di Giovanna Basile – Introdotta in Italia nel 1922, la giornata internazionale della donna, dalle controverse origini storiche, da allora celebra le conquiste sociali, economiche e politiche delle donne e parallelamente ricorda le discriminazioni e le violenze di cui le stesse sono state e sono ancora oggetto in molte parti del mondo, compreso il nostro Paese.
Questa ricorrenza si è progressivamente trasformata in una “festa della donna”, un evento commerciale privo del suo intrinseco significato, disinnescato del suo senso più profondo di riflessione.
La lotta della donna per la conquista del giusto spazio nella società, oggi, non può prescindere da un ripensamento sull’esistenza di una giornata che è stata, di fatto, relegata a mera commemorazione “florovivaistica” di una condizione, quella femminile, cristallizzatasi come minoritaria nella maggior parte del mondo.
La causa che ha ispirato la sua creazione: la pari dignità e uguaglianza con l’uomo è oggi più che mai urgente e solo minimamente risolta.
La giornata dell’otto Marzo potrebbe ritrovare il suo significato originario cambiando forma e assumendo una nuova carica simbolica.
Occorrerebbe abolire la “Festa della donna” e istituire, nella stessa data, la “Giornata internazionale dell’uguaglianza tra uomini e donne”.
Nel 2021 inviai una petizione che racchiudeva questo proposito. Venne annunciata alla Camera dei Deputati (con il numero 786) e assegnata alla Commissione affari istituzionali. Ora giace in qualche scaffale a Montecitorio.
La consegno oggi al Blog di Beppe, perché ne possiate essere contaminati. Certamente si tratta di un’iniziativa che dovrebbe essere portata avanti a livello internazionale (ONU). L’Italia potrebbe diventarne promotrice. Un nuovo Rinascimento.
Ricordo che nel testo della petizione, mi premurai di suggerire le consuete clausole di invarianza finanziaria ai sensi delle quali l’attuazione della legge “non comporta nuovi e maggiori oneri per la finanza pubblica” e di auspicare un coinvolgimento delle istituzioni tutte, scolastiche soprattutto, a procedere nell’ambito delle risorse umane strumentali e finanziarie disponibili a legislazione vigente.
Perché c’è una buona notizia… Nel mondo caratterizzato dalla scarsezza delle risorse, i diritti non lo sono. Si possono confermare, ampliare, aggiornare, ridefinire, approfondire, ma soprattutto applicare! E sono loro il vero motore immateriale dello sviluppo della società e dell’economia dell’Unione Europea, Italia compresa. Principi e diritti che non sono solo formali, ma devono essere sostanziali.
Con l’entrata in vigore del Trattato di Lisbona, nel dicembre 2009, la Carta dei diritti fondamentali dell’Unione europea entra a far parte del diritto primario dell’Unione.
L’ art. 23 sancisce che: “La parità tra donne e uomini deve essere assicurata in tutti i campi, compreso in materia di occupazione, di lavoro e di retribuzione” e giustamente, ai fini dell’effettività e dell’equità, aggiunge che “Il principio della parità non osta al mantenimento o all’adozione di misure che prevedano vantaggi specifici a favore del sesso sottorappresentato”.
Nell’attesa che si sviluppi una cultura delle pari opportunità, soprattutto tra uomini e donne, ben vengano le quote rosa.
Forse ne servirebbero di rosse.
Make it Good!
L’AUTORE
Giovanna Basile – Candidata per il MoVimento 5 Stelle alle Elezioni Europee 2024, Circoscrizione Italia Centrale. Mamma di due figli italo inglesi, bocconiana, appassionata di Cinque Stelle dal 2011. Di formazione economica, ma appassionata dello studio del diritto. Dopo la laurea, ho lavorato alcuni anni nel settore finanziario a Londra e nel campo della comunicazione aziendale a Milano, per poi cimentarmi come piccola imprenditrice per lungo tempo. Ho appena concluso un Master di II livello in “European Union law and policy” all’Università LUISS di Roma. Dall’inizio del 2022 mi occupo dell’attuazione di una Misura del PNRR per una PA.