“Meglio i diavoli o i minchioni? C’è anche l’elogio babbione del terrorismo dell’Isis dentro ai lunghi e scombiccherati manifesti di politica estera di Alessandro Di Battista, il Kissinger di Beppe Grillo, ispirato alle e-patacche del Web, università Casaleggio Associati. […] Di Battista che è, nientemeno, il vicepresidente della Commissione Esteri della Camera, ritrova nel messianesimo squinternato di Casaleggio il brodo della destra antiamericana contro le multinazionali e contro l’Occidente dentro al quale era cresciuto grazie al papà ultramissino […] La verità è che si tratta di un insaccato misto del cattivo umore e dell’irresponsabilità del web, dove c’è ovviamente la Cia, perché non c’è bomba e non c’è delitto e non c’è dittatore che Di Battista non attribuisca alla k di Amerika […] Sempre in giro in Patagonia, Cile, Bolivia, Amazzonia, Ecuador, Colombia, Perù e Nicaragua… è stato “cooperante in Guatemala” e nessuno sa cosa significa ma ha un bel suono da grillino planetario, ovviamente in autostop, ben al di là del famoso “giro e vedo gente” di Nanni Moretti. Ancora più denso di umanità grillina è l’autoqualifica di “specialista di microcredito in Congo“. Ma ecco il più misterioso e dunque affascinante lavoro di Di Battista: “Ho curato progetti di sviluppo nei Paesi australi“. […] Insomma è un picchiatello il grillino al quale ora piace il Califfato e vorrebbe “trattare con i tagliagole, elevarli a interlocutori” perché il terrorista “non è un soggetto disumano con il quale non si può parlare…“. Ecco: con la mafia no, con Berlusconi mai, ma con l’Isis Di Battista offre lo streaming…” Francesco Merlo
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