di Michael Laitman – Voglio parlarvi di un mondo nuovo, un mondo dove le necessità di tutti sono condivise e risolte.
Potrà sembrare strano, perché siamo abituati a pensare proprio l’inverso, che le esigenze non possano essere soddisfatte tutte. Questo non vuol dire che c’è una soluzione per tutto e per tutti o che siamo finalmente arrivati nel paese dei balocchi, ma potrebbe esserci una soluzione all’aumento di disparità sociale che sta crescendo ovunque.
Quale? Il Reddito base universale.
Ma andiamo con calma. Prima di tutto è importante capire che tutti siano ugualmente importanti, poi dobbiamo capire che umani e natura sono fondamentalmente interconnessi e interdipendenti. Non possiamo ignorare le esigenze del pianeta. Non più.
Il secondo punto è molto importante, perché è il motivo per cui molte politiche oggi non funzionano, non hanno successo. Successo, questa parola è fondamentale, rappresenta la linea tra riuscire e fallire. Ma il successo in questo tipo di società è soprattutto personale. Ascoltiamo la TV, capiamo il programma dei politici di turno, ma la sola cosa che ho in mente è: “da queste politiche ne beneficerò io?”.
Qui c’è un problema, perché le azioni più importanti sono quelle che a livello politico hanno un effetto a lungo termine e impattano sul benessere di tutti. Mentre il giudizio che esprimiamo è soprattutto personale e a breve termine. Vogliamo essere accontentati per primi e subito.
Ora vorrei invece che solo per un attimo immaginaste un qualcosa di diverso. Facciamo un esperimento, ok?
Immaginate che esista un servizio online, una piattaforma, se volete un social network, in cui tutte le mattine le persone si connettono e discutono tra loro. Dopo aver terminato la discussione, alcune persone vanno a lavorare, altre rimangono nella rete per partecipare ad altre attività, siano esse discussioni, lezioni o corsi per approfondire la loro conoscenza della natura, lo sviluppo umano, la psicologia o per migliorare le abilità di vita, le relazioni , genitorialità o salute, finanza personale, gestione del tempo o partecipazione a gruppi per supportare una vasta gamma di interessi e situazioni di vita.
Le stesse attività si possono svolgere anche presso strutture per chiunque desideri partecipare in modo più fisico.
Tutte le attività nella rete mirano sia a fornire ciò di cui le persone hanno bisogno, in modo che non abbiano alcun problema a provvedere alle necessità della vita, ma anche a migliorare le connessioni e le abilità sociali delle persone. Incontri sempre nuove persone e l’atmosfera è sempre vivificante, solidale e costruttiva.
La tendenza a supportare, beneficiare e connettersi con altre persone è al di sopra delle nostre pulsioni egoistiche, ed è continuamente incoraggiata in questa rete.
Allo stesso modo, i valori che abbiamo attualmente vengono visualizzati da un nuovo punto di vista.
Ed è qui che arriviamo al nocciolo delle questione.
Ad esempio, la competizione in questa rete non si basa sul denaro, ma su quanto possiamo aiutare e servire gli altri. Il successo in questa rete non è visto come la costruzione di un impero personale. Invece, il successo è visto come un costrutto sociale, in cui o riusciamo insieme come società o falliamo come persone.
In questo mondo immagino un reddito di base universale (RDU) che funzioni correttamente. Cioè, il RDU non può funzionare da solo. Dare semplicemente assegni alle persone senza incentivi per il successo. Affinché RDU funzioni, deve essere fornito in cambio di partecipazione, apprendimento e sviluppo prosociale. Le persone hanno bisogno di strumenti, istruzione e incoraggiamento per costruire una società funzionante.
L’idea della “rete prosociale” qui sopra è una direzione che potrebbe e dovrebbe sostituire la moderna economia, che parliamoci chiaro, è giunta alla fine del suo percorso. L’1% della popolazione mondiale ha ormai la stessa ricchezza della metà della popolazione. 88 persone sono come dei, il resto del mondo vive in una sorta di “schiavitù” del lavoro.
