di Fabrizio Paonessa
Negli ultimi anni, grazie ai fondi del PNRR, Comuni, Regioni e Ministeri hanno speso miliardi per “digitalizzare” i servizi. Ma che cosa significa davvero questa parola che viene ripetuta come una formula magica? Nella pratica, digitalizzare in molti casi ha voluto dire prendere i vecchi moduli cartacei della Pubblica Amministrazione e trasformarli in un PDF (cioè un file elettronico che riproduce lo stesso foglio stampato) oppure in una pagina web che imita il modulo di carta. Cambia il contenitore, ma non la sostanza. Le regole, i tempi e i procedimenti rimangono identici.
Il Piano Nazionale di Ripresa e Resilienza (PNRR) destina una parte significativa delle sue risorse alla transizione digitale. Nello specifico, la Missione 1, Componente 1 (M1C1) titolata “Digitalizzazione, innovazione e sicurezza nella PA” ha una dotazione di 6,74 miliardi di euro. Questi fondi sono finalizzati a modernizzare le infrastrutture digitali (es. cloud), migliorare l’interoperabilità dei dati tra amministrazioni e digitalizzare i principali servizi al cittadino. Per il cittadino, questo significa che invece di andare allo sportello del Comune con un faldone, oggi deve caricare gli stessi documenti online. È cambiata la forma, non la sostanza. La fila allo sportello si è trasformata in fila sullo schermo del computer. In questo modo i problemi della burocrazia non sono stati risolti, ma solo scannerizzati e messi online. Questa è la cosiddetta digitalizzazione-fotocopia: un’operazione che rischia di trasformare miliardi di euro in un gigantesco archivio elettronico della burocrazia, senza renderla più veloce né più vicina ai cittadini.
L’analisi dell’indice DESI (Digital Economy and Society Index) 2023 della Commissione Europea conferma questa percezione. Sebbene l’Italia mostri progressi, si classifica ancora al 18° posto su 27 Stati membri. In particolare, nel campo dei “Servizi Pubblici Digitali”, l’Italia è al di sotto della media UE per quanto riguarda la percentuale di utenti che interagiscono online con la PA. Questo suggerisce che la semplice messa online dei servizi non è sufficiente a garantirne un’adozione e un utilizzo efficaci, supportando la tesi della “digitalizzazione-fotocopia”.
La crepa da cui entra la luce
La vera innovazione non è riprodurre in digitale ciò che già esiste, ma cambiare il modo stesso in cui l’amministrazione funziona. Prendiamo una buca stradale. Oggi, se la trovi davanti casa, devi segnalarla tu, telefonata al Comune, mail o modulo online. Poi devi aspettare. Con la Transizione Cognitiva la scena cambia, la città stessa la vede, la segnala e organizza la riparazione senza aspettare che sia il cittadino a farlo.
Come? I mezzi pubblici come autobus, camion dei rifiuti e spazzatrici hanno a bordo telecamere e sensori. Ogni volta che passano, raccolgono immagini della strada. Un software di intelligenza artificiale analizza queste immagini e riconosce se si tratta di una crepa superficiale o di una buca profonda. Il GPS registra la posizione esatta e l’ordine di lavoro viene subito assegnato alla squadra di manutenzione. Quando l’intervento è concluso, altre telecamere verificano che la buca sia stata chiusa. Tutto avviene in automatico, in tempi rapidi e senza segnalazioni manuali.
Che cos’è la Transizione Cognitiva
La Transizione Cognitiva è un concetto che ho coniato e attivato dopo anni di ricerca e sperimentazione. È il passo successivo alla digitalizzazione. Significa costruire amministrazioni che non si limitano a registrare e archiviare, ma che imparano a intuire, a prevedere e ad agire. In altre parole, non solo rispondere a un problema ma accorgersi che il problema sta per nascere.
I rifiuti abbandonati e la pattern recognition
Pensiamo a un altro esempio, i rifiuti abbandonati. Oggi, se qualcuno lascia un sacco fuori dal cassonetto, serve una telefonata al Comune o una segnalazione tramite app. Con la Transizione Cognitiva non è più così, perché i mezzi in servizio se ne accorgono da soli. Qui entra in gioco la cosiddetta pattern recognition, che in italiano significa “riconoscimento di schemi”. È la capacità dell’intelligenza artificiale di riconoscere forme e situazioni ricorrenti, un po’ come fa il nostro cervello.
