Una nuova ricerca dell’Università norvegese di scienza e tecnologia afferma che nella produzione di materie plastiche comuni per l’imballaggio alimentare e altre applicazioni vengono utilizzate più di 4.000 sostanze chimiche diverse.
Lo studio, guidato dal biologo Martin Wagner, ha evidenziato che 4.000 è probabilmente un numero conservativo, dato che ci sono oltre 5.000 diversi tipi di plastica sul mercato e che la maggior parte dei prodotti in plastica contiene sostanze chimiche ancora più sconosciute e potenzialmente dannose di quanto precedentemente sospettato.
Secondo Wagner, la difficoltà nel determinare quante sostanze chimiche vengono utilizzate per creare materie plastiche quotidiane è dovuta alla complessità delle soluzioni utilizzate nella loro fabbricazione.
Come ha spiegato Wagner, “Questo è perché, praticamente parlando, è impossibile rintracciare tutti questi composti. E i produttori possono o meno conoscere gli ingredienti dei loro prodotti, ma anche se lo sanno, non sono tenuti a divulgare queste informazioni”.
Per dimostrare la difficoltà dell’analisi chimica, Wagner e un team di ricercatori hanno esaminato la composizione chimica e la tossicità di 8 diverse materie plastiche comuni utilizzate nella fabbricazione di contenitori di yogurt, ad esempio. Il team ha scoperto che tre dei quattro prodotti contenevano sostanze chimiche tossiche e che molte materie plastiche hanno causato stress ossidativo. Alcuni contenevano interferenti endocrini.
Tuttavia, il team non è stato in grado di determinare in modo definitivo quali specifici prodotti chimici fossero responsabili. I ricercatori hanno potuto identificare solo 260 delle 1.400 sostanze che hanno trovato nella plastica. In altre parole, molti dei prodotti chimici di plastica sono ancora sconosciuti, il che rende impossibile determinare se rappresentano un rischio per il consumatore.
“La plastica contiene sostanze chimiche che innescano effetti negativi”, ha detto Wagner. “Anche se non sappiamo se questo influirà sulla nostra salute, tali sostanze chimiche non dovrebbero essere in primo luogo in plastica.”
I risultati del team sono stati pubblicati sulla rivista Environmental Science and Technology.