che adesso sia finalmente superato – è quello che “dove c’è agricoltura c’è un’area bianca”ossia un’area per realizzare qualcosa: un palazzo, una strada, insomma qualcosa diverso da quello che c’è perché quello che c’è non vale niente, ossia non viene considerato il fatto che su questo territorio agricolo c’è un prato, c’è un albero, magari ci sono anche delle persone che lavorano, ci sono degli animali, c’è la possibilità per la gente di incontrarsi e di avere un rapporto. Ecco tutto questo fino a poco tempo fa era considerato il niente, perché l’unica cosa che aveva un valore o che ha un valore è quella di poter trasformare questo terreno in un palazzo o in un qualcosa del genere che dal punto di vista economico, sul momento quanto meno, rende molto.
Noi come agricoltori e come cittadini, come agricoltori ci siamo ribellati, i cittadini prima, ma direi finalmente anche in questi ultimi anni gli amministratori hanno capito e hanno condiviso che non è più così, insomma che le aree agricole hanno un senso, una funzione e una possibilità di fruizione e che di conseguenza sono preziose ed è giusto salvaguardarle ed è giusto valorizzarle. Direi che questo forse è un messaggio positivo che noi possiamo finalmente cogliere dal passare del tempo. C’è stato un cambiamento di mentalità, adesso non si pensa più che là dove c’è una persona che lavora la terra, là dove c’è un albero, là dove c’è un animale non sia niente È un bene prezioso, si tratta di capire di valorizzarlo.

Il cemento non si mangia, ma si respira ( espandi | comprimi)
Un altro aspetto molto importante che abbiamo vissuto e che forse, almeno per me è l’aspetto preponderante che mi ha spinto a resistere, a combattere e se vogliamo anche a soffrire, è stato l’aspetto proprio umano.Noi abbiamo avuto una esperienza su questo territorio molto importante, l’esperienza di vedere crescere all’interno di questa area non solo un’associazione, un gruppo di cittadini che si riuniva per difendere il territorio, ma che viveva anche una esperienza di fede, un sacerdote missionario brasiliano venti anni fa, Don Pigi Bernareggi, era venuto proprio qui a Milano e aveva trovato nella cappella della cascina un punto di incontro per l’inizio di una nuova comunità. E da lì è nato proprio un movimento se vogliamo all’interno del quartiere che ci ha fatto vivere questa realtà di fede, proiettato anche nella realtà però di tutti i giorni, della vita quotidiana e anche di conseguenza nella realtà di questo parco che non nasceva.
Per cui c’è stata questa possibilità attraverso il cammino che noi abbiamo fatto e che stiamo facendo ancora verso la realizzazione del parco, di fare un cammino umano se vogliamo, un cammino attraverso il quale si punta a raggiungere un obiettivo non solamente esteriore, quello della realizzazione di un parco, ma era anche un cammino interiore che è la realizzazione di sé stessi e della propria fede.
È stata una grande esperienza, un’esperienza che a mio avviso ci ha arricchito tutti e che dà a questo stesso progetto del parco un valore molto più grande di quanto possa essere il raggiungimento esclusivamente di un bene ambientale, è un bene proprio che ci rimane nell’anima e che completa in un certo senso la nostra esistenza, da tutti i punti di vista. Ed è per questo che noi abbiamo e ci siamo sempre battuti e continuiamo a farlo perché vediamo in questo proprio la possibilità di espletare completamente il nostro essere umani e il nostro essere persone in questa vita.

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