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Legge elettorale “ad movimentum” – Aldo Giannuli

beppegrillo.it - Agosto 4, 2012
Legge elettorale “ad movimentum”
(10:30)

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“Quando c’era il sistema proporzionale, quest’ultimo ha retto questo Paese per mezzo secolo, con piccolissime correzioni ogni tanto, oggi siamo alla terza riforma elettorale in meno di 20 anni, nessun Paese in 20 anni cambia tre volte il suo sistema elettorale, perché? Già questa è una patologia! Perché il sistema proporzionale era un sistema neutro che non favoriva nessuno e garantiva tutti, quindi in qualche modo era un sistema che esprimeva una certa filosofia politica, cioè che il Parlamento dovesse rispecchiare il Paese nel modo più fedele possibile. Nel momento in cui abbiamo cominciato a introdurre il maggioritario, abbiamo introdotto meccanismi distorsivi della volontà popolare, per dare a qualcuno dei giocatori più di quello che dovrebbe avere.” Aldo Giannuli

Intervista Aldo Giannuli, Professore di Storia contemporanea presso la facoltà di Scienze politiche dell’Università statale di Milano.

Le coalizioni risultano indebolite (espandi | comprimi)
Per capire il dibattito sulla legge elettorale dobbiamo partire da alcuni dati, da alcuni numeri, in fondo le leggi elettorali si occupano di numeri. Abbiamo una Camera di 630 deputati, questo significa che la maggioranza è di 316 seggi, però è esperienza ormai consolidata che un margine di sicurezza di almeno altri 10 seggi è necessario, perché nessun governo che abbia avuto meno di 320 voti alla Camera è mai durato più di 3, 4 mesi. Quindi il margine di sicurezza sarebbe 326. Allo stato attuale la situazione è questa: la legge prevede che la coalizione, il gruppo di partiti che si presenta insieme che vince anche pure di un solo voto su tutti gli altri, si aggiudica 340 seggi, quindi ben di più dei 326. Gli altri 290 seggi vengono distribuiti tra tutte le liste che abbiano superato il 4%, oppure lista che ha avuto il 2% all’interno di qualche coalizione. A parte il premio di maggioranza, c’è sempre una certa quantità di seggi che vanno redistribuiti tra i partiti che hanno superato il quoziente, naturalmente in proporzione ai voti che hanno, ai danni di quei partiti che, come fu nel 2008 per Rifondazione Comunista e la Sinistra Arcobaleno, non raggiungono il quoziente e disperdono i voti. Attualmente il premio è 340 seggi a cui però si aggiungono sempre quegli 8/9/10 seggi tolti dai partiti che non hanno raggiunto il quoziente, gli altri si ripartiscono quello che resta.
Allo stato attuale, a differenza del passato dove le due maggiori coalizioni ottenevano la quasi totalità dei voti, superavano nettamente l’85% dei voti, qualche volta il 90, i due partiti maggiori e le coalizioni risultano fortemente indebolite, sia per l’emergere del Movimento Cinque Stelle, sia perché c’è un problema di tenuta delle coalizioni. Fare una previsione in queste condizioni è difficilissimo, non sappiamo con quale legge voteremo, non sappiamo quali partiti si stanno formando, quali coalizioni, non sappiamo neanche come reagirà, l’elettorato. Possiamo fare solo previsioni estremamente aleatorie che però, attenzione, hanno un loro valore, perché l’atteggiamento dei partiti oggi è determinato in qualche modo dai sondaggi di opinione e dai conti che su questi si possono fare. Magari le cose andranno diversamente, ma i sondaggi dicono che c’è un’area abbastanza grossa, non coalizzabile con altre forze politiche, che è il Movimento Cinque Stelle più o meno accreditato da noi al 14% dei voti, poi esiste un’area di centro che fa riferimento all’Udc con il gruppo di Fini e di Rutelli, sostanzialmente non si schiodano dal 6/8% allo stato attuale, c’è una destra, il Pdl appoggiato a quanto pare dall’esterno, dalla Lega che non presenterebbe le sue liste in queste elezioni, poi una coalizione tra Partito Democratico e Sel, a cui invece non aderirebbe l’Italia dei Valori di Di Pietro, rispetto alla quale invece si vanno aggregando altri gruppi minori.
Poi ci sono come al solito delle liste locali riescono a ottenere della rappresentanza, altre piccole liste che hanno 0,5/0,6/0,7% dei voti, ovviamente non riescono.

