Oggi, 30 novembre 2023, partirà a Dubai la COP28. Per la prima volta verrà messa sul tavolo la questione degli effetti del riscaldamento globale sulla salute umana. E gli ultimi dati sulle morti legate alla combustione di risorse fossili sarà dunque al centro del dibattito.
Un recente studio pubblicato sul British Medical Journal ha attribuito 8,3 milioni di decessi nel mondo all’inquinamento atmosferico, nel 2019. I ricercatori sostengono che l’inquinamento atmosferico causato dall’uso di combustibili fossili utilizzati nell’industria, nella produzione di energia e nei trasporti, ne sono responsabili per oltre il 60%. Si tratta di non meno di 5,1 milioni di morti all’anno in tutto il mondo. Un dato superiore a quelli riportati da studi precedenti.
Lo studio rivela che l’80% di questi decessi potrebbe essere evitato in futuro riducendo l’uso di combustibili fossili. Solo in Asia sarebbe possibile salvare la vita di circa 3,85 milioni di persone.I ricercatori sottolineano che le morti in questione costituiscono solo la punta dell’iceberg degli impatti di petrolio, gas e carbone sulla salute umana. “Una migliore qualità dell’aria ridurrebbe anche il numero di diverse malattie importanti, portando a vite più sane, più lunghe, a un minor numero di pazienti che necessitano di ricovero ospedaliero o di altri trattamenti, il che allevierebbe il peso sui sistemi sanitari in tutto il mondo. » Tanti motivi in più per chiedere un’uscita accelerata, ma giusta ed equa, dai combustibili fossili.
Dopo le accuse lanciate dalla BBC, ovvero che gli Emirati Arabi Uniti hanno cercato di usare il loro ruolo di ospiti del vertice sul clima delle Nazioni Unite in programma a Dubai per concludere accordi sul petrolio e sul gas con 15 nazioni, staremo a vedere se qualche importante svolta ci sarà.