di Kim Gorgens – Una lesione cerebrale traumatica, o TBI, è una rottura della funzione cerebrale causata da un colpo alla testa. Siamo abituati a sentire questa definizione, quando si parla di sportivi e atleti professionisti, dato che è il tipo di infortunio che possiamo vedere sul campo di gioco.
Ed è vero, molti atleti hanno questi problemi.
Ci sono però un particolare tipo di persone colpite da lesioni traumatiche al cervello, che non appaiono mai. Sono i detenuti. Negli ultimi sei anni, i miei colleghi ed io abbiamo fatto ricerche che hanno completamente cambiato il nostro modo di pensare il sistema della giustizia.
Quindi inizierò con una statistica scioccante: il 50-80% delle persone ospiti del sistema penitenziario ha una lesione cerebrale traumatica. Si, fino all’80%. Nella gente comune la percentuale è inferiore al 5%.
Questi tipi di traumi, insieme alle malattie mentali e all’abuso di sostanze, creano menomazioni cognitive, scarsa capacità di giudizio e scarso controllo degli impulsi.
Questo fa in modo che questi soggetti siano più facilmente arrestati e incarcerati. Spesso litigano, fanno cose stupide, come dimenticare di andare in caserma a mettere le firme obbligatorie e così vengono riarrestati. E spesso, queste persone non sanno perché questo gli succede.
Quindi, sapendo che il TBI è alla base di questi problemi, il mio team ha cercato di interrompere questo ciclo. Abbiamo creato un programma con cui valutiamo come funziona il cervello di ogni persona. In modo che possiamo cercare di capire come modificare il sistema e renderlo più sicuro.
Non stiamo trattando la lesione cerebrale, stiamo trattando il problema di fondo.
Facciamo rapidi test di screening neuropsicologici per avere un buon quadro di come pensa un detenuto. Usando queste informazioni, scriviamo due rapporti. Uno, è per il sistema, con raccomandazioni specifiche su come gestire quel detenuto. L’altro è una lettera al detenuto con suggerimenti specifici su come gestirsi da soli.
Per esempio, se il nostro risultato del test suggerisce che un partecipante ha difficoltà a ricordare le cose che sente, come quando un trauma porta a deficit del sistema della memoria uditiva, i nostri report ne tengono conto. La nostra lettera al tribunale potrebbe suggerire di dare tutte le informazioni più volte e fare in modo che il detenuto le capisca, e al detenuto diciamo, per esempio, di portare sempre con se un quaderno su cui appuntare le cose.
Ora, la cosa più importante da sottolineare è che questo programma non minimizza la responsabilità o scusa il comportamento di nessuno. Si tratta di capire perché le cose avvengono.
La percezione dei detenuti cambia, spostandosi da “sono un totale fallimento, sono un perdente” a “ecco cosa non faccio bene, ed ecco cosa devo fare al riguardo”. E il sistema arriva a comprendere come agire. Altrimenti avremo sempre persone con deficit della memoria che continuano a non presentarsi alle firme obbligatorie, e noi continueremo ad arrestarle. Non ha senso.
Da quando il programma è iniziato i detenuti di tutta l’America ci scrive, chiedendoci aiuto.
Per esempio c’è Vinny che da quando fu investito all’età di 15 anni, non ha fatto altro che entrare ed uscire di prigione. Dopo la nostra valutazione, abbiamo visto che aveva alcuni problemi di comprensione e di memoria, piuttosto significativi.
Ora Vinny ha imparato a usare la funzione di allarme e promemoria sul suo iPhone, per tenere traccia degli appuntamenti importanti, e ha una lista su cui ha appuntato le cose importanti e le cose non importanti. Gli abbiamo dato un sistema con cui può rompere i compiti difficili in piccoli pezzi più facili e gestibili. Ora Vinny è uscito di prigione da due anni, è pulito da nove mesi e recentemente è tornato al lavoro.
Ciò che colpisce è che Vinny è fuori dopo 15 anni di problemi continui.
A darci una mano ci sono persone eccezionali, come il giudice Brian Bowen. Quando ha sentito parlare di questo programma, ha visto la soluzione perfetta. Lo ha dimostrato con il veterano della Marina Mike. Il giudice Bowen ha visto la correlazione tra la storia di Mike e una caduta da 20 metri di parecchi anni prima. E invece di condannarlo a un numero sempre maggiore di giorni in carcere, il giudice raccomandò una riabilitazione professionale ed una terapia.
Da mesi Mike è tornato a lavoro, e ora sta cercando di riparare i rapporti con la sua famiglia.
In fondo questo programma ci mostra come la trasformazione è resa possibile da un cambiamento nella percezione e da alcune semplici cambiamenti. Forse non è abbastanza, lo so, ma è un piccolo spiraglio di luce.