La distribuzione dei seggi (espandi | comprimi)
La situazione è questa, per il sistema dei partiti c’è un intruso, che è il Movimento Cinque Stelle che fa riferimento a Grillo che rappresenta un gruppo non comprimibile e non alleabile a nessuno. Il Pdl sa di non avere speranze di vincere, presuppone un sostanziale recupero del Pdl rispetto all’emorragia subita in questi ultimi due annianni e un buon tasso di voti della Lega, tutte e due condizioni da vedere. Il Pdl sostanzialmente gioca su una carta che nessuno abbia la maggioranza, per tornare al governo di grande maggioranza nazionale, di vasta intesa che attualmente c’è, per restare nel gioco. Viceversa il Partito Democratico che è quello che sente di avere più speranze, non so se poi succederà perché bisogna vedere quale geografia elettorale ci sarà, come voterà l’elettorato, bisogna tenere presente che anche il PD può avere emorragie verso Cinque Stelle e Idv, bisogna capire se l’Udc si allea oppure diventa un polo a sé stante e competitivo, tutte cose da vedere, ma comunque il PD che ragiona sugli attuali sondaggi, ha interesse al premio di maggioranza più alto possibile, in modo da avere una maggioranza assoluta di seggi che gli permetterebbe di governare da solo o comunque di avere un potere contrattuale molto forte nei confronti degli altri.
Oppure, e questo sarebbe veramente molto più comodo, lasciare tutto come sta, il porcellum che gli darebbe 346 seggi e quindi non avrebbe nessun problema. Con un premio di maggioranza del 10% di 63 seggi, la situazione sarebbe questa: il PD si fermerebbe a 281 seggi con i suoi alleati e quindi quasi una cinquantina di seggi sotto la soglia di maggioranza, comunque 35 seggi sotto il minimo indispensabile numerico quei 316 seggi, tutti gli altri ovviamente otterrebbero di più rispetto a quello che gli dà il porcellum, l’attuale sistema, il Movimento Cinque Stelle prenderebbe in questo caso 70 seggi, Di Pietro 35, l’Udc 52, il Pdl 188. Quindi la battaglia qual è? Tra il PD che punta a avere una maggioranza autosufficiente, a trasformare il suo 37/38% in un 54% di seggi, la destra e l’Udc che puntano invece a fare sì che questo non accada e che il PD sia costretto a coalizzarsi con loro, cioè a ripetere l’esperimento del Governo Monti.

I giochi politici (espandi | comprimi)
Va detto che in questo senso anche il Presidente Napolitano mostra molta simpatia per un’ipotesi di prosecuzione di un governo di vaste intese con la formula Monti, quindi il motivo dello scontro è tutto qui e qui c’è una riflessione che dobbiamo fare. Quando c’era il sistema proporzionale, quest’ultimo ha retto questo paese per mezzo secolo, con piccolissime correzioni ogni tanto, oggi siamo alla terza riforma elettorale in meno di 20 anni, nessun Paese in 20 anni cambia tre volte il suo sistema elettorale, perché? Già questa è una patologia! Perché il sistema proporzionale era un sistema neutro che non favoriva nessuno e garantiva tutti, quindi in qualche modo era un sistema che esprimeva una certa filosofia politica, cioè che il Parlamento dovesse rispecchiare il paese nel modo più fedele possibile. Nel momento in cui abbiamo cominciato a introdurre il maggioritario, abbiamo introdotto meccanismi distorsivi della volontà popolare, per dare a qualcuno dei giocatori più di quello che dovrebbe avere, il risultato qual è stato? Che ciascun giocatore ha cercato di avere il meccanismo distorsivo più favorevole a sé, per esempio la destra è tradizionalmente più compatta, più coesa e quindi premia piuttosto il singolo partito che la coalizione ed è per il turno unico, la sinistra, che da sempre, è più frammentata, più divisa, deve mediare tra più gruppi, da sempre invece ha puntato sulla coalizione e ha sempre proposto il doppio turno in modo da ottenere che anche quelle parti di sinistra che non sono disposte a allearsi, al secondo turno quando si tratta di scegliere, obtorto collo votano per il PD. Ecco perché siamo a questo scontro, lo scontro è tra due schieramenti ciascuno dei quali cerca di ottenere la legge elettorale più favorevole a sé per i suoi giochi politici, naturalmente poi tra cinque anni gli equilibri cambieranno e qualcuno chiederà di cambiare ancora una volta la legge elettorale!

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