Nel film Zorba il greco c’è una scena straziante. Un’anziana signora distesa nel suo letto, malata, si appresta a morire. Nella grande stanza ci sono, sedute o in piedi, quasi circondandola, le persone del suo paese. Non hanno compassione. Discutono dei suoi averi. Chi si prenota per un tavolo, chi per una lampada o per una cassapanca. La stanno seppellendo viva e lei, impotente, ascoltando quelle voci, sente crescere l’angoscia per la prossima fine. Quella vecchia rappresenta gli italiani, che si vedono, senza poter intervenire, spogliati, con la tecnica del carciofo, una foglia alla volta, di ogni loro proprietà. Quando questa classe politica di incapaci e di avvoltoi ci lascerà, prima o poi dovrà succedere come avviene per tutte le cose umane, non ci rimarrà nulla. Neppure la nuda proprietà del Paese. La ricchezza degli italiani, società, infrastrutture, partecipazioni, immobili, sarà stata venduta per fare cassa, per tirare a campare senza tagliare gli sprechi dello Stato. Per ogni alienazione di un nostro bene guadagnano un mese di cassa dello Stato, forse meno. Capitan Findus Letta mette in vendita il 40% delle Poste Italiane dopo 150 anni dalla loro fondazione. Neppure Giolitti e Mussolini avevano osato tanto. La giustificazione è di aprirsi al mercato, di migliorare il servizio, di seguire (siete pregati di non sganasciarvi dalle risate) le orme della Royal Mail inglese. Un paragone imbarazzante, con tutto il rispetto è come voler paragonare il cioccolato con la cacca. Qualunque privatizzazione in Italia ha aumentato i costi e diminuito il livello di servizio, oltre a ingrassare le finanze degli acquirenti privati. Telecom Italia docet. La coppia d’avanspettacolo Nipote&Renzie incasserà 4 miliardi di euro, meno della metà dell’incremento medio mensile del debito pubblico. Una goccia.Tassare e privatizzare. Espropriare gli italiani dei loro beni privati e dei loro beni pubblici. Sanno fare solo questo. E’ la danza funebre dei partiti, il sirtaki sulle spoglie di una Nazione.
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