“Avevo una piccola e solida azienda a Todi. Le banche insistevano per avermi cliente, mi facevano offerte “che non si potevano rifiutare”, il massimo dell’incoraggiamento a svilupparmi ed a investire. Tutto bene fino a quattro anni fà: qualche (grosso) cliente in difficoltà molto seria (assegni non onorati), “rating” nostro in discesa libera, sospetto delle banche, “Basilea 1, 2 e 3″, impegno dei beni personali (di tutti i beni personali, purtroppo, con la convinzione di farcela), anno 2008 sciagurato, fino alla chiusura brutale con la richiesta di rientro IMMEDIATO di TUTTE le linee di credito da parte di tutte le banche. Tentativo (riuscito) di salvare i posti di lavoro con affitto ad un concorrente del ramo positivo dell’azienda, patatrac totale per la mia famiglia e per me, amministratore unico e moglie segretaria. Di questi giorni la richiesta di istanza di fallimento per una piccola somma da parte di un creditore. E’ finita! Troppo giovane per la pensione (malgrado somme raguardevoli versati dal 1972 come contributi Inps e tasse), troppo anziano per poter lavorare. Con umorismo macabro ho chiesto al mio comune ufficialmente la licenza per accattonaggio. Mia moglie dice che saremo davvero sul lastrico quando cominceremo a dimagrire, cosa che non ci farà male per niente. E tante altre piccole aziende del Veneto, della Toscana, del Piemonte, miei fornitori, nella stessa situazione mia. Interi comparti di bravura e perizia artigianale stanno scomparendo.” Roberto A., Massa Martana
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