Questa settimana, circa 180.000 persone si sono riunite ad Abu Dhabi per l’ADIPEC, il principale evento globale dell’industria petrolifera e del gas. L’edizione di quest’anno ha messo al centro del dibattito l’intreccio tra intelligenza artificiale (IA) ed energia, una tematica che sta assumendo sempre più rilevanza nel settore. Prima dell’inizio dell’evento, Sultan Al Jaber, amministratore delegato della compagnia petrolifera nazionale ADNOC, ha ospitato un incontro privato con leader di spicco della tecnologia e dell’energia, segnale della crescente convergenza tra questi settori. Un’indagine su 400 dirigenti di energia, tecnologia e finanza ha evidenziato che l’IA potrebbe rivoluzionare il settore energetico, migliorando l’efficienza operativa e contribuendo alla riduzione delle emissioni di gas serra.
Nonostante questa prospettiva di lungo termine, molti leader del settore energetico cercano benefici più immediati dall’IA, soprattutto in risposta alla crescente domanda di energia da parte dei colossi tecnologici. “Gli hyperscaler stanno alimentando una domanda incredibile di gas naturale in questo momento”, ha dichiarato Murray Auchincloss, CEO di BP, a fine ottobre. Anche Mike Wirth, CEO di Chevron, ha osservato che i progressi dell’IA non dipenderanno solo dai laboratori della Silicon Valley, ma anche dai giacimenti di gas del bacino Permiano. Tuttavia, resta da vedere quanto durerà questa collaborazione tra i giganti della tecnologia e le compagnie petrolifere.
L’industria del petrolio e del gas ha recentemente subito forti pressioni. L’aumento della produzione nelle Americhe, combinato a una domanda debole dalla Cina, ha portato a un calo dei prezzi del petrolio, nonostante le tensioni in Medio Oriente. Colossi come BP e Chevron hanno registrato utili trimestrali deludenti, a causa di un prezzo del petrolio inferiore di circa il 15% rispetto all’anno precedente.
Il boom dell’IA, tuttavia, potrebbe fornire un sollievo temporaneo, in particolare grazie alla crescente domanda di gas naturale per alimentare i data center. Goldman Sachs stima che l’espansione dei data center negli Stati Uniti richiederà circa 47 gigawatt (GW) di nuova capacità energetica entro il 2030, con il 60% proveniente da gas naturale e il restante 40% da fonti rinnovabili come eolico e solare. La banca prevede che il mercato globale del gas possa crescere del 50% nei prossimi cinque anni.
Nonostante questo, i giganti tecnologici che stanno guidando la rivoluzione dell’IA si sono impegnati pubblicamente a raggiungere emissioni nette zero di gas serra, un obiettivo difficile da conciliare con l’uso massiccio di gas naturale per alimentare i data center. Un esempio emblematico viene dal sud degli Stati Uniti, dove un’azienda locale ha cercato di ottenere l’approvazione per nuovi impianti a gas. Una coalizione di aziende tecnologiche ha minacciato di spostare i propri data center in un altro stato, a meno che non fosse stata garantita energia pulita.
La situazione è resa ancora più complessa dalle crescenti evidenze che dimostrano come il gas naturale potrebbe essere più dannoso per l’ambiente di quanto inizialmente sostenuto dall’industria. Sebbene la combustione del gas emetta circa la metà dei gas serra rispetto al carbone, questa affermazione non considera le emissioni legate alla produzione e al trasporto del gas stesso. Il rilascio e la combustione del metano, un gas serra molto più potente della CO2, rappresentano una sfida critica.
Alcuni dei principali attori del settore petrolifero e del gas hanno promesso di ridurre le emissioni di metano, ma i risultati finora sono stati limitati. La Banca Mondiale ha rilevato che le emissioni di metano dalla combustione nell’industria petrolifera e del gas sono aumentate del 7% dal 2022 al 2023. L’Environmental Defence Fund ha inoltre stimato che le emissioni di metano nel settore americano del petrolio e del gas siano quattro volte superiori a quelle riportate dall’Agenzia per la protezione dell’ambiente (EPA).
Questa situazione pone le aziende tecnologiche di fronte a un dilemma: per rimanere competitive nella corsa all’intelligenza artificiale, potrebbero essere costrette a fare compromessi sui loro ambiziosi obiettivi climatici, o almeno a posticiparli. Anche qualora riuscissero a evitare questi compromessi, il loro crescente utilizzo di energia rinnovabile potrebbe lasciare ad altre industrie il compito di affidarsi ancora al gas naturale per un periodo più lungo del previsto. Non sorprende, quindi, che molte aziende tecnologiche stiano intensificando gli investimenti nello sviluppo di fonti di energia rinnovabile. Microsoft, uno dei principali hyperscaler, ha recentemente siglato un accordo da 10 miliardi di dollari con Brookfield per sviluppare oltre 10 GW di energia rinnovabile destinata ad alimentare i propri data center, e ulteriori accordi simili sono all’orizzonte.
In questo scenario, i giganti del petrolio sembrano destinati a trarre vantaggio dal boom dell’intelligenza artificiale, posizionandosi tra i maggiori beneficiari della nuova era digitale.