La Cina ha realizzato un traguardo straordinario con il completamento di una vasta cintura verde di 3.046 chilometri lungo il deserto Taklimakan, il più grande del Paese. Questo intervento fa parte del progetto “Three-North Shelterbelt Forest”, avviato nel 1978 e previsto fino al 2050, con l’obiettivo di piantare 100 miliardi di alberi. Tra le specie utilizzate ci sono salici rossi e sacsaoul, piante resistenti che creano una barriera naturale contro le tempeste di sabbia e i venti aridi, migliorando così le condizioni agricole e climatiche nella regione dello Xinjiang.
Questo progetto rappresenta la più grande iniziativa di ingegneria ecologica al mondo, ma non è esente da controversie. Alcuni esperti avvertono dei rischi legati alla coltivazione di alberi non nativi in un’area naturalmente arida, evidenziando potenziali impatti negativi sulla biodiversità locale e il rischio di malattie. Nonostante le critiche, il progetto è una risposta concreta alla desertificazione che colpisce il 27% della Cina e minaccia la vita di circa 400 milioni di persone.
Il problema della desertificazione è globale e si aggrava con il cambiamento climatico e attività umane insostenibili. Le Nazioni Unite riportano che il 77,6% delle terre emerse è più secco rispetto a 30 anni fa. In Europa, Paesi come Spagna, Italia e Grecia affrontano una crescente aridità, con prospettive di crisi ambientale entro la fine del secolo.
In risposta a questa emergenza, altre nazioni stanno adottando strategie simili. L’India ha avviato progetti di riforestazione per contrastare l’erosione del suolo, mentre Paesi africani come quelli coinvolti nell’iniziativa della Grande Muraglia Verde ( ne avevamo parlato qui ) stanno lavorando per creare una barriera ecologica lungo il Sahel. Questa iniziativa mira a trasformare vaste aree desertiche in terreni coltivabili e a migliorare la sicurezza alimentare.
Nichole Barger, esperta delle Nazioni Unite, ha sottolineato che il problema non risiede nella mancanza di soluzioni, ma nella necessità di maggiore impegno politico e cooperazione internazionale. Con investimenti mirati e approcci sostenibili, è possibile mitigare gli effetti devastanti della desertificazione, contribuendo al contempo alla resilienza climatica globale.