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Draghi mago Silvan

beppegrillo.it - Ottobre 27, 2013

All’inizio ha tirato fuori il coniglio LTRO dal cilindro poi ha estratto due colombe bianche OMT. Così Draghi ha vinto per ora le sue due mani al tavolo dell’Euro. Ma la partita non é ancora finita perché prima o poi il mercato andrà a vedere il suo potenziale bluff. Sono queste due magie, LTRO e OMT, che per ora tengono in vita l’Italia e le sue banche. Per quanto ancora?
Il primo LTRO fu annunciato a Dicembre 2011 seguito dal secondo a marzo 2012. L’obiettivo era fornire liquidità alle nostre banche in cambio di garanzie portate in BCE, visto che le banche del nord Europa non si fidano e non prestano più i soldi alle banche periferiche. Questo in teoria avrebbe consentito di finanziare l’economia reale: io BCE ti presto soldi in cambio di garanzie così che tu li possa girare alle PMI e alle famiglie. In realtà l’economia reale ha visto ben poco dei 250 miliardi di denari LTRO che le banche italiane hanno ottenuto da Draghi. Li hanno infatti reinvestiti quasi tutti in BTP con un rendimento medio del 4.5% dopo averli presi in prestito dalla BCE allo 0.5%. Mal contati si tratta di circa 10 miliardi di profitti gratis all’anno garantiti alle banche italiane in cambio di consentire allo Stato di collocare il suo debito. Di fatto più della metà degli utili annuali del sistema bancario italiano viene da questo giochino: io BCE presto a te banca commerciale e tu banca presti al tuo Stato. Risultato? Negli ultimi due anni il credito ad imprese e famiglie in Italia è diminuito di 70 miliardi di euro e i BTP nella pancia delle banche sono cresciuti di 190 miliardi di euro, raggiungendo ora 411 miliardi di euro (più del 10% di tutte le attività detenute in portafoglio dalle banche italiane).
Scoperto il gioco di prestigio il mercato è tornato all’attacco nell’estate del 2012 mettendo pressione sui nostri BTP: é la banca centrale l’unica istituzione che può garantire il mercato sulla solvibilità degli stati lì dove si impegnasse a comprare titoli di debito stampando moneta. Questo lo statuto della BCE non lo consente, ma Draghi ci é andato molto vicino annunciando nell’estate del 2012 il programma OMT. Contro le resistenze tedesche, Draghi annuncia che la BCE è pronta a comprare sul mercato secondario titoli del debito pubblico con scadenza fino a 3 anni per i Paesi che dovessero trovarsi in difficoltà nel collocare il loro debito. Questo in cambio di rigidi interventi della Troika (Fondo Monetario, Commissione Europea e BCE) nell’imporre riforme in cambio di tali aiuti. Nessuno pensava nell’agosto del 2012 che un tale annuncio di intenzioni sarebbe bastato a placare il mercato. Si discuteva allora dell’opportunità che fosse prima l’Italia della Spagna a fare il passo verso il sostegno OMT. La storia dell’ultimo anno ci dice che Draghi ha vinto e che per ora il mercato si é fidato dell’annuncio senza andare a vedere il suo potenziale bluff dal momento che nessuno Stato periferico ha fatto ricorso al programma OMT. Eh sì, perché di bluff potrebbe trattarsi dal momento che la stessa Corte Costituzionale tedesca non ha ancora deliberato sulla legittimità di tale programma (lo farà a dicembre).
Non c’é nulla di male nel fatto che sia la banca centrale a sottoscrivere debito pubblico. Anzi è diritto di un popolo sovrano e della sua banca centrale ricorrere a tutti gli strumenti di politica economica e monetaria a seconda della fasi del ciclo, incluso il potere di “monetizzare” il debito stampando moneta. Lo fanno da sempre la FED, la Banca d’Inghilterra (BoE) e la Banca del Giappone (BoJ) ma non la BCE. Il suo statuto non le consente di acquistare debito pubblico ma il programma OMT è riuscito con un semi bluff a convincere per ora i mercati che questo potrebbe essere possibile.
Due anni dopo ci ritroviamo un sistema bancario che prende liquidità da Draghi (e non dalle altre banche) per impiegarla in BTP (e non nell’economia reale), creando un circolo perverso in cui la debolezza dello Stato é stata trasferita alle banche e solo l’annuncio OMT ha per ora tenuto la situazione in piedi. Se a questo aggiungiamo 140 miliardi di euro di sofferenze ed 80 miliardi di euro di partite incagliate (quasi sofferenze) nei bilanci delle banche ecco spiegato perché il Fondo Monetario Internazionale nel suo recente rapporto sull’Italia cita le banche come uno dei punti deboli della nostra economia invitando in caso di difficoltà a ricorrere al sostegno europeo. E’ la stessa riflessione di Wolfgang Munchau nel suo recente editoriale sul Financial Times che si conclude con una amara verità: “la decisione della politica italiana di non chiedere aiuto all’Europa, non svalutare internamente e non ristrutturare il debito pubblico non è razionale per il suo popolo“. Munchau ha ragione da vendere. Decidere prima possibile in una delle tre direzioni è un dovere della politica per il bene dei nostri figli. Traccheggiare e perdere tempo è l’unica cosa da non fare.
Vogliamo rimanere nell’Euro? Parliamone, visto che sempre più alte si alzano le voci di chi è convinto che solo uscendo dall’Euro potremmo guadagnare il tempo necessario a riformare il Paese, visto che quello di Draghi con OMT è un orologio a tempo che farà “gong” molto presto. Ma se invece vogliamo rimanere nell’Euro possiamo farlo solo riformando da testa a piedi il paese per chiudere il gap di competitività che abbiamo (circa 20% contro la Germania) e che altrimenti non ci permetterà mai di crescere in linea con i nostri vicini.
Non vogliamo ristrutturare il debito? Bene allora che ci si aggrappi al programma OMT almeno ci garantiamo l’acquisto del nostro debito dalla BCE (ammesso che lo possa fare visto il rischio di stop della corte tedesca) e ci facciamo aiutare a fare quelle riforme che Roma non è in grado di fare. Insomma rendiamo esplicito quel commissariamento che già è nei fatti e almeno ci riprendiamo un po’ dei 50 miliardi di euro che abbiamo messo al servizio dell’Europa.
Non vogliamo ristrutturare il debito, siamo troppo orgogliosi per chiedere aiuto e non abbiamo le risorse per finanziare le riforme? Allora si abbia il coraggio di sforare il deficit di almeno 3 punti, arrivando a quel 6% che è già stato concesso a Spagna e Francia. Quei 50 miliardi di euro si mettano ad esempio nel cuneo fiscale. Poi vediamo se l’Italia non inizia a crescere tornando a creare un problema di concorrenza sull’export alle aziende tedesche.
Se nessuna delle tre opzioni qui sopra viene messa sul tavolo vuol dire che l’Europa ha già deciso di far tirare a campare il moribondo paziente Italia per spolparne gli ultimi resti. Draghi è il proprietario del casinò, colui che ha preso tempo fino ad ora nell’interesse dei creditori tedeschi non certo dei produttori italiani. Napolitano è il croupier, colui che ha usato al peggio questo tempo privando i cittadini dell’ultimo loro diritto, quello di un governo scelto da loro. Monti e Letta sono i due bari al tavolo, coloro che fanno vincere il banco dell’Euro a spese dei cittadini. Ma il tempo che è riuscito a prendere Draghi non è infinito: il “gong” della Merkel sul programma OMT arriverà prima o poi e quel giorno ci sarà l’ultimo giro. Gli italiani quel giorno vedranno di essere rimasti in mutande. Forse neanche quelle.

PS: Ciao Zuzzurro, con te se ne va anche una parte della mia storia, quando fare comicità si chiamava “cabaret” e nessuno sapeva ancora cosa fosse. Un abbraccio a Gaspare e alla famiglia.

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