Probabilmente c’è una versione più economica del rasoio che comunemente acquisti, di quel sapone o di quella maglietta in qualche scaffale più in là nel reparto uomo, e il motivo principale per cui costa di meno è che è rivolto al sesso maschile.
È questa la conclusione di uno studio che rivela una notevole differenza di prezzo tra i prodotti per uomo e per donna a New York (ma da noi le cose non sono poi così diverse).
Dopo aver esaminato quasi 800 prodotti, il dipartimento degli affari del consumatore di New York ha scoperto che le donne pagano in media il 7% in più degli uomini per prodotti simili. Anche se lo studio ha preso in considerazione New York nello specifico, i prodotti erano di 90 marche diverse (H&M, Neutrogena, Gillette etc) e vendute sia in negozio che online.
I prodotti che le donne pagano di più sono quelli per la bellezza – rasoi, saponi o prodotti per i capelli – e l’abbigliamento: una camicia da donna, per esempio, costa in media il 15% in più. Un altro esempio citato è quello di un monopattino. La versione rosa, definita “monopattino per ragazze” costava il doppio di quella rossa, venduta come “monopattino sportivo”
In seguito alla pubblicazione del rapporto la catena di distribuzione Target, che già ha avuto problemi a causa delle disparità delle sue tariffe, ha ridotto il prezzo del monopattino attribuendo la differenza a un errore di sistema. (!)
Lo studio ha esaminato giocattoli e abbigliamento per bambini, abbigliamento e articoli per l’igiene personale per adulti e prodotti per anziani come bastoni e tutori ortopedici, circoscrivendo la sua analisi a merci simili in tutto, tranne che per il genere del potenziale acquirente.
Lo studio ha inoltre cercato di capire se il processo di fabbricazione o le materie prime usate potessero spiegare la differenza di prezzo. In genere la risposta è stata negativa. Gli esperti consultati hanno spiegato che nonostante di solito gli articoli per l’igiene personale maschile e femminile non contengano le stesse materie, le differenze non sono uno dei fattori determinanti della discrepanza. Il prezzo viene stabilito in gran parte per compensare i costi di ricerca e sviluppo, e secondo il commento allegato al documento, “le consumatrici assorbono una fetta maggiore di questi costi rispetto ai consumatori”!
In una nota dello studio si accenna anche al fatto che alcuni prodotti costosi contenenti ingredienti descritti come speciali non funzionano meglio degli altri. Il Dca ha parlato con Gary Kelm, che da trentacinque anni si occupa di articoli per l’igiene personale alla Procter & Gamble. Kelm ha spiegato che spesso le donne pagano di più per ingredienti che risultano attraenti sull’etichetta ma in genere nel prodotto sono presenti in quantità inferiori all’1%. “Questi ingredienti non forniscono vantaggi degni di nota al consumatore, ma a livello legale permettono al marchio di pubblicizzare l’uso di quell’ingrediente e i suoi benefici potenziali”, si legge nello studio del Dca. “Tra gli esempi ci sono estratti naturali e ingredienti vegetali impiegati di frequente nei prodotti per donna”. Forse è questo uno dei motivi per cui il trucco costa così tanto.
Lo studio raggiunge più o meno le stesse conclusioni riguardo alla differenza di prezzo dei vestiti: le donne sono disposte a pagare di più e quindi gli si chiedono più soldi. Questa differenza di prezzo, a volte definita “tassa rosa”, è un fenomeno che esiste da anni. Altri studi hanno denunciato la disparità, e in Francia la questione ha portato all’apertura di un’indagine qualche anno fa.
Pur osservando che in alcuni casi i motivi di questo divario tra i prezzi sono legittimi, il rapporto sottolinea che in genere le donne non possono evitare di pagare di più a meno di non rinunciare del tutto a fare acquisti nei reparti per donna. “Pertanto, le scelte dei produttori e dei commercianti impongono un onere più elevato alle consumatrici che ai consumatori”, conclude il rapporto.
Un onere che sembra particolarmente pesante se deve essere sostenuto a partire dall’infanzia.
(Articolo pubblicato su Quartz)