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Smartphone e rifiuti elettronici: parola d’ordine riparazione!

beppegrillo.it - Dicembre 20, 2025

Circa 4 persone su 10 in tutto il mondo possiedono uno smartphone e nel nostro paese 7 italiani su 10. Il numero continua a crescere e con esso la quantità di rifiuti elettronici prodotti ogni anno.

Nel 2022 a livello globale sono stati generati circa 62 milioni di tonnellate di rifiuti elettronici, pari a circa 7,8 kg pro capite. Solo poco più del 22% di questi rifiuti viene raccolto e riciclato in modo corretto. Le stime indicano che, senza un cambiamento significativo, nel 2030 si arriverà a circa 82 milioni di tonnellate di rifiuti elettronici l’anno.

I rifiuti elettronici comprendono tutti i dispositivi elettrici ed elettronici di cui ci si disfa perché guasti, inutilizzati o superati. Smartphone, tablet, computer e piccoli elettrodomestici contengono materiali preziosi ma anche sostanze tossiche e non biodegradabili. La loro dispersione nell’ambiente rappresenta un problema serio per la salute e per gli ecosistemi.

Gli smartphone contribuiscono in modo rilevante a questa crescita. Ogni anno milioni di telefoni vengono sostituiti prima di aver esaurito la loro vita utile, spesso a causa di batterie non sostituibili, componenti difficili da riparare o aggiornamenti software che smettono di essere supportati. Questo porta a un aumento costante dei rifiuti elettronici e a uno spreco enorme di materie prime come rame, cobalto, litio e terre rare.

Fino a pochi anni fa la durata media di uno smartphone era di 2 o 3 anni. Pensate, allungare anche solo di un anno la vita di un dispositivo permetterebbe di ridurre in modo significativo le emissioni di CO₂ legate alla produzione di nuovi telefoni e di diminuire la pressione sulle risorse naturali.

Un elemento centrale per affrontare il problema dei rifiuti elettronici è la riparabilità. Per anni l’obsolescenza programmata e la progettazione di dispositivi sigillati hanno spinto i consumatori a sostituire i telefoni invece di ripararli. Negli ultimi anni questo modello ha iniziato a essere messo in discussione, anche grazie alla pressione dei cittadini e delle associazioni.

In Europa sono entrate in vigore norme che rafforzano il diritto alla riparazione. I produttori sono tenuti a garantire la disponibilità dei pezzi di ricambio per più anni e a offrire aggiornamenti software prolungati. Dal 2025 è obbligatoria una nuova etichetta per smartphone e tablet che informa in modo chiaro su efficienza energetica, durata della batteria, resistenza, riparabilità e supporto software, permettendo ai consumatori di fare scelte più consapevoli.

Riciclare è importante ma non sufficiente.

Gran parte dei rifiuti elettronici non arriva nemmeno ai centri di raccolta e finisce in discariche o viene esportata illegalmente in paesi dove le condizioni di smaltimento sono pericolose per l’ambiente e per le persone. Riparare, invece, riduce l’impatto ambientale perché evita la produzione di un nuovo dispositivo, consuma meno energia e valorizza le risorse già estratte.

In molti paesi si stanno diffondendo iniziative come i Repair Café e i laboratori di riparazione condivisa, dove cittadini e volontari si incontrano per aggiustare oggetti che altrimenti verrebbero buttati. Oltre a ridurre i rifiuti, queste esperienze aiutano a diffondere competenze e a cambiare il nostro rapporto con la tecnologia.

Smartphone e dispositivi elettronici sono ormai parte integrante della vita quotidiana. Per ridurne l’impatto non basta pensare al fine vita dei prodotti, serve allungarne la durata, favorire la riparazione, sostenere politiche che rendano i dispositivi più robusti e aggiornabili e adottare comportamenti di consumo più responsabili.

Riparare significa risparmiare risorse, ridurre l’inquinamento e mandare un segnale chiaro all’industria tecnologica. Significa spingere verso un modello più sostenibile e circolare, in cui la tecnologia smette di essere usa e getta.

Si sta avvicinando Natale, il miglior regalo che possiamo farci, è quello di riciclare ogni cosa che abbiamo intorno a noi.

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