Il primo ministro svedese Ulf Kristersson, capo del governo di Stoccolma e leader dell’esecutivo, ha ammesso pubblicamente in un’intervista al quotidiano economico Dagens Industri di utilizzare strumenti di intelligenza artificiale come ChatGPT e la francese LeChat per ottenere una “seconda opinione” sulle questioni politiche. Ha spiegato di porre a queste piattaforme domande del tipo “Cosa hanno fatto gli altri? E dovremmo pensare esattamente l’opposto?”, per esplorare esempi di approcci adottati da altri governi e valutare anche scenari opposti rispetto alla linea prevalente. Ha anche rivelato che altri membri del suo governo fanno un uso simile dell’IA.
La dichiarazione naturalmente ha scatenato forti reazioni. Il tabloid Aftonbladet lo ha accusato di essere preda di una “psicosi da IA degli oligarchi”, mentre esperti come Virginia Dignum, docente di intelligenza artificiale responsabile all’Università di Umeå, hanno avvertito che non si può delegare il giudizio politico a uno strumento tecnologico, ricordando che “non abbiamo votato per ChatGPT”. Simone Fischer-Hübner dell’Università di Karlstad ha richiamato l’attenzione sui rischi per la sicurezza e la privacy dei dati. Il portavoce del premier ha precisato che questi strumenti vengono usati solo in modo informale e mai per gestire informazioni riservate.
Il caso non è isolato. Sempre in Svezia, l’anno scorso il parlamentare socialdemocratico Olle Thorell aveva utilizzato ChatGPT per scrivere 180 domande da presentare ai ministri. La mossa aveva sollevato critiche per il carico eccessivo imposto allo staff governativo, obbligato per legge a rispondere in tempi prestabiliti. Nel Regno Unito, il segretario alla tecnologia Peter Kyle è stato contestato dopo che New Scientist ha rivelato che aveva chiesto a ChatGPT perché l’adozione dell’IA fosse così lenta nelle imprese britanniche e in quali podcast apparire per ampliare la propria visibilità. In Scozia, il parlamentare Graham Leadbitter ha dichiarato di usare l’IA per redigere discorsi, sostenendo che lo aiuta a sintetizzare testi complessi e fornisce una base di partenza, pur mantenendo il controllo su argomenti, prove e verifiche finali. Anche in Italia non mancano episodi singolari: a giugno 2025, i curatori social del governatore della Sicilia, Renato Schifani, hanno chiesto a ChatGPT di “suggerire un post su Facebook in prima persona e con enfasi, adatto a un tono istituzionale ma coinvolgente” per raccontare l’inaugurazione di tre dissalatori contro l’emergenza idrica. L’intero testo, comprensivo della richiesta all’IA, è stato pubblicato per errore sulla pagina ufficiale del governatore. Sebbene rimosso dopo pochi minuti, gli screenshot hanno fatto rapidamente il giro di X e Instagram, trasformando la gaffe in un caso virale.
Anche le istituzioni sovranazionali si stanno muovendo. Nel 2024 la Commissione europea ha lanciato il proprio strumento sperimentale di IA generativa, GPT@EC, per aiutare il personale a redigere e riassumere documenti. Negli Stati Uniti, il governo ha appena annunciato, in collaborazione con OpenAI, l’accesso a ChatGPT Enterprise per tutta la forza lavoro federale al costo simbolico di un dollaro per il primo anno, come parte di un piano d’azione sull’IA presentato dall’amministrazione Trump. Secondo OpenAI, un progetto pilota condotto in Pennsylvania ha permesso ai dipendenti pubblici di risparmiare in media 95 minuti al giorno sulle attività di routine, migliorando l’efficienza nella gestione dei bilanci, nell’analisi di minacce alla sicurezza nazionale e nelle operazioni amministrative.
Con GPT-4 si era già visto come un modello linguistico potesse eguagliare o superare professionisti umani in compiti specifici. Adesso, con GPT-5 il salto è ancor più marcato, grazie a un sistema di ragionamento interno più sofisticato, il modello è in grado di scomporre problemi complessi in passaggi logici, valutare alternative e produrre risposte più coerenti e mirate. In alcune versioni, queste qualità si integrano con la ricerca online in tempo reale e con modalità “agente” che consentono di pianificare azioni e usare strumenti esterni. Questa combinazione di velocità e capacità operative lo rende uno strumento potente per decisioni rapide e bene informate, solleva però anche questioni rilevanti sull’influenza che sistemi simili possono avere nei processi decisionali, pubblici e privati.
Dalla politica locale alle strategie governative, l’uso dell’intelligenza artificiale si sta diffondendo con sempre maggiore rapidità. Le potenzialità di efficienza e analisi sono indubbiamente rilevanti, i casi emersi mostrano quanto sia urgente stabilire regole chiare e limiti trasparenti, consapevoli che uno strumento creato per assistere non diventi la decisione anonima che guida la vita pubblica e privata.