Nell’odierna economia capitalistica, le persone contribuiscono alla società con il denaro come motivazione principale. Il rispetto, l’onore, la fama, il controllo e la conoscenza sono intrecciate con il denaro. Cioè, vi è un cartellino del prezzo associato a ogni tipo di contributo sociale.
Tuttavia, se consideriamo un futuro in cui all’automazione e ai robot verrà dato molto del carico di lavoro, e dove le persone avranno una indennità di reddito di base, indipendentemente da qualsiasi lavoro, dobbiamo riflettere su domande serie:
Come vorrebbe la gente contribuire a quella società? Perché dovrebbero voler contribuire a quella società?
Capite che con il modello di oggi è difficile immaginare una società del genere, ma è addirittura difficile immaginare una società senza guerre. Lo diamo per scontato, cioè diamo per scontato che il benessere di qualcuno debba comprendere il fallimento di un altro.
Oggi il paradigma è: i migliori ce la fanno, i più bravi vanno avanti. Capite? persino la meritocrazia assegna tutto al primo e nulla agli altri.
Parliamoci chiaro, la nostra società celebra chi ha avuto successi personali, come il più ricco del mondo. Le nostre star sono queste. Poi, per carità, facciamo anche film per chi ha fatto tanto per gli altri, ma di solito quando sono morti, in vita non diamo loro molta attenzione.
È qui che entra in gioco il concetto di reddito di base universale per sostenere e fondare una società prospera e connessa di individui felici e fiduciosi, ciascuno motivato a contribuire alla creazione di una nuova fiorente cultura.
Affinché ciò accada, le relazioni umane, di solito considerate un sottoprodotto delle professioni e dell’educazione delle persone,
devono ora essere poste al centro della nostra attenzione. Oggi notiamo dove ci abbia portato una politica del genere. Abbiamo sempre più laureati, incivili, non curanti degli altri. Siamo diventati la società che è riuscita a mandare sonde nello spazio, ma non riesce a mandare aiuti a chi ha bisogno qui sulla terra. Ovunque ci sono poveri, chi non riesce a mettere insieme un pasto aumenta, ma noi celebriamo il più ricco del mondo.
Non ha molto senso. Il nostro è ormai un sistema che serve solo al sistema stesso, non serve più all’uomo e alle sue necessità.
La motivazione a contribuire alla società dovrebbe cambiare, da una motivazione monetaria a una motivazione puramente prosociale e pro-connettiva: quella in cui ci eleviamo al di sopra delle nostre tendenze egoistiche, pensando, connettendo, a beneficio degli altri membri della società. Ciò servirebbe da fonte di costante motivazione, incoraggiamento e, in definitiva, aprirebbe la strada a una società di individui uniti, felici e sicuri.
Oggi, ci sono migliaia di persone in tutto il mondo, provenienti da tutti i ceti sociali, che sentono l’importanza di far ripartire il processo di arricchimento della connessione nella società.
E per chiunque pensi che queste siano solo sciocchezze, che sia utopia, voglio farli riflettere su una cosa. Abbiamo pensato e poi messo in atto ogni tipo di efferatezza, abbiamo fatto ai nostri simili cose indicibili, siamo riusciti a pensare a storture senza senso, abbiamo vissuto in regimi per secoli senza alcun diritto, ancora oggi siamo capaci di immaginare ogni modo in cui potrebbe finire il mondo, perché siamo addirittura riusciti a costruire strumenti per farlo, ma se si parla di pace universale si sente dire che è impossibile, se si immagina un mondo in cui le persone siano diverse, si grida all’utopia.
Devo dire che se non saremo in grado di immaginare un mondo felice, dopo aver vissuto per secoli nelle tenebre, sarà perchè siamo noi le tenebre.
Tratto da basicincome.org