di Maurizio Montalto – La ragazza col pancione. Una bottiglietta d’acqua e sapone, una spugna sono gli attrezzi del suo lavoro. Un sorriso malinconico su un volto affaticato. Nei suoi occhi la dolcezza di una mamma. Il suo rifugio è in legno di recupero, illuminato da luce naturale e dai disegni di tanti bimbi, che con i colori portano al campo la loro gioia. Eppure gli è negata persino l’acqua. Avviene a Napoli. È una storia come tante che possiamo raccontare in Italia.
Leggi discriminatorie violano i diritti umani di molti. Spingono nel degrado migliaia di persone colpevoli di povertà. Colpisce che alla vigilia della Pasqua a Roma, nella zona Prenestina, cittadini infastiditi sollecitino l’intervento delle forze dell’ordine, segnalando alcuni Bengalesi in ripari di fortuna intenti a “rubare l’acqua”, che gli è negata per legge. A Guidonia un’operazione analoga in un insediamento informale ha portato a segnalare alcuni minori rom; si erano allacciati alla rete idrica, per procurarsi l’acqua da bere e garantirsi l’igiene minima. La legge italiana vieta pure questo e lo persegue come reato. Lo sanno a Giugliano in Campania, dove l’attenzione è tale, che i problemi del territorio vanno in secondo piano e il “furto d’acqua” riceve gli onori della stampa nazionale. E poi Gallarate dove l’amministrazione è forte con i deboli.
Il 28 luglio del 2010 le Nazioni Unite dichiararono l’acqua un diritto umano. La Risoluzione stravolge un paradigma radicato nella cultura globale per la quale l’acqua è una merce e non spetta a tutti. Dovrebbe costituire il principio base di ogni norma. La rivoluzione è sostenuta col World Water Assesment Programme/UNESCO che nei suoi report annuali analizza la gestione dell’acqua nel mondo. Il tema del 2023 sono le cooperazioni e i partenariati, in sostanza il ritorno alla dimensione delle comunità; paiono più compatibili con la cura dell’acqua. Ma già nel 2019 analizzava le discriminazioni. E l’Italia evidentemente non è estranea al fenomeno.
Il Parlamento europeo prova a rimediare con la direttiva sulle acque potabili (dir. UE 2020/2184). Il Belpaese ha ratificato la norma col dlgs 2023/18. L’art. 17 impone di occuparsi dei gruppi vulnerabili tra cui senzatetto, rifugiati, individui appartenenti a culture minoritarie stanziali o nomadi. Ma poi subordina l’accesso all’acqua ad un censimento sine die delle persone e dei gruppi disagiati. Una condizione sospensiva che costituisce una barriera insormontabile alla possibilità di disporre d’acqua e di servizi igienico sanitari.
Trasforma l’accesso all’acqua da diritto umano, in una aspettativa legittima dall’effetto acquisitivo incerto. Una negazione formale e sostanziale del diritto all’esistenza. Ma l’acqua è un diritto umano, non deve essere concesso dallo Stato, va solo riconosciuto.
L’AUTORE
Maurizio Montalto – Avvocato e Giornalista pubblicista specializzato in “diritto e gestione dell’ambiente”. È il Presidente dell’Istituto italiano per gli Studi delle Politiche Ambientali e del MovimentoBlu. È stato Presidente dell’azienda per l’acqua pubblica di Napoli ABC (Acqua Bene Comune). Medaglia al merito dell’Ordine forense “per l’impegno profuso in favore dell’ambiente” è membro del Committee on Environment and Climate Change del CCBE (The Council of Bars and Law Societies of Europe). Dal 2018 cura la versione italiana del Rapporto mondiale delle Nazioni Unite sulla gestione delle risorse idriche.