di Beppe Grillo – Io non so qual è il modo di capire certe cose, di questi dolori atroci che la gente può aver passato, perché se faccio riferimento a mio padre, che era un ragazzo del ’99 con l’ultima guerra, con la prima guerra mondiale, ha fatto 7 anni, 6 anni, una roba tremenda, mio nonno, ufficiale di macchina, silurato tre volte e alla terza volta è stato 5 o 6 giorni nell’acqua in mare coi suoi compagni mangiati dagli squali, e quando io e mio fratello chiedevamo a mio padre, a mio nonno, “raccontateci un po’ delle cose, cosa avete patito, cosa è successo, gli squali, le trincee, cosa avete fatto?”, non c’è stato verso di smuoverlo su nessun ricordo, quando domandavamo, la risposta era sempre la stessa “non puoei capì, non potete capire, e da questa deduzione io ho capito che certi dolori sono talmente enormi, talmente devastanti che sono incomunicabili. Oggi viviamo in un momento di questa reminiscenza di odio, di razzismo, di antisemitismo che continuamente è alimentata alle nuove generazioni, proprio per questo tramandarsi, questi ricordi, di popoli che si sono magari scannati 1000 anni fa, 200 300, 500 anni fa, e propongono sempre queste cose alle nuove generazioni. Bisognerebbe avere il coraggio di interrompere questo ciclo distruttivo, bisognerebbe avere il coraggio di dimenticare, per poter perdonare. Ora, perdonare non è impossibile, la cosa più difficile è dimenticare, poter dimenticare tutte queste cose che sono successe e passare alle nuove generazioni degli altri valori, degli altri concetti, allora io propongo che ci sia magari un giorno, una giornata dell’anno, il giorno della dimenticanza e del perdono.
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