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Una nazione ha bisogno di cittadini, non di leader. Il leaderismo è la massima forma di carriera a cui può ambire un eletto che se ne frega degli elettori. Il parlamentare, il consigliere, l’eurodeputato, viene eletto, in teoria, per svolgere il programma concordato. Per lavorare in Regione, in Comune, in Parlamento. La sua retribuzione è più che adeguata per il compito che gli è assegnato. Se il vostro idraulico spendesse il suo tempo in televisione a enunciare importanti pensieri “politici” (non richiesti), a scrivere articoli e a presentare libri di sicuro vi verrebbe il sospetto che non sta lavorando per voi. Avreste il dubbio che usa il suo incarico per crearsi una visibilità idraulica che altrimenti non avrebbe mai avuto. Per diventare leader circoscrizionale, regionale, nazionale. Surreale. Il tutto avviene solo perché lo pagate per riparare il tubo dell’acqua di casa. Retribuite un idraulico, vi distraete un attimo e vi ritrovate un leader sotto il lavandino.
Il leader, supposto, presunto, aggiunto, ma sempre infaticabile nel proporsi come tale, ha le sue categorie e sottocategorie. Ci sono infatti il “caro leader“, tale per il numero di servi fatti eleggere da lui, il “supposta leader” che vive per prendere il posto del “caro leader“, “il leader sul campo” impegnato in manifestazioni di piazza ricche di interviste, il “leader in panchina” che aspetta impaziente il suo turno (tipico dei partiti con un forte ricambio al vertice), il “leader perseguitato” che fa il leader per evitare la galera, il “leader nell’ombra” che nomina “leader fantoccio” (i più diffusi). In Italia ci sono più leader di aspiranti allenatori di calcio.
Il leader è di solito permaloso. Per lui i voti degli elettori sono un giudizio divino, il segno di un destino glorioso che lo attende alla guida degli italiani. I leader sono come la merda, attirano le mosche cocchiere, di solito sotto la forma di intellettuali, le loro muse ispiratrici. Insetti volubili sempre alla ricerca di escrementi più freschi. Il leaderismo è una malattia sociale. Nasce quando i cittadini si disinteressano della cosa pubblica e rinunciano a esercitare il loro dovere di indirizzo e controllo. Se tutti sono leader, nessuno lo è. Ognuno vale uno. Ogni cittadino è leader di sé stesso. Se un vostro eletto si fa vedere in giro per fare il leader, chiedetegli perché si assenta dal posto di lavoro e, con estrema gentilezza, in fondo è una persona malata, mandatelo a fanculo.