di Beppe Grillo – Il 6 marzo 2023, il Corriere della Sera e l’ANSA hanno anticipato la riforma del Reddito di Cittadinanza, che nelle intenzioni del Governo Meloni si chiamerà “Mia” (Misura di inclusione attiva) ma a rigore dovrebbe chiamarsi MEA Misura di Esclusione Attiva, e si potrà richiedere da settembre.
Infatti la MEA fa di tutto per escludere dal beneficio poveri, ad esempio i pensionati poveri (che oggi ricevono la pensione di cittadinanza), i poveri del nord, che son tagliati fuori dalle nuove soglie, i nuclei senza figli, i single. E vogliamo che i giovani stiano a casa fino a 30 anni, altrimenti non gli diamo il sussidio (il contrario di quello che succede nei paesi del nord Europa).
Vediamo i principali contenuti:
- Il nuovo beneficio economico dovrebbe essere pari al massimo a 6mila euro l’anno, quindi 500 euro al mese (“tarato” sulla scala di equivalenza di 0,4 per adulto e 0,2) per minore anziché gli attuali 780 euro, perché sparisce il contributo all’affitto (di 280 euro oggi previsti nel rdc), come se tutti i poveri, nella transizione verso il governo Meloni fossero diventati proprietari di casa. E se questo non bastasse, si riduce il beneficio del 25% (4.500 euro l’anno, 375 euro al mese) nel caso in cui la famiglia in condizione di povertà non abbia al suo interno disabili, over 60 o minori, e solo per 12 mesi; dunque una persona sola, che dorme alla stazione Termini, non ha casa, non ha figli, non ha niente, è considerato un povero di serie B, ha diritto a 375 euro al massimo e non a 500 euro al massimo, e solo per 12 mesi, perché poi il sussidio scade.
- Quindi: i poveri di serie A avranno diritto all’assegno per 18 mesi nel caso di famiglia con disabili, anziani o minori, rinnovabili dopo l’attesa di un mese per altri 12 mesi.
- Per i poveri di serie B, i single, i senzatetto, quelli senza famiglia, senza minori, disabili o anziani nel nucleo, il beneficio durerà fino a un anno con la prima domanda. Dopo un mese di sospensione si avrà diritto ancora a 6 mesi ma poi si dovranno attendere 18 mesi prima di avere diritto a un nuovo assegno.
- Sparisce la Pensione di Cittadinanza (attualmente 240 euro mensili in media a circa 150mila pensionati). Sparisce il contributo all’affitto (280 euro mensili attualmente). Sparisce il contributo eventuale al mutuo (oggi previsto di 150 euro mensili). Tutti questi ex percettori li possiamo chiamare poveri di serie C.
- Il valore dell’ISEE non deve essere superiore a 7.200 euro (a fronte dei 9.360 euro richiesti per il Rdc) per far fuori circa 350mila nuclei poveri di serie D, che hanno un ISEE un pochino più grande, e risparmiare sulla pelle dei penultimi.
Le politiche attive
- La formazione, presente in teoria, in pratica è ancora assente, ma la MEA decade dopo il rifiuto ad una offerta di lavoro. Saranno ritenute congrue anche le offerte di contratti brevi, purché superiori a 30 giorni;
- Come già previsto dal Rdc, per migliorare l’incrocio tra domanda e offerta di lavoro sarà creata una piattaforma nazionale sotto la regia del Ministero del Lavoro, dove gli “occupabili” dovranno obbligatoriamente iscriversi e dove potranno ricevere le offerte congrue di lavoro;
- Come previsto dal RdC, le aziende che assumono percettori MEA, avranno sgravi contributivi. Per gli “occupabili”, la riforma, oltre ai centri per l’impiego, coinvolgerà le agenzie private del lavoro, come previsto dal RdC. Queste incasseranno un incentivo per ogni persona per la quale riusciranno ad ottenere un contratto, anche a termine o part time (come previsto nel RdC).
- La “Mia” dovrebbe essere richiesta all’Inps con modalità telematiche e centralizzate, come succede per il RdC (e non ai Comuni come pensavano rozzamente all’inizio di voler fare).
