“La distorsione del sistema Italia e l’affaristica gestione dell’Ad dell’Eni, Paolo Scaroni, vanno in scena anche per mare. Il Movimento 5 Stelle al Senato, sta chiedendo da circa un anno a ministri vecchi e nuovi dell’Ambiente, del Lavoro e dello Sviluppo economico, di rispondere a delle precise accuse in merito alla possibilità che la controllata dell’Eni, la Saipem, possa aver utilizzato personale specializzato, sommozzatori croati, con certificazioni falsificate sulle loro reali competenze tecniche, e che possa aver condizionato a suo favore le certificazioni navali che garantiscono la sicurezza e, indirettamente, anche il valore commerciale della sua flotta off-shore. Se una certificazione è importante, ma è condizionabile, qualche domanda ce la poniamo. Ci chiediamo quanto vale la sicurezza dei lavoratori sulle piattaforme; ci chiediamo se la vetusta flotta off-shore dell’Eni/Saipem è quotata correttamente in borsa; ci chiediamo in quali mari fanno ancorare la Saipem. Forse siamo di fronte al più grande caso di evasione/corruzione della storia della navigazione italiana, ma i ministri italiani non rispondono alla richiesta di trasparenza (forse sanno che l’Eni/Saipem batte bandiera delle Bahamas) né si guarda bene dal farlo il condannato Scaroni, visto che è abituato a licenziare più che a rispondere. Come ha fatto con i due ex quadri aziendali Saipem, Giulio Melegari (responsabile del settore subacqueo) e Gianni Franzoni (coordinatore delle certificazioni navali), mandati a casa dopo una lettera interna inviata all’ad ex Enel e forse ex Eni. La loro colpa? Hanno informato Scaroni che in Saipem i sommozzatori non sono col “bollino blu” di garanzia (forse costano) e che loro non metterebbero la firma (e infatti non l’hanno messa) a garanzia della sicurezza di alcune navi certificate. Ritenendole in violazione dei codici della navigazione, del diritto mercantile, del decreto legislativo n 231/2001 e persino del codice etico Eni/Saipem”.
Vito Petrocelli, M5S Senato
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