di Paolo Ermani – Occorre cambiare paradigma e modalità, ma si può fare: gli agricoltori possono centrare due obiettivi e cioè sia ottenere raccolti più abbondanti che contribuire a rallentare i cambiamenti climatici.
Come? Lo spiegano due studi recenti che affrontano anche un aspetto cruciale del problema. Finora è risultato chiaro che l’agricoltura è a rischio proprio a causa del riscaldamento globale e del clima impazzito causato in gran parte dall’enorme quantità di combustibili fossili globalmente utilizzati; ma è risultato anche chiaro che la stessa agricoltura, quella intensiva e basata sulla chimica tossica, favorisce proprio i problemi di cui è vittima e questo a causa dell’uso smodato di fonti fossili, pesticidi ed erbicidi.
Ricercatori americani hanno pubblicato un articolo sulla rivista Science Advances dove spiegano di avere individuato una serie di pratiche agricole ben definite che, se adottate su larga scala, potrebbero catturare abbastanza carbonio dall’atmosfera e stoccarlo nel suolo in quantità e proporzioni che farebbero una differenza significativa.
Secondo questi autori, basterebbero semplici approcci (la copertura delle coltivazioni, un più sapiente utilizzo degli animali al pascolo, la semina di legumi nei terreni da pascolo, eccetera), se accompagnati da importanti riduzioni nelle emissioni di anidride carbonica, per “sequestrare” fino a 1,78 miliardi di tonnellate di carbonio dall’atmosfera, portandole al suolo, abbassando la temperatura di circa 0,26°C. Dal 1880 le temperature medie globali sono già aumentate di circa 1°C.
I ricercatori suggeriscono anche che gli agricoltori potrebbero aggiungere biochar (ottenuto per pirolisi dalle biomasse) al suolo per ridurre il riscaldamento globale di 0,46°C.
«Ogni volta che si aumenta il contenuto organico dei suoli, in genere si aumentano anche la fertilità, la capacità di trattenere acqua, la sostenibilità, si diminuisce l’erosione e si accresce la resilienza nei confronti dei cambiamenti climatici» ha spiegato Whendee Silver, esperto di ecologia degli ecosistemi alla University of California di Berkeley e co-autore dello studio.
C’è poi un altro studio importante, condotto da scienziati di cinque nazioni e pubblicato sulla rivista Nature Sustainability secondo cui le pratiche agricole che rispettano l’ambiente permettono di ottenere raccolti maggiori e a costi più bassi. Peraltro, ciò che oggi la “scienza” annuncia viene ripetuto da anni negli ambienti dell’agricoltura sostenibile che portano avanti il biologico e le pratiche rigenerative dei suoli.
Nell’Africa occidentale, per esempio, seguendo pratiche agricole sostenibili, gli agricoltori riescono a raccogliere più manioca e mais; a Cuba 100.000 contadini hanno aumentato il raccolto del 150% riducendo i pesticidi dell’85%.
Ora sono necessarie politiche forti dei governi nel mondo per sostenere l’adozione ad ampio spettro di sistemi agricoli improntati alla sostenibilità.
L’AUTORE
Paolo Ermani – Scrittore, formatore, consulente energetico, ideatore di progetti innovativi in ambito lavorativo e ambientale. Da metà degli anni ottanta si occupa di ambiente, energie rinnovabili, risparmio energetico e idrico, uso razionale dell’energia, tecnologie appropriate a cui poi ha aggiunto tematiche relative agli stili di vita, all’economia, il lavoro, l’alimentazione, l’agricoltura, la facilitazione. Ha lavorato e si è formato nei più importanti centri europei per le tecnologie alternative. Fra le centinaia di iniziative che ha realizzato è tra i fondatori dell’associazione Paea, del giornale web Il Cambiamento e del progetto sul lavoro Ufficio di Scollocamento. E’ autore dei libri: Pensare come le montagne (scritto con Valerio Pignatta), Ufficio di Scollocamento (scritto con Simone Perotti), Solo la crisi ci può salvare (scritto con Andrea Strozzi).