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Il problema della balbuzie

beppegrillo.it - Giugno 23, 2012


“Le cause della balbuzie possono essere di vario tipo, però, per le mie ricerche, la componente psicologico – relazionale ha un ruolo predominante. Ci sono scuole di pensiero che vedono la balbuzie anche come un disturbo di tipo genetico. Però va sottolineato che il balbuziente nel chiuso della propria stanza, quindi non sottoposto a giudizio esterno, non balbetta mai.” Antonio Bitetti

Intervista a Antonio Bitetti, Fondatore dell’Istituto Europeo per la Balbuzie

Condizionati dal giudizio esterno (espandi | comprimi)
Buongiorno a tutti gli amici del blog di Beppe Grillo, sono Antonio Bitetti, sono il fondatore dell’Istituto Europeo per la Balbuzie, sono uno psicologo, mi occupo di questo problema da più di 20 anni, devo sottolineare anche che sono stato balbuziente fino all’età di 30 anni, ne ho 50, quindi ho un percorso personale di vissuto di questa difficoltà. Cos’è la balbuzie? La balbuzie è un problema di linguaggio, si manifesta espressamente con queste difficoltà di linguaggio, possono essere di tipo tonico o clonico, con delle ripetizioni di parole o vocali, consonanti o di aspetto tonico quando il balbuziente si blocca e ha delle difficoltà anche di respirazione, si blocca anche per alcuni secondi.
Le cause della balbuzie possono essere di vario tipo, però, per le mie ricerche la componente psicologico – relazionale gioca un ruolo predominante ci sono scuole di pensiero che vedono la balbuzie anche come un disturbo di tipo genetico, quasi aspetto ereditario di una condizione però bisogna sottolineare questo fatto, che il balbuziente nel chiuso della propria stanza, quindi non sottoposto a giudizio esterno non balbetta mai.
Le mie ricerche mi hanno portato proprio a fare questa considerazione, a riflettere proprio su questo specifico elemento, il balbuziente non sottoposto a delle pressioni parla davvero bene, invece è condizionato dal giudizio esterno, quindi si potrebbe ipotizzare che il balbuziente non pensa tanto bene di sé, non perché non abbia qualità, ma perché nel momento migliore della propria relazione, del proprio confronto con gli altri, anziché mettere la componente migliore di sé, indietreggia e a volte si blocca.
La balbuzie si manifesta anche nei primi anni di vita, ma in quella fase, viene detta fase del balbettio, per parlare di balbuzie vera, di una balbuzie ormai cronicizzata bisogna aspettare i 5/6 anni, quando il bambino entra nella scuola e è questo aspetto particolare, la scuola, l’elemento di competizione che condiziona la prestazione verbale del balbuziente e è per questo che molti genitori si preoccupano, perché il loro bimbo possa avere situazioni anche di derisione a scuola.
L’approccio predominante a questo tipo di problema o quantomeno la cura che il sistema sanitario nazionale offre a chi è affetto da balbuzie è una cura di tipo logopedico, una cura di tipo rieducativo perché si parte dal presupposto che il balbuziente debba essere rieducato nella sua parola, nella sua verbalizzazione. Io da molti anni applico un approccio che ho definito integrato, ritengo fondamentale questo tipo di approccio perché, soprattutto per il bambino balbuziente bisogna intervenire precocemente su quell’atteggiamento dei genitori, preoccupato giustamente, che anziché favorire una normale regressione della sintomatologia, a volte può peggiorarla fino a spingere il balbuziente a una condizione di cronicizzazione, a assumere quello che definisco l’abito del balbuziente, questa paura a confrontarsi con gli altri.

Il 2/3% della popolazione mondiale è affetta da balbuzie (espandi | comprimi)
Il balbuziente è condizionato nella sua vita quotidiana, a volte evita la relazione per non essere deriso, è un timido fondamentalmente, proprio perché giustifica questa matrice di fondo, questo aspetto autosvalutante che è in contrapposizione all’elemento grintoso che la persona dovrebbe averenel momento in cui si confronta con gli altri. Secondo quelle che sono le mie esperienze, noto sostanzialmente che il balbuziente censura fortemente la sua energia che ha matrice aggressiva, di fatti l’aggressività è il carburante della nostra vita, quella che comunemente chiamiamo grinta. Il bambino che è candidato a diventare balbuziente, poi adulto balbuziente fa qualcosa che non dovrebbe fare, censura la sua energia, l’energia che serve proprio per parlare bene, di fatti sostengo che per parlare bene bisogna pensare bene, cioè non bisogna avere paura dell’interlocutore. La terapia quindi della balbuzie sia nel bambino, nel ragazzo e nell’adulto può essere di tipo rieducativo con tutte quelle tecniche che sono presenti sul mercato, tecniche che basano molto sulla funzione del canto e del respiro, partono proprio da quel dato che rimodulando la parola, migliorando la condizione di dizione e di fluenza della parola, si possa parlare meglio. Io invece parto da un dato diverso, proprio per le mie ricerche di tipo psicologico, lavoro molto sull’atteggiamento del balbuziente che dovrebbe essere molto più forte di quello che lui solitamente manifesta, lavoro sulla componente psicologica anche della famiglia se si tratta di bambini balbuzienti. Il genitore del bambino deve essere molto più attento alla qualità che alla prestazione, non deve condizionare fortemente il bambino, lo deve rassicurare, gli deve dare tutta una situazione di serenità e non deve pregiudicare la prestazione stessa, si parla bene proprio se si è sereni, se non si sente quella condizione di giudizio che pregiudica enormemente la prestazione verbale stessa.
Statisticamente circa il 2/3% della popolazione mondiale è affetta da questo problema, prevale nel sesso maschile su 10 casi di balbuzie 7/8 sono maschi e 2/3 femminucce, probabilmente anche il dato culturale, il maschietto nella nostra cultura è ancora quello che deve competere di più, deve manifestare la sua aggressività, la sua competitività, e probabilmente non preparato da stili educativi idonei alla competizione, è condizionato da questo dato e quindi questo può favorire, può aumentare la possibilità di avere questa sintomatologia
La balbuzie si può curare molto bene, soprattutto in età infantile, io con il mio approccio integrato lavoro simultaneamente sia con il bambino che con la coppia genitoriale, a volte basta soltanto la presenza di un solo genitore perché durante il mio lavoro terapeutico che ho definito approccio integrato, formo il genitore a non essere troppo ansioso verso la prestazione verbale del figlio, istruisco il genitore a essere più sereno, a depolarizzare quell’elemento di controllo che è l’aspetto importante del problema balbuzie, se non è curata adeguatamente bene, può continuare e può andare verso una fase adolescenziale e matura, però anche nell’adolescente e nell’adulto la terapia dà grossi risultati, solo che più passa il tempo con questo problema e più l’intervento deve essere forte perché il cambiamento richiede un impegno adeguato per spostarsi da quella situazione del passato.
Quindi per superare la balbuzie, il bambino balbuziente e anche l’adulto deve spingere in maniera propulsiva la propria energia di fondo verso l’esterno, nel mio approccio integrato e nel mio libro “L’approccio integrato” spiego chiaramente, il balbuziente va aiutato in questa direzione, non deve più tenere dentro la propria risorsa, ma portarla fuori.
Come dice un noto studioso Fenichel, allievo di Freud “la parola è vita, il mutismo è morte”, il balbuziente è claudicante nella parola, quindi va aiutato a non essere più claudicante nel senso verbale, ma a avere fiducia nei suoi mezzi e a spingere in maniera costruttiva la propria persona, appunto pensando positivo e parlando positivo la sua qualità di vita migliora enormemente.

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