Il packaging alimentare può influire negativamente sul modo in cui opera il tratto digerente, secondo una nuova ricerca di docenti e studenti della Binghamton University, State University di New York.
“Abbiamo scoperto che nanoparticelle di ossido di zinco (ZnO), a dosi che sono rilevanti per ciò che si potrebbe mangiare normalmente in un pasto, possono cambiare il modo in cui l’intestino assorbe i nutrienti”, ha detto Gretchen Mahler, professore associato di bioingegneria.
Secondo Mahler, queste nanoparticelle ZnO sono presenti nel rivestimento di certi prodotti in scatola per le loro proprietà antimicrobiche e per prevenire la colorazione degli alimenti che producono zolfo. Nello studio, mais, tonno, asparagi e pollo in scatola sono stati studiati utilizzando la spettrometria di massa per stimare quante particelle potrebbero essere trasferite al cibo. Si è constatato che il cibo conteneva 100 volte la dose giornaliera di zinco. Mahler ha quindi analizzato l’effetto che le particelle avevano sul tratto digestivo.
“Queste nanoparticelle tendono a depositarsi sulle cellule che rappresentano il tratto gastrointestinale e causano il rimodellamento o la perdita dei microvilli, che sono piccole proiezioni sulla superficie delle cellule assorbenti intestinali che aiutano ad aumentare la superficie disponibile per l’assorbimento”, ha detto Mahler. “Questa perdita di superficie tende a provocare una diminuzione dell’assorbimento di nutrienti, alcune delle nanoparticelle causano anche segnali pro-infiammatori a dosi elevate e questo può aumentare la permeabilità del modello intestinale.” Un aumento della permeabilità intestinale non permette l’impedimento di quei composti che non dovrebbero passare attraverso il flusso sanguigno. “
“È difficile dire quali sono gli effetti a lungo termine dell’ingestione delle nanoparticelle sulla salute umana, soprattutto sulla base dei risultati di un modello di coltura cellulare”, ha detto Mahler. “Quello che posso dire è che il nostro modello mostra che le nanoparticelle hanno effetti sul nostro modello in vitro e che capire come influiscono sulla funzione intestinale è un’importante area di studio per la sicurezza dei consumatori”.