di Michele Diomà – Quel ragazzo del Wisconsin, all’anagrafe George Orson Welles, a poco più di 20 anni, ignorando “le buone maniere” del politicamente corretto, era riuscito a far percepire vividamente all’America quanto poteva essere labile il confine tra la testimonianza di un fatto realmente accaduto ed una “fake news”, tutto questo attraverso il leggendario scherzo radiofonico dello sbarco degli alieni sulla Terra, passato alla storia come “La guerra dei mondi”.
Un esperimento che mise tutti in guardia dalle “fake news” e dal potere che la stampa poteva avere nel deformare completamente la realtà.
Pochi anni dopo, nel 1941, la RKO, potentissima casa di produzione cinematografica, permise ad Orson Welles, di realizzare addirittura un colossal per raccontare al mondo il rischio che poteva derivare dalla manipolazione della realtà da parte della stampa.
Ed infatti in “Citizen Kane” lo stesso Orson Welles interpreta un personaggio che grazie ad un efficientissimo team di cronisti ingaggiati per costruire all’occorrenza anche “fake news”, rischia persino di diventare Presidente degli Stati Uniti d’America.
Tutto ciò è stato raccontato in un film più di 70 anni fa. Non a caso quando rivedo “Citizen Kane” mi chiedo come sia possibile che nel 2018 in un paese mediamente colto ed industrializzato come l’Italia, le “fake news” riescano ancora a proliferare.
L’antidoto? Da cinefilo rispondo che per non cadere nella trappola delle “fake news” sarebbe bene rivedere almeno un paio di volte l’anno “Citizen Kane”, quasi come un vaccino antinfluenzale!
Anche perché il film di Welles mostra un particolare, ovvero che quando la stampa risponde agli interessi di un gruppo di potere, nel caso specifico dell’impero di Mr. Charles Foster Kane, il racconto veritiero della realtà offerto ai lettori sarà sempre messo a rischio.
Oggi ho potuto divulgare questa storia, mostrando liberamente anche un’immagine tratta da “Citizen Kane”, mi auguro che le nuove norme sul “diritto d’autore” votate dal Parlamento Europeo, in futuro non impediscano a nessuno di meditare su opere come quella di Orson Welles.