di Marco Sarà – Siamo abituati a considerare il senso dello humor come qualcosa che ci permette di apprezzare in modo piacevole delle situazioni che ci si presentano, di solito, in modo inaspettato. Una persona che stiamo osservando cade (senza farsi nulla) a gambe all’aria e noi ridiamo. Il solletico oppure una battuta efficace, e noi ridiamo. Che cosa hanno in comune queste situazioni così diverse fra loro?
Ed ancora, perché la reazione finale, lo scoppio di risa, è la stessa per situazioni così eterogenee?
Se una caratteristica “fisica” o comportamentale si fissa in una specie in modo diffuso è lecito immaginare che l’evoluzione l’abbia selezionata. Se ciò è avvenuto significa che porta con sé qualche vantaggio a quella specie. Nel caso dello Humor e del Riso si tratta dell’uomo, non è mai stato individuato un comportamento analogo in altre specie. Così, per alcuni neuroscienziati, lo humor ed il riso rappresentano forse una delle funzioni del pensiero più complesse in assoluto (1). Complessa e sfuggente, difficile da studiare.
Proviamo a seguire una linea di ragionamento, cominciando dall’atto finale: una persona scoppia a ridere. E’ di comune esperienza la sensazione, anzi l’oggettiva incapacità a proseguire a fare quello che stavamo facendo, quando siamo travolti da un accesso di riso. Tentiamo adesso di mettere insieme questi due elementi: il soggetto è come paralizzato dal riso ma, al contempo, avverte una forte sensazione di piacere e liberazione.
Quando cominciai a pormi questo problema ero all’inseguimento di un’altra questione: qual è il sistema inibitorio del pensiero?
Tutte le funzioni dell’organismo sono controllate da sistemi eccitatori ed altri inibitori, che non bloccano completamente ma bensì modulano in senso inibitorio, rallentano insomma una certa funzione. Quale potrebbe essere il meccanismo modulatorio inibitorio del pensiero? Esclusi da subito la paura, intanto non è esclusiva dell’uomo, quindi non ha a che fare con il pensiero in modo particolare (anche se ci blocca). Mi accorsi che non restava altro a cui pensare, se non al pensiero stesso, oppure a qualcosa cui esso era strettamente correlato.
Mi venne in mente il riso, in effetti ha la capacità di inibire temporaneamente quello che stiamo facendo e/o pensando.
Sino dall’antica Grecia si impose una visione che raggruppava le caratteristiche distintive di tutto ciò che ingaggia il senso dello humor, le cosiddette incongruità non serie a valenza sociale, le Non Serious Social Incongruities (NSSI) (2).
Si tratta di deviazioni del corso degli eventi inaspettate, improvvise, ma non pericolose. Proprio come quando assistiamo ad un capitombolo, immediatamente dopo aver avvertito che non si tratta di una cosa seria. Anche gli scherzi e le battute hanno questa caratteristica… non si riferiscono a qualcosa di pericoloso che stia accadendo, ma rappresentano una deviazione improvvisa del corso di un racconto ad esempio.
Sappiamo da alcuni rilievi delle neuroscienze che, durante l’apprezzamento umoristico, si “accendono” sia i centri della memoria che quelli del reward (l’appagante sensazione di aver raggiunto un obbiettivo). Si tratta degli stessi sistemi che vengono attivati durante l’apprendimento.
Dobbiamo ora tornare al ruolo inibitorio (temporaneamente disabilitante) del riso. Per quale ragione, se si trattasse di un semplice fenomeno di apprendimento, dovrebbe rallentarci addirittura diminuendo il tono muscolare e la coordinazione motoria? (3)
Abbiamo detto che questo particolare genere di apprendimento si verifica in contesti/situazioni incongrui ed inattesi, sebbene non pericolosi. Da qui la presente ipotesi: dal momento che l’unico modo di mettersi in pericolo di fronte ad un’incongruità improvvisa consisterebbe nel seguirla ciecamente possiamo ipotizzare che lo humor ci protegge da questa possibilità.
Amos Oz fa riferimento alla curiosità ed allo humor come “i migliori strumenti contro i fascismi” e la bozza di teoria sul vantaggio evolutivo dello Humor e del Riso che abbiamo accennato qui si incontra pienamente con questa visione.
C’è qualcosa di ridicolo prima della tragedia sociale, durante la calma prima della tempesta, ed è in quella calma che un meccanismo così prezioso e gratificante per i singoli si inserisce per darci l’occasione di fermarci ed imparare. La paura, al contrario, ferma ma non insegna null’altro che altra paura.
1 Josefh Polimeni & Jeffrey P. Reiss. The First Joke: Exploring the Evolutionary Origins of Humor. Evolutionary Psychology 2006 Mar: 347-366
2 Gervais M, Wilson DS. The evolution and functions of laughter and humor: a synthetic approach. Q Rev Biol. 2005 Dec; 80(4):395-430.
3 Overeem S, Lammers GJ, van Dijk JG. Weak with laughter. Lancet. 1999 Sep 4;354(9181):838.