Per spiegarlo in modo semplice, pensiamo a un bambino che impara a distinguere un gatto da un cane. Non legge una definizione sul libro, guarda tante foto finché riesce a riconoscerli da solo. L’IA funziona nello stesso modo, viene “allenata” con migliaia di immagini di cassonetti vuoti, pieni, ordinati e con sacchi abbandonati accanto. Quando la telecamera del camion inquadra un cassonetto, il software confronta quell’immagine con ciò che ha imparato e capisce se c’è un’anomalia. Se vede un sacco abbandonato, lo segnala automaticamente con posizione GPS e foto allegata, inviando la segnalazione alla squadra giusta.
La differenza rispetto a un sensore tradizionale è enorme. Un sensore ti dice solo “il cassonetto è pieno all’80%”. L’IA con pattern recognition invece vede la scena, distingue se c’è un sacco lasciato male o se è semplicemente una borsa appoggiata. È come avere occhi intelligenti che non si limitano a contare, ma capiscono cosa sta succedendo.
Permessi edilizi e alluvioni
Lo stesso principio vale per i permessi edilizi. Oggi servono settimane di attesa e passaggi tra uffici. Con la Transizione Cognitiva, il progetto caricato online viene confrontato subito con il modello 3D della città, con i vincoli storici e ambientali e con le norme edilizie. Se è conforme, l’autorizzazione arriva senza ritardi. Se non lo è, il sistema spiega chiaramente cosa non va e propone come correggerlo. E ancora, pensiamo a un’alluvione. In una città tradizionale ci si accorge del problema quando l’acqua è già in strada. In una città cognitiva, invece, sensori e modelli meteo avvertono in anticipo. Il Gemello Cognitivo Urbano mette insieme tutti i dati, simula diversi scenari e attiva subito la soluzione migliore, regolare i semafori, deviare il traffico, avvisare solo i residenti a rischio, alzare le paratie. L’alluvione, in questo modo, viene gestita prima ancora di trasformarsi in emergenza.
Una nuova leadership
Per guidare questa trasformazione servono amministratori con una mentalità nuova. Non più burocrati che inseguono emergenze, ma leader capaci di leggere i dati come un astronauta guarda la Terra dall’alto, intuendo i problemi prima che esplodano e prevenendoli con decisioni rapide. Non gestori del passato, ma piloti del futuro.
L’invito
La Transizione Cognitiva non è un’idea astratta, è un cantiere già aperto. Ho visto autobus, camion e spazzatrici trasformarsi in sentinelle intelligenti, capaci di vedere e capire ciò che prima era invisibile. Abbiamo già decifrato il genoma e il linguaggio delle stelle. Oggi dobbiamo decifrare il codice della città, la nostra creazione più grande. È tempo di smettere di duplicare la burocrazia in PDF e pagine web e costruire comunità che pensano, prevedono e agiscono.
La transizione è supportata da un trend economico globale. Secondo un report di MarketsandMarkets, il mercato globale dell’intelligenza artificiale (AI) nel settore delle smart city è stato valutato a diversi miliardi di dollari e si prevede che crescerà con un tasso di crescita annuale composto (CAGR) superiore al 25% nei prossimi anni. Questa crescita esponenziale è trainata proprio dalla necessità di passare da una gestione urbana reattiva a un modello proattivo e predittivo, basato sull’analisi dei dati in tempo reale, esattamente come per la Transizione Cognitiva. Il futuro non chiede permesso. È già qui, e non aspetta nessuno.
L’AUTORE
Fabrizio Paonessa – Uno dei principali innovatori nel campo dell’Intelligenza Artificiale, delle Smart Cities, dello Smart Waste Management, del Big Data e dell’IoT. Ha sviluppato e brevettato tecnologie avanzate per ambiente, catasto e monitoraggio urbano, rivoluzionando la gestione del territorio e dei servizi pubblici. È il pioniere che ha coniato e avviato il concetto di “Transizione Cognitiva” nelle imprese e nelle amministrazioni pubbliche: un paradigma che supera la semplice digitalizzazione e introduce sistemi capaci di pensare, intuire e predire scenari, trasformando i dati in intelligenza operativa. Trasforma AI e dati in soluzioni per smart governance e sostenibilità digitale, guidando progetti che integrano intelligenza artificiale, computer vision, gemelli digitali cognitivi e piattaforme urbane intelligenti. Speaker istituzionale e autore, porta la sua visione in conferenze, università e tavoli decisionali, contribuendo alla costruzione di un futuro più consapevole, intelligente e connesso.





