di Beppe Grillo – Oggi, il termine nazismo è strausato per definire azioni violente e crudeli ma ce ne è un’altra versione secondo me più pericolosa, che è il nazismo inconsapevole. Il nazismo non si limitò a soggiogare altre nazioni con la forza, ma procedette seguendo un metodo sistematico di distruzione. Durante l’occupazione della Polonia Heinrich Himmler, Reichsführer delle SS, curò personalmente un piano di annientamento culturale, che prevedeva passaggi precisi: limitazione della cultura per i polacchi, annientamento della classe intellettuale, dei preti, degli scienziati, degli artisti; chiusura delle università; limitazione di ogni forma d’arte al solo genere leggero, erotico, pornografico; tolleranza e incentivo all’uso degli alcolici. Himmler non intendeva affatto reprimere del tutto una certa vita culturale dei polacchi. “I capitani distrettuali devono permettere ai polacchi attività culturali soltanto nella misura in cui ciò soddisfi un bisogno elementare di svago e di ricreazione.”
Il nazismo ha usato il genere culturale leggero, erotico, da avanspettacolo, senza approfondimenti né critica, per annullare un popolo.
Lo smantellamento di tutto ciò che di positivo e colto la nostra televisione dava fino a poco tempo fa, ricorda la pratica nazista. L’uso totale del varietà, dello spettacolo leggero, perché la gente si possa distrarre, perché la gente quello vuole, fa pensare alla stessa maniera di annullare le coscienze e sta ottenendo l’effetto di annientare lo spirito critico delle persone. La conduzione della nostra maggiore – in termini di usufrutto – industria culturale non è nazista. Solo che chi ne è a capo usa metodi nazisti e non lo sa, non si rende conto del danno che reca.
Oggi, quasi tutti i conduttori di spettacoli leggeri sarebbero agli occhi di Himmler, per una ipotetica TV di Stato polacca, dei direttori artistici straordinari.
Questo non vale solo per la televisione, ma anche per i giornali: se si vede la copertina della rivista Fala, l’unica ammessa in Polonia in quel periodo, e si fa un confronto con le nostre riviste “colte” ad ampia diffusione (Gente, Tv Sorrisi e Canzoni, Espresso, Panorama etc…).
Per questa ragione la TV dovrebbe per legge adottare colori diversi dalla realtà. Il danno involontario che reca è alto: allora deve essere riconoscibile come una scatola che produce immagini e non come un mezzo che mostra il reale; così se ne riduce il potere deterrente. Quando la tv era in bianco e nero era intellettualmente molto più onesta, dava un chiaro messaggio: quello che stai vedendo non è la realtà che è a colori ma una sua rappresentazione in bianco e nero. E’ lo stesso discorso che se uno ti punta addosso una pistola: se davanti ha il tappino rosso, sai subito che è un giocattolo e non corri il rischio di scambiarla per una vera.
Il rischio che realtà e immagini diventino un tutt’uno è grande. George Gilder uno dei maggiori esperti americani contemporanei di comunicazione anni fa parlava del teleputer – il nuovo apparecchio che unisce le funzioni del televisore e del personal computer, rendendo la TV interattiva – diceva , vantandone le doti: “Si potrà da casa propria vedere chiunque e andare ovunque, persino nel terzo mondo: ma senza bere la loro acqua.” Questo vuol dire che si dà per scontato che l’immagine si possa sostituire alla realtà, e che il futuro telematico separerà ancor più gli uomini. E che l’acqua del terzo mondo resterà sempre imbevibile.