Anti-War Activism by Banksy
di Gianluca Ferrara – In troppi ignorano la gravità della situazione internazionale e i motivi per cui si è giunti a tale condizione di crisi potenzialmente esplosiva. La sensazione è che non ci sia consapevolezza del perché siamo ormai sul baratro della Terza guerra mondiale e sarebbe auspicabile concentrare l’azione politica su come si possano intraprendere percorsi virtuosi che portino alla pace.
L’ordine internazionale unipolare, cristallizzatosi nel 1989 con la caduta del muro di Berlino nel 1989 e poi nel 1991 con la dissoluzione dell’Urss, è destinato a una trasformazione. Paesi come la Cina, la Russia, il Brasile, il Sud Africa, l’India ambiscono a un mondo multipolare. La storia ci ricorda che, quando un ordine geopolitico viene messo in discussione, spesso la conseguenza è la guerra. Lo storico greco Tucidide nel 400 a.c. pronosticò la guerra del Peloponneso tra Sparta e Atene, dato il timore spartano derivante dalla crescente egemonia ateniese. Questa previsione è stata definita la trappola di Tucidide.
Il professore emerito di Harvard Graham Allison ha analizzato 16 casi storici in cui ci si è trovati in una condizione analoga a quella di oggi, in cui c’è una potenza dominate come gli Stati Uniti e una in ascesa come la Cina. Lo studio di Allison rileva che su 16 casi esaminati per ben 12 volte si è avuto uno scontro militare tra la potenza predominante e quella emergente. Il problema è che, mentre lo schema comportamentale umano è rimasto pressocché tristemente simile a quello dei tempi della guerra del Peloponneso, oggi le armi sono diventate talmente sofisticate e micidiali che un conflitto tra super potenze risulterebbe devastante per l’intera umanità.
In tal contesto che ruolo svolge l’Europa? Il nobile progetto europeo pensato dai padri fondatori è giunto a un bivio storico. O diventa una vera comunità in cui si supera il darwinismo sociale tra Stati o è destinato alla dissoluzione. L’Ue deve divenire un soggetto politico forte e indipendente da potenze straniere con una propria politica estera. Il silenzio dell’Europa dinanzi al massacro di 16.000 bambini a Gaza è stato ignobile e colpevole, come colpevole e vigliacche sono state le astensioni del governo italiano in sede Onu. Come si fa ad essersi astenuti persino sul cessate il fuoco mentre venivano colpiti donne e bambini? L’Italia si deve adoperare, come proposi con una mozione parlamentare nel 2019, anche in sede Ue a riconoscere lo Stato di Palestina perché a Gaza non ci potrà mai essere pace senza giustizia.
L’antagonismo tra blocchi è destinato ad aumentare e il Vecchio Continente rischia di essere come un vaso di coccio tra due di ferro. Per rilanciare il progetto dei padri fondatori di un’Europa dei popoli occorre avere il coraggio di modificare i Trattati perché è ingiustificabile che il parlamento di Bruxelles sia l’unico al mondo che non abbia una reale iniziativa legislativa. La politica deve essere protagonista e non recitare il copione scritto da potentati economico finanziari.
E’ indispensabile avere quella determinazione usata nell’estate del 2020 per far approvare i fondi di quel Pnrr che l’attuale governo è persino incapace di utilizzare. Un governo che continua a sperperare i capitali degli italiani continuando ad inviare armi a Kiev che prolungheranno ulteriormente la sofferenza degli ucraini. Non sarebbe opportuno utilizzare tali risorse per migliorare la nostra sanità dato che oggi per effettuare un’ecografia o un intervento cardiologico bisogna attendere fino a oltre un anno?
Il parlamento europeo va contaminato con una nuova prospettiva che superi la pericolosissima tesi bellicista ricordando che la pace non si costruisce con la forza delle armi ma con l’arma della diplomazia. A coloro che ancora insistono ottusamente ad affermare che bisogna sconfiggere militarmente Putin va ricordato che la Russia possiede 6000 ordigni atomici e dal loro punto di vista stanno combattendo una “guerra esistenziale”. Sconfiggere la Russia equivale all’auto distruzione reciproca. E’ questo che auspicano?
I cantori mediatici dello schema bellicista sono portavoce di quel “complesso militare industriale” che surrettiziamente vuole imporci un’economia di guerra permanente a cui dobbiamo opporci ricordando che le vere priorità sono altre, in primis quell’ambientale. Tutte le risorse andrebbero investite per accelerare la transizione ambientale ed energetica perché, se non c’è un celere cambio di paradigma e facciamo pace con la nostra Terra, sarà quest’ultima a dichiararci guerra con i cambiamenti climatici. Una guerra in cui l’intera umanità risulterebbe sconfitta.
L’AUTORE
Gianluca Ferrara, laureato in Scienze Politiche, è direttore editoriale di GFE e fondatore delle case editrici Creativa e Dissensi Edizioni. Ha scritto diversi saggi introdotti da Vandana Shiva, Paul Connett, Beppe Grillo, don Andrea Gallo e Ferdinando Imposimato. Ha collaborato con riviste e quotidiani nazionali ed è blogger de Il Fatto Quotidiano. Nella XVIII legislatura è stato eletto senatore della Repubblica e ha svolto il ruolo di Capogruppo in Commissioni Esteri e Vicepresidente a palazzo Madama per il Movimento 5 Stelle. È stato membro dell’Osce (Organizzazione per la cooperazione e la sicurezza in Europa) e del Consiglio d’Europa. È socio fondatore dell’Associazione di Promozione Sociale “Il Bene fa bene” ed è consulente della Camera dei deputati. Il suo ultimo libro è “La Resa dei Conti”, acquistabile qui. E’ candidato M5S alle europee 2024 circoscrizione Italia centrale.