Bondi armato di manganello, in realtà un vibratore trovato nel giardino del suo padrone, si è avventato contro gli agenti della Polizia di Stato che protestavano davanti alla Villa di Arcore per i tagli dei fondi. Il Vate(r) ha intrattenuto i poliziotti con le sue immortali poesie, iniziando dalla celebre: “A Silvio“. Bondi pensava a un arresto in massa degli ospiti, da Dell’Utri, a Cuffaro, allo stesso Berlusconi che si trovava in dolce colloquio con l’ebetino di Firenze, detto Renzi per distinguerlo da quello lombardo, detto Renzino o anche Trota. Pensava, il ministro della Cultura (non ridete… è veramente ministro), che avrebbe trascorso in futuro il suo tempo in cella a scrivere “Le mie prigioni con Berlusconi” (un libro in rima a partire dal titolo). Quando ha capito che si trattava di una questione di soldi ha tirato un sospiro di sollievo e ha chiamato Tremorti che ha confermato che non c’è un euro e che la Polizia può continuare a manganellare precari, studenti e disoccupati, ma a gratis.
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