Oslo abbandonerà le automobili entro il 2019. Questo è il piano delineato ormai da diverso tempo, ma che ora sta divenendo sempre più realtà.
In che modo? Grazie a un’ambiziosa rete di piste ciclabili.
Ma iniziamo dal principio. A partire dalla metà degli anni 2000, Oslo è cresciuta più velocemente di qualsiasi altra città in Europa, grazie al crescente tasso di natalità, alle più lunghe aspettative di vita e all’immigrazione record. In questo modo la Norvegia ha evitato la grande crisi finanziaria europea.
Ma tutto questo ovviamente ha anche avuto ripercussioni negative. Edilizia di massa sul lungomare, prezzi degli immobili alle stelle e una congestione del traffico che peggiorava di anno in anno.
Proprio per questo motivo la città ha fatto spazio alle biciclette, ha fatto una scelta netta, tanto che spera di raddoppiare le biciclette e di far passare alle due ruote almeno il 16% di tutti i viaggi entro il 2025.
Ma per iniziare Oslo ha scelto la modalità d’urto. Nel 2015, è stata la prima città europea a pianificare il divieto totale per le automobili nel suo nucleo centrale entro il 2019.
Come farlo? Sostituendo centinaia di parcheggi, con 60 chilometri di piste ciclabili e parcheggi nuovi e migliorati all’entrata di Oslo, parcheggi molto costosi durante le ore di punta.
Ora il fatto è che questo piano sembra funzionare: il traffico dei pendolari è diminuito drasticamente e le emissioni di gas serra della città stanno diminuendo velocemente.
Tutte le modifiche sono pensate per creare un vero centro cittadino senza auto, orientato alle persone, con piste ciclabili e ampi spazi pedonali, strette strade di ciottoli e negozi e ristoranti alla moda. I lavori per un centro città senza auto sono iniziati nell’estate 2017, si è rimosso i parcheggi e piantato fioriere al loro posto.
Ma la Norvegia non ha una cultura ciclistica radicata?
Potrebbe sembrare strano, ma a differenza dei suoi più celebri vicini nordici, Oslo non ha una cultura ciclistica. Prima della seconda guerra mondiale, le biciclette erano onnipresenti nelle strade della città, e i limiti commerciali del dopoguerra contribuivano a limitare le automobili. Ma quelle restrizioni sono state abolite negli anni ’60, all’incirca nello stesso periodo in cui il petrolio fu scoperto al largo delle coste norvegesi.
Da allora, il paese è diventato uno dei più ricchi del mondo, con alcuni dei più alti tassi di proprietà di automobili nell’UE.
Poi però le preoccupazioni ambientali hanno cominciato a preoccupare, soprattutto in una popolazione così piccola. L’Istituto norvegese di sanità pubblica decretava l’inquinamento atmosferico come responsabile di 185 morti premature nella sola Oslo ogni anno, con i trasporti che rappresentano oltre il 60% delle emissioni di gas serra della città.
Così la Norvegia ha iniziato a ridurre l’uso dell’automobile e il consumo di combustibili fossili.
Questi progetti hanno attirato aspre critiche e forti resistenze. La reazione contro i piani senza auto è stata feroce. Per esempio i commercianti temevano che un centro città con meno parcheggi, avrebbe trasformato tutto in una “zona morta”. Gli autisti hanno protestato in massa contro le alte tariffe per i parcheggi.
Altri si sono scagliati contro le sovvenzioni troppo alte (500 euro e 1.000 euro) date per le biciclette elettriche. Tutto per scoraggiare l’acquisto di nuove auto. Molti accusavano che i sussidi erano destinati anche a famiglie benestanti, che già potevano permettersi le biciclette.
Per fortuna il piano è andato avanti e ad oggi si cominciano a vedere i primi risultati. C’è ancora molto da fare e da realizzare. Molti dei 180 chilometri di piste ciclabili non sono ben mantenuti, i lunghi inverni della Norvegia portano molte buche e frequenti sfide per la rimozione della neve. Di conseguenza, i ciclisti spesso vanno sui marciapiedi e praticamente ovunque. Questo può portare ad una certa confusione. Ad esempio, le biciclette possono viaggiare in due direzioni lungo le strade a senso unico, ma chi ha la priorità negli incroci non è sempre chiaro.
Insomma è una dura sfida, culturale e ambientale, ma se ci riesce la Norvegia, con i suoi lunghi e freddi inverni, può farcela chiunque, soprattutto la calda Italia.
L’unico modo per fermare l’inquinamento nelle città è vietare le auto private e lasciare libero spazio a mezzi pubblici e auto in sharing. Un giorno sarà visto come il tempo