di Fabio Nottebella – Stupore, meraviglia, gioia, amore. Sono solo alcune delle emozioni che probabilmente in molti avranno provato aprendo i social e i giornali e osservando le immagini riportate anche in questo articolo. Dopo oltre due decenni di lavori, possiamo dire che il 12 luglio è stata infatti una giornata storica per la comunità astronomica.
In questa data, quando in Italia era da poco passata la mezzanotte, alla presenza del presidente degli Stati Uniti Joe Biden, il Direttore della NASA Bill Nelson ha diffuso la prima immagine ottenuta grazie alla camera NIRcam che osserva nel vicino infrarosso e montata sul telescopio spaziale James Webb.
Si tratta di un’immagine eccezionale e storica.
E’ infatti la rappresentazione scientifica più profonda mai osservata negli infrarossi. Non è “nient’altro” che una piccolissima porzione di universo (in proporzione come se tenessimo sul dito un granello di sabbia e lo puntassimo verso il cielo, ecco, questa è la parte “fotografata”) ma con un’infinità di oggetti: migliaia di galassie distanti fino a 13 miliardi di anni luce da noi e miliardi di stelle (e chissà quanti pianeti orbitanti attorno a quelle stelle!).
Ma non basta. Sempre nel pomeriggio del 12 luglio, la NASA ha diffuso ulteriori immagini frutto di questi primi mesi di lavoro di James Webb (ricordiamo che il telescopio ha raggiunto il suo punto di osservazione a circa 1,5 milioni di km da noi nella seconda metà dello scorso gennaio).
Le seconda immagine (di seguito) rappresenta ad esempio lo spettro più dettagliato di un esopianeta mai ottenuto fino ad ora. Un esopianeta, ricordiamo, è un pianeta che orbita attorno ad una stella diversa dal Sole. Il pianeta in questione si chiama “WASP-96 b” ed orbita attorno ad una stella che si trova a circa 1.150 anni luce da noi. E’ un pianeta grande più o meno come Giove ma con la metà della sua massa e, cosa più affascinante, c’è acqua nella sua atmosfera!
La terza immagine è invece una vera e propria opera d’arte. Si tratta della nebulosa Carena, un’incubatrice di stelle neonate e in formazione a circa 7.600 anni luce di distanza. In questi enormi ammassi di polvere cosmica infatti nascono le stelle. La materia che osservate tende ad addensarsi verso un punto grazie alla spinta della forza di gravità e, man mano che si accumula, si riscalda fino a innescare le reazioni di fusione termonucleare con la trasformazione dell’idrogeno in elio: ecco nascere una stella!
La quarta immagine costituisce il cosiddetto “quintetto di Stephan”, un gruppo compatto di quattro galassie che si trova a circa 290 milioni di anni luce di distanza. Tre di queste galassia, (quelle più vicine nella parte superiore dell’immagine), sono legate tra di loro gravitazionalmente.
Ed infine abbiamo la quinta immagine: una rappresentazione pazzesca della nebulosa Anello Meridionale. La nube che vedete nasce da una stella, dalle dimensioni simili al nostro Sole, che, nella fase finale della propria vita, rilascia materia nello spazio circostante.
Prendetevi quindi un momento per guardarle con attenzione e stupitevi. Stupitevi nel concepire l’idea che dietro quei minuscoli lampi di luce ci sono galassie, ognuna delle quali contiene miliardi di stelle. Stelle attorno alle quali orbitano pianeti, magari qualcuno anche simile per caratteristiche alla nostra Terra.
No, non sono semplici “foto” (per quanto bellissime) ma sono un enorme patrimonio di dati scientifici che, una volta studiati ed analizzati, ci diranno molto di più su chi siamo e da dove veniamo. E siamo solo all’inizio! Che dire dunque se non “buon lavoro James Webb”.
Ad Astra!
L’AUTORE
Fabio Nottebella è un professionista nell’ambito delle risorse umane e un divulgatore scientifico in campo astronomico. Studioso delle lune ghiacciate, collabora con l’Osservatorio Astronomico della Regione Autonoma Valle d’Aosta per il quale cura una serie di rubriche a tema Sistema Solare. E’ autore del libro “C’è vita nel Sistema Solare? Encelado” edito da Scienza Express Edizioni.