Le critiche
Dunque: la “Mia” è il fac-simile del Reddito di Cittadinanza ma nettamente peggiorato. A dispetto del nome, non c’è nulla di inclusivo; difatti, l’abbassamento della soglia ISEE porterà ad un taglio di 1/3 degli attuali nuclei percettori (circa 350mila) al fine di risparmiare 3 miliardi di euro l’anno. Di fatto, si fa cassa sui poveri. Il fondo del rdc si riduce dagli attuali 8 miliardi a 5 miliardi.
Per questo più che di Misura di inclusione attiva dovremmo parlare di Misura di esclusione attiva. Ciò peraltro contraddice gli indirizzi della recente proposta raccomandazione della Commissione europea, che ha invitato gli Stati membri a potenziare i regimi di reddito minimo garantito e a favorire il reinserimento lavorativo dei beneficiari “occupabili” attraverso specifici percorsi di istruzione e formazione (com’era previsto dal Rdc). La Commissione Ue ha sempre esaltato i vantaggi del RdC che in Pandemia ha raggiunto 4 milioni di persone, ha contenuto la povertà, ed ha ridotto la disuguaglianza, con un calo dell’indice di Gini. La platea dei percettori di MEA raggiungerà invece poco più di 1 milione di persone.
La “discriminante” non pare essere l’“occupabilità” o meno dei potenziali beneficiari, ma la presenza nel nucleo familiare di un minore, un anziano o un disabile. Coloro che pur potendo rientrare nel mercato del lavoro versano in condizioni psico-fisiche tali da non permettergli di fare ciò, oppure hanno titoli di studio che non gli garantiscono di essere immediatamente “spendibili” (il 70,8% ha fino alla terza media), vengono messi in una condizione di svantaggio “solo” perché all’interno del proprio nucleo non compare una delle tre suddette categorie. Non c’è nessun fondamento scientifico, nessuna analisi dei fabbisogni, matching tra domanda e offerta di lavoro, analisi del mercato del lavoro, ma solo una rozza divisione categoriale tra occupabili e non occupabili sulla base delle condizioni familiari.
Non sono più previsti i progetti di utilità alla collettività. E resta da capire come il Governo pensa di migliorare le politiche attive, se le Regioni continueranno a non fare i “compiti a casa”. Come è stato riconosciuto dall’attuale Governo e dal Ministro del Lavoro, la formazione per i percettori del Rdc era già prevista dalla legge istitutiva del 2019, ma “si era incagliata nella mancanza di infrastrutture e nel ritardo nel potenziamento dei centri per l’impiego”. E il progetto GOL (garanzia occupabilità dei lavoratori) è partito prima che l’attuale Governo si insediasse, a ottobre 2022. Ritardo non certamente ascrivibile al M5S, grazie al quale, 4 anni fa, è stato stanziato 1 miliardo di euro per assumere 11.600 nuovi operatori nei Cpi entro il 2021, ma – per l’appunto – delle Regioni, 15 delle quali governate da quegli stessi partiti che a Roma formano la maggioranza di Governo. Ad ottobre scorso, ne risultavano assunti solo 4mila.
E ancora: c’è la questione dei percettori stranieri. Come noto, nella fase di stesura del Rdc, la Lega volle inserire il paletto dei 10 anni di residenza per i cittadini proveniente da altri Paesi, sia europei sia extra Ue. Dalle anticipazioni di stampa, sembra che questo requisito scenderà a 5 anni per non incorrere nelle censure della Consulta e di Bruxelles, la cui Corte di Giustizia ha già aperto un processo di infrazione contro l’Italia per questo.
Sindacati e associazioni di lotta contro la povertà si sono detti contrari. Altre associazioni e comitati spontanei di cittadini e intellettuali, si stanno costruendo in difesa del RdC. L’Alleanza contro la povertà ha ribadito “la necessità di non distogliere risorse dalla lotta alla povertà per rispondere, con le necessarie politiche di inclusione sociale, alla crescente popolazione in difficoltà economica”. Il contrario di ciò che fa la nuova Misura di Esclusione Attiva.