Il grande matematico, Alexandre Grothendieck, morto nel 2014, ha lasciato un’eredità enigmatica: 70.000 pagine manoscritte difficili da decifrare da chiunque.
A prima vista, non sono altro che scatole impolverate in un seminterrato poco illuminato, in una vecchia libreria nel quartiere Saint-Germain-des-Près, di Parigi. Ma invece potrebbe trattarsi di uno dei più grandi tesori della matematica contemporanea.
70.000 pagine compilate negli ultimi 23 anni della sua vita da eremita, in un villaggio di 243 abitanti nei Pirenei francesi. Questo è l’ultimo mistero di uno dei più grandi matematici del XX secolo. Nei fogli, tutti scritti a mano, vengono citate figure con margini incongruenti, che gettano luce sulla mente unica dell’ultimo genio della matematica.
Pochi lo sanno, ma Grothendieck è il padre di Internet.
Grothendieck ha ottenuto la medaglia Fields, il premio Nobel per la matematica. E anche se pochi lo conoscono, il mondo gli deve tanto. Le sue opere sono all’origine dei più grandi strumenti di comunicazione: il digitale, il telefono e Internet. Grazie alla sua matematica ci è stato consentito di guidare nell’iperspazio.
Ogni studente serio di geometria algebrica deve acquisire familiarità con il lavoro di Grothendieck, nello stesso modo in cui qualsiasi pianista deve imparare Beethoven.
Nato a Berlino, figlio di rivoluzionari, che hanno partecipato alla guerra civile spagnola, ha vissuto diverse vite. Ma la sua fase finale ha inizio nel 1991, quando si stabilì nel villaggio di Lasserre.
Ora, dopo la sua morte, c’è un ultimo mistero. Decifrare cosa vogliano dire le pagine che ha lasciato. I documenti sono scritti in francese, tedesco e inglese. C’è matematica, chimica, fisica, religione, astronomia. Uno dei taccuini è una lista con segni incomprensibili. Forse non scopriremo mai cosa vogliano dire quei calcoli. Forse un’altra grande scoperta o forse niente.
È una vera e propria discesa nell’inferno nel cervello meglio organizzato al mondo.