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Legge elettorale M5S: Collegio uninominale, nazionale o intermedio – Aldo Giannuli

beppegrillo.it - Gennaio 23, 2014

“Nell’incontro di oggi ci occuperemo dell’ampiezza delle circoscrizioni elettorali.
Ci sono due estremi. Il collegio uninominale, un solo candidato per ogni collegio, presente in Inghilterra e un unico collegio a livello nazionale, in cui tutti i candidati sono inclusi nel collegio nazionale, presente in Israele, poi ci sono varie soluzioni intermedie di collegi più o meno ampi.
Prima di tutto dobbiamo però sfatare un equivoco per cui il collegio uninominale si accompagna al sistema maggioritario e il sistema su lista sarebbe accoppiato al sistema proporzionale.
In realtà le cose non stanno così. Esistono sistemi proporzionali con collegi uninominali, come era per esempio al Senato in Italia, fino al 1994: i seggi venivano distribuiti proporzionalmente e poi veniva eletto il candidato all’interno di ciascun partito che aveva ottenuto la più alta percentuale nel suo collegio. Così come esistono sistemi su lista che sono maggioritari, per esempio nel caso dell’elezione del Presidente degli Stati Uniti, che tutti pensano essere eletto direttamente dal popolo, non è così, è eletto dall’assemblea dei grandi elettori. Ogni Stato ha un certo numero di grandi elettori, il candidato che prende un voto più degli altri si aggiudica tutti i grandi elettori dello Stato. Quindi esistono sia sistemi uninominali maggioritari sia uninominali proporzionali e sistemi su lista proporzionali e sistemi su lista maggioritari.
Quali sono i vantaggi e difetti di ciascuna di queste scelte?
Il sistema uninominale avvicina l’eletto al suo collegio, al suo elettorato, però comporta due svantaggi. Il primo è il maggiore condizionamento delle forze presenti in loco, per esempio è ovvio che in alcune regioni di Italia questo significa un maggiore peso di organizzazioni criminali. Viceversa il sistema nazionale unico tende a allontanare l’eletto dal territorio, però produce una classe dirigente tendenzialmente di livello culturale maggiore e più distaccata da interessi settoriali o particolari territoriali.
Il sistema uninominale sperimentato dal 1994 al 2001 ha spinto all’aumento delle richieste di natura creditoriale, come trasformare un paese in capoluogo di provincia, oppure costruire l’ennesimo aeroporto per dare più importanza al proprio collegio, per venire in contro alle esigenze, o istituire una università, in una località secondaria. Sempre con l’ottica del creare posti di lavoro, vantaggi, facilitazioni, per il proprio collegio elettorale. Quindi da un lato avvicina l’eletto ai suoi elettori, dall’altro spinge verso il particolarismo territoriale. Al contrario, il sistema nazionale, del collegio unico nazionale, comporta invece una classe politica sicuramente di livello maggiore e meno influenzabile dalle richieste particolaristiche territoriali, ma nello stesso tempo lo allontana, lo rende più molto autonomo dagli elettori.
Qual è il senso di tutto questo? Molto dipende dal sistema elettorale che si adotta. Ad esempio, se c’è un recupero nel collegio unico nazionale questo non incide sulla distribuzione dei seggi, ma al massimo sul tipo di classe politica che si seleziona. Se invece non c’è un collegio unico nazionale per il recupero dei resti, che cosa succede? Più grandi sono le circoscrizioni e più facilmente le piccole liste otterranno qualche rappresentante, mentre più piccole sono le circoscrizioni e più difficile sarà per le piccole liste riuscire a entrare.
Facciamo un esempio: in un collegio che elegge cinque deputati vuole dire che il collegio che la quota piena è il venti per cento. Se c’è un recupero dei resti si può dire che il 10 e mezzo – 11 per cento è una quota con cui si riesce a entrare, ma un partito che ha un 10 -11 per cento in una circoscrizione è un grande partito o è un partito a insediamento locale come la Lega. Riassumendo: collegi piccoli spingono al sindacalismo territoriale e a legare di più il deputato al contesto che lo ha espresso, di solito produce una classe politica di livello più basso, ma più legata alle tradizioni e interessi locali. Il collegio unico nazionale screma una classe politica di profilo più alto, ma nello stesso tempo più autonoma dall’elettorato, il collegio di dimensioni medie tende in qualche modo a mediare tra le due cose, magari con il recupero in un collegio unico nazionale.
Quindi la domanda è questa: quale collegio dobbiamo scegliere? Qui abbiamo tre ipotesi: uninominale, collegio unico nazionale o collegio intermedio. Aldo Giannuli

La prossima settimana ci sarà la consultazione sul blog sul tipo di collegio.

Approfondimenti:
Il blog di Aldo Giannuli
Legge elettorale M5S: Proporzionale o maggioritario
Sul Collegio uninominale
Sul Collegio unico nazionale

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