di Sergio Bellucci – “Non si può giudicare un uomo dall’idea che egli ha di sé stesso, così non si può giudicare una simile rivoluzione con la coscienza che sa di sé stessa”, così ci ammoniva Karl Marx nel 1859. Credo che se questo valesse per la grande rivoluzione industriale, per la rivoluzione digitale questa cosa sia enormemente più grande.
Nel 2011 lo storico Ian Moris realizzò il grafico a lato, che descrive lo sviluppo delle società umane dal 10.000 a.C. ad oggi. Come vedete, lo sviluppo delle società umane è sostanzialmente lineare per 12.000 anni, e poi improvvisamente il digitale fa schizzare in alto tutti i dati dello sviluppo umano. Se dovessimo utilizzare lo schema dei metodi della scienza complessa, il punto di rottura, quello in cui la linea si impenna, viene chiamato: biforcazione catastrofica. Significa che il sistema è andato fuori controllo.
E ci sono numerosi esempi che potremmo citare, come la popolazione mondiale, che attualmente ammonta a circa otto miliardi di persone, oppure il PIL mondiale e lo sviluppo dei dati nel mondo. Come possiamo vedere dai grafici, anche il rapporto di sviluppo dei dati tra quelli strutturati e quelli non strutturati, noti come ‘Big Data’, è perfettamente in linea con lo schema proposto da Moris. Stessa cosa con l’aumento dell’importanza dei video a partire dal 2010 e con la massa monetaria, negli Stati Uniti e in Europa.
Anche i valori delle aziende che operano in questo settore sono aumentati notevolmente, con alcune aziende che hanno capitalizzazioni di mercato paragonabili a quelle di interi stati, non solo del mondo africano, ma anche del G7. Prendiamo l’esempio di APPLE:
Queste potenze stanno sicuramente sfuggendo al controllo che abbiamo conosciuto fino ad oggi.
Per utilizzare uno schema di aritmetica, l’ex amministratore delegato di Google ci dice che dall’inizio della storia fino al 2003, l’umanità ha prodotto circa 5 exabyte di dati (5 * 10 ^ 18), equivalenti a un milione di terabyte. Oggi, produciamo circa 5 exabyte di dati in soli due giorni o forse meno.
Naturalmente, gran parte di questi dati riguardano gattini, saluti e altre cose strane, ma la quantità di conoscenza che si sta accumulando in un brevissimo periodo di tempo è impensabile rispetto a solo pochi anni fa.
Gli impatti sul mondo del lavoro sono significativi. Prendiamo l’esempio di Walmart, l’ultima grande azienda dell’era industriale. Nel 2017, era capitalizzata per circa 300 miliardi di dollari, aveva 2.300.000 dipendenti e generava 120.000 dollari per ogni dipendente. Invece, nel 2014, WhatsApp è stata acquisita da Facebook per un valore di 345 milioni di dollari per ogni dipendente, con solo 55 dipendenti.
Questo processo di trasformazione digitale è basato su tre fattori principali: l’ubiquità dei processi, la potenza dell’esponenzialità che abbiamo visto e l’ibridazione, ovvero la connessione tra segmenti diversi. Quando parliamo di ubiquità, ci riferiamo a fenomeni che abbracciano vari ambiti, come l’emergere dei gemelli digitali nella produzione 4.0, l’avvento dei cicli materiali e la creazione di moneta al di fuori del circuito tradizionale delle banche centrali.
Sul piano cognitivo, l’avvento dell’ipertesto ha segnato un passaggio dalla cultura testuale alla cultura ipertestuale, con tutte le implicazioni sulle strutture cognitive. Sul piano biologico, la tecnoscienza ci permette di entrare nel DNA e di riscrivere i processi della vita. Sul piano delle nanotecnologie, possiamo creare nuovi materiali che non esistevano in natura. Sul piano epistemologico, stiamo assistendo a incredibili cambiamenti. Ad esempio, nel 2017, un gruppo di ricercatori ha condotto un esperimento per analizzare il funzionamento della cellula. L’algoritmo che utilizzavano ha scoperto autonomamente il meccanismo di divisione cellulare. Tuttavia, i ricercatori hanno tenuto nascosta questa scoperta per due anni, poiché non sapevano se attribuirla all’algoritmo o a chi aveva creato il database. Dal punto di vista delle armi, l’accelerazione è enorme e difficile da descrivere.
Le intelligenze artificiali generative, l’applicazione dell’inferenza bayesiana e degli elementi stocastici, e le trasformate ci hanno portato in un quadro completamente nuovo. Questo processo è caratterizzato da due grandi elementi di crisi. Il primo riguarda la crisi del modello di produzione e di accumulazione che abbiamo vissuto negli anni ’80 e ’90, con la necessità di aumentare la massa monetaria sul mercato. Dal 1929, dall’inizio delle politiche keynesiane, stiamo vivendo un sistema Ponzi che tenta di controllarsi con alcuni criteri. Tuttavia, questo meccanismo non funziona e siamo giunti a un punto di rottura.
Il secondo elemento di crisi riguarda i cicli planetari che abbiamo innescato con l’accelerazione del modello di sviluppo. Non mi riferisco solo alla desertificazione, ma anche all’estinzione di massa della vita annunciata da alcune università nel mondo. Esistono fattori endogeni all’interno dell’economia e della società e fattori esogeni che abbiamo generato, e insieme stanno costruendo ciò che chiamo una transizione. C’è un passaggio di fase nella storia dell’umanità, e l’elemento centrale per me è l’avvento di un nuovo ciclo di accumulazione basato sull’informazione. Si tratta del passaggio dal Denaro-Merce-Denaro’, del capitalismo del XX secolo, con il denaro che produce denaro per mezzo di denaro dell’economia finanziaria, all’economia dell’informazione dove denaro produce informazione che produce nuovo denaro (D-I-D’).
Le nuove tecnologie stanno emergendo rapidamente e per comprenderle è necessario analizzare la fase storica in cui ci troviamo. Un’espressione che mi viene in mente è quella di Gorbaciov, il quale affermò un giorno che “la storia punisce chi arriva in ritardo”. Questo momento storico ci impone di comprendere che non possiamo permetterci di essere in ritardo rispetto a questi cambiamenti e ai dibattiti che ne conseguono. In particolare, dobbiamo esaminare le intelligenze artificiali generative e il significato e l’impatto di queste nuove tecnologie all’interno della società.
È fondamentale passare da un approccio incentrato sul “sapere come” fare le cose a uno incentrato sul “sapere perché” dobbiamo farle, un cambiamento di mentalità che è valido ormai da qualche decennio ma che oggi, con l’avvento delle tecnologie generative, diventa assolutamente cruciale. Dobbiamo comprendere cosa significhi questo cambiamento e quali siano i vari livelli di impatto che ne derivano.
Sono stati pubblicati diversi rapporti sull’analisi di ciò che potrebbe accadere in termini di occupazione a causa dell’introduzione di queste nuove tecnologie. Alcuni di questi studi recenti, come quelli di OpenAI, dell’Università della Pennsylvania e di Goldman Sachs, indicano che un gran numero di persone potrebbe perdere il proprio posto di lavoro.
I modelli di welfare su cui si basano le nostre democrazie si fondano sul lavoro, e un cambiamento così drastico nella struttura occupazionale potrebbe portare quasi sicuramente alla crisi delle strutture del welfare e, di conseguenza, alla crisi dei nostri modelli democratici. È necessario affrontare questi problemi e considerare questo quadro come il punto di partenza per un dibattito che includa anche gli aspetti più generali del cambiamento scientifico, culturale e sociale, e le implicazioni che queste tecnologie hanno sull’essere umano. Riflettere su come queste tecnologie stanno trasformando il modo in cui lavoriamo, interagiamo e viviamo le nostre vite, è la strada da percorrere.
L’AUTORE
Sergio Bellucci è uno scrittore e giornalista italiano, è stato Presidente del quotidiano Liberazione e diretto il quotidiano Terra. Tra il 1998 e il 2001 è stato membro del CdA dell’Università LUDES di Lugano e docente di Comunicazione Sociale. Fondatore di aziende specializzate in Intelligenza Artificiale, Big Data, Blockchain, è autore di diversi saggi e monografie tra le quali E-work. Lavoro, rete, innovazione (DeriveApprodi, 2005), Lo Spettro del Capitale. Per una critica dell’economia della conoscenza scritto con il fisico Marcello Cini (Codice Edizioni, 2009), Green Economy Lazio (Sandro Teti Editore, 2017) e L’industria dei Sensi (Harpo Editore, 2019), AI-Work. La digitalizzazione del lavoro (Jaca Book, 2021).