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L’orologio dell’apocalisse fu messo in carica nel dopoguerra alle ore 23.53. A mezzanotte in punto il mondo sarebbe finito a causa di una guerra nucleare. Al contrario di un comune orologio, le cui lancette vanno solo avanti, le sue sono andate sia avanti che indietro. Il tempo comune non esiste per la distruzione dell’umanità. Oggi l’orologio segna le 23.54, sei minuti a mezzanotte. In un solo caso arrivò a un minuto dagli ultimi rintocchi, durante i missili di Cuba del 1962, ma la soluzione della crisi fu così veloce che l’orologiaio non fece in tempo a spostare la lancetta in avanti.
Dal 1945 ad Alamogordo, nel New Mexico, dove avvenne il primo test nucleare sono state fatte esplodere più di duemila testate nucleari nel mondo. Le prime due, “Little Boy” (Piccolo ragazzo) e “Fat Man” (Uomo grasso) hanno precorso i moderni aiuti umanitari in Iraq e in Afghanistan. La Storia ci ha infatti insegnato che Hiroshima e Nagasaki con le loro centinaia di migliaia di vittime civili (soprattutto donne e bambini) servirono per evitare un numero più alto di caduti tra i militari americani per la conquista del Giappone. Un sacrificio necessario.
Le testate nucleari sono come le caramelle e i “test” sono proseguiti un po’ ovunque dalle isole del Pacifico, predilette da Francia e Stati Uniti, alle regioni interne dell’Asia, mete nucleari della Cina e dell’Urss, ma anche dalla Gran Bretagna che ha nuclearizzato alcune remote regioni australiane. Nel dopoguerra i terrestri si sono bombardati da soli, senza riuscire a distruggersi. Visti da qualche civiltà aliena sembriamo lemming tenaci che si buttano a ripetizione in un precipizio. Siamo sopravvissuti alle bombe atomiche, ma l’orologio dell’apocalisse non poteva prevedere che la fine dell’umanità potesse avvenire per il nucleare civile, il cosiddetto “nucleare buono“. Ci sono circa 500 centrali nel mondo. Gli incidenti sono stati migliaia, i più importanti Three Mile Island, Chernobyl e Fukushima. Con l’aumento delle centrali aumenta il numero di incidenti per un semplice calcolo delle probabilità. Il prossimo incidente potrebbe essere l’ultimo. Ogni centrale sposta la lancetta in avanti di qualche secondo. Ogni tensione internazionale aumenta le possibilità di atti terroristici contro gli impianti nucleari. Durante l’ultima guerra mondiale non esistevano centrali nucleari, altrimenti non saremmo qui. Chi proteggerà le centrali in caso di conflitto?
L’orologio dell’apocalisse va fermato. Quando una guerra finisce, si può ricominciare, ma dopo Chernobyl la vita per un territorio immenso è finita per sempre.
Esiste un’associazione, La Rondine (email: [email protected]), che aiuta i bambini che vivono in Bielorussia a sfuggire almeno per qualche mese all’anno alle radiazioni che persistono dopo 25 anni anche all’esterno dell’area vietata di 30 km di diametro. I bambini possono essere ospitati da una famiglia italiana durante l’estate. E’, come descritto nel video da Sergio Bollini, un’esperienza che ti cambia la vita.