È ad Amsterdam il primo museo interattivo e tecnologico al mondo dedicato alla moda sostenibile.
Fashion for Good, questo il nome del museo e dell’organizzazione di moda circolare che lo ha ideato è ospitato nell’edificio FFG di sulla Rokin Street di Amsterdam ,e comprende anche un negozio e un laboratorio di generi. La maggior parte dell’edificio è dedicata all’incubatore per le start-up.
Attraverso una serie di esperienze interattive, i visitatori impareranno le azioni che possono intraprendere per essere più consumatori responsabili.
Partendo dal presupposto che la moda è bloccata e ferma in un modello di “take-make-waste”, che porta a un drammatico impatto ambientale e a enormi perdite economiche, la Fashion for good sta cercando di invertire questa tendenza educando le persone e incoraggiandole a prendere provvedimenti nella propria vita. In media, il 60% in più di abbigliamento viene acquistato oggi rispetto a 15 anni fa, ma gli oggetti sono mantenuti solo a metà. Inoltre, circa il 60% di tutti gli indumenti finisce per essere bruciato o in discarica entro un anno dalla fabbricazione.
Secondo il rapporto della fondazione MacArthur, ogni secondo nel mondo finisce nella spazzatura l’equivalente di un intero camion di tessuti. Negli ultimi 15 anni il numero di volte in cui un capo viene indossato prima di finire nel dimenticatoio è diminuito del 36%. Il rapporto stima la perdita di circa 500 miliardi di dollari all’anno a causa di abiti che vengono a stento indossati e che finiscono subito in spazzatura e raramente vengono riciclati. Se non ci saranno cambiamenti, sottolinea la fondazione, entro il 2050 l’industria della moda sarà responsabile dell’utilizzo di circa un quarto dell’intero budget mondiale di carbonio. Dai dati emerge anche che soltanto l’un per cento dei materiali usati per realizzare vestiti viene riciclato in nuovi abiti.
Oltre che essere fonte di sprechi, ricorda il dossier, l’industria tessile è inquinante: gli abiti rilasciano ogni anno mezzo milione di tonnellate di microfibre negli oceani. Una quantità pari a oltre 50 miliardi di bottiglie di plastica e 16 volte superiore alle microplastiche derivanti dai cosmetici. Da non sottovalutare l’impatto su riscaldamento globale e cambiamento climatico: le emissioni di gas serra della produzione tessile ammonta a circa 1,2 miliardi di tonnellate all’anno. Più di quelle di tutti i voli internazionali e delle spedizioni via mare messe insieme. Nell’ambiente finiscono inoltre sostanze nocive che fanno male alla salute dei lavoratori, dei consumatori e agli ecosistemi.
Il museo, gratuito, è stato progettato per essere interattivo, con nuove tecnologie che spingono i visitatori a esaminare le loro abitudini di consumo e il comportamento degli acquirenti. Gli ospiti possono apprendere come sono realizzati i loro capi al fine di impegnarsi in comportamenti più responsabili come la riparazione, il prestito e il riciclaggio